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San Marino, La Casa di Salomone e il Centro Cultura Intergenerazionale. Un vecchio e un bambino…

da Redazione

San Marino, La Casa di Salomone e il Centro Cultura Intergenerazionale. A spiegarci il progetto è Filiberto Bernardi, collaboratore del Centro.

SAN MARINO – “Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera” ci ricorda, ogni volta che si ascolta buona musica, Francesco Guccini, il Bardo. E’ stata questa la colonna sonora che abbiamo sentito mentre Filiberto Bernardi, collaboratore del Centro Cultura Intergenerazionale di San Marino, ci parlava della “Casa di Salomone”. Gli abbiamo chiesto di spiegarci le pieghe del progetto e l’importanza del dialogo tra le persone di età differenti: i linguaggio che cambiano, le abitudini, le idee sulla vita, la bellezza di una carezza. Un’occasione di dare una svolta alle politiche in materia di pari opportunità con interventi che possano favorire integrazione, coesione, inclusione.

 

di Filiberto Bernardi*

 

SAN MARINO – Quella che si presenta è una proposta non nuova. Anzi, per molti versi, è una proposta che riassume cinquecento anni di cultura europea. Sono infatti circa 500 anni che la metafora di una casa della ragione ha assunto un valore di riferimento ogni volta che si sono voluti immaginare nuove condizioni di esistenza. Il nostro essere oggi deriva da non essere immaginato alcuni secoli fa. quel non essere era socialmente scandaloso. Si pensava a una giornata divisa in tre parti uguali: una dedicata al lavoro, una al riposo e una alla cura (materiale e immateriale) di se stessi (“Utopia”, Tommaso Moro). Per molta parte dell’umanità è un obiettivo ancora da raggiungere. Si considerava la conoscenza il bene supremo per la società (“La città del sole” di Campanella), anche se il sospetto che si tratti di esibizioni ideologiche è forte: oggi difatti tutti mostrano di credere ad una società della conoscenza. Si sosteneva che dallo sviluppo della scienza e della tecnica sarebbe derivato un cambiamento positivo delle condizioni di vita (“La nuova Atlantide” di Bacone): così per esempio la ricerca avrebbe individuato nuove sostanze per la cura delle malattie, alla quale avrebbe provveduto per tutti un apposito servizio. Si potrebbe continuare con questa esemplificazione. Ma non serve. E’ già chiaro in quale prospettiva ci si voglia muovere; quale sia il non essere che si immagina. La Casa di Salomone, di cui si propone di realizzare un prototipo, è la nuova utopia, al momento altrettanto contraddittoria di quelle che prima si menzionavano. (L’intenzione è quella di riaprire la Casa di Salomone, ispirandosi alla nuova utopia positiva di Bacone che, nella new Atlantis, proponeva una istituzione che traducesse la spinta alla conoscenza in teorie e pratiche per tutti, come valore di riferimento per ogni comunità).


IL LINGUAGGIO

E’ quasi un luogo comune osservare che fra le età della vita esiste un problema di comunicazione, il linguaggio dei giovani tende a differenziarsi per lessico, sintassi, stili argomentativi da quello delle fasce più anziane di popolazione. D’altra parte, queste ultime sono depositarie di una sapienza linguistica nella quale si è sedimentata l’esperienza di gran parte delle trasformazioni politiche, sociali, economiche intervenute nel corso del Novecento. La ricostruzione di un linguaggio comune fra le generazioni, fondato non su esperienze il cui rapporto con al vita quotidiana è necessariamente rarefatto, sono come quelle scolastiche. Ma sulla necessità di operare in comune in vista del conseguimento di fini determinati è uno dei traguardi che la proposta di riaprire la Casa di Salomone si propone di conseguire.

 

SCAMBIO FRA GENERAZIONI

Nel Centro sono superate le differenze tra le culture delle diverse età, grazie al contributo di persone in grado di porre in comune l’esperienza di più generazioni: gli adolescenti potranno esprimere il loro slancio e la forza di un pensiero in cerca di approdi positivi; i giovani disporranno di interlocutori la cui sensibilità si è accresciuta nel tempo; gli adulti e gli anziani supereranno le diffidenze che li oppongono agli adolescenti e ai giovani, impegnandosi in realizzazioni che li vedranno tutti coinvolti, ciascuno con il proprio corredo di interpretazioni e di capacità di fare. La presenza, nel Centro, di persone con disabilità provocherà un’inchiesta sul senso e il segno della conquista del’autonomia, nonché il rifiuto di una logica di compensazione, di risarcimento, di assistenzialismo e di pietismo. Sarà l’occasione di dare una svolta alle politiche in materia di pari opportunità con interventi che possano favorire integrazione, coesione, inclusione.        

 

COM’È ORGANIZZATA

Il Centro della cultura intergenerazionale “La Casa di Salomone” dispone di un ambiente centrale e di ambienti collaterali collegati, oltre a un terreno nel quale si estende un giardino e un orto. Il giardino e l’orto sono essenziali per ritrovare la concretezza di un rapporto con la natura sottratto dalle ideologie correnti e a comportamenti consumistici. L’ambiente centrale del Centro dovrà avere molte funzioni: innanzitutto sarà un simbolo di unificazione culturale in quanto attività diverse prenderanno le mosse da elementi presenti. Sarà poi un luogo di ricostruzione sociale, di dibattito, confronto, drammatizzazione. In breve, nell’ambiente comune dovranno realizzarsi condizioni che riprendono, nel quadro attuale, l’idea del teatro nella Grecia classica. Gli ambienti collegati al teatro conterranno i laboratori di pensiero produttivo: l’espressione vuole indicare che tali laboratori opereranno in una logica di contrasto del senso comune e si impegneranno nell’invenzione e nella realizzazione di percorsi non consueti. In altre parole, creativi.

La Casa di Salomone è aperta a tutti e prevede la lavorazione dell’orto del pensiero produttivo e del giardino della creatività, ma anche laboratori teatrali e di scrittura creative di canzoni e un percorso di recupero dei segni della memoria collettiva. In una società che sta perdendo i veicoli identitari, tornare al contatto vero tra le persone ci sembra un’esperienza di grande valore umano.

 

* Collaboratore Centro Cultura Intergenerazionale

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