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San Marino, Mese Dantesco: Chiaretti e l’Alighieri primo turista in Romagna

da Redazione

L’Associazione sammarinese “Dante Alighieri” ha organizzato ieri, mercoledì 9 aprile, nella Sala Alberoni della Biblioteca di Stato, il secondo incontro del “Mese Dantesco”, il ciclo di quattro conferenze promosso in collaborazione con la Scuola Secondaria Superiore e giunto quest’anno alla sua ottava edizione. La manifestazione, che si tiene con il patrocinio della Segreteria di Stato alla Cultura, dell’Ambasciata d’Italia a San Marino e della Commissione Nazionale dell’Unesco, viene realizzata grazie al contributo economico della Fondazione San Marino e della Società Unione Mutuo Soccorso.

Dopo il successo del prof. Maurizio Gobbi, questa volta è toccato al prof. Angelo Chiaretti, presidente del “Centro di studi danteschi San Gregorio in Conca”, con un intervento intitolato “Florentinus natione non moribus – Dante Alighieri primo turista in Romagna”, che è anche il titolo del suo libro più recente, pubblicato per i tipi della Pliniana di Perugia in collaborazione con la Società Editrice “Tre Penne” di S.Marino.

L’incontro é stato presentato da Franco Capicchioni, presidente della “Dante” sammarinese, il quale ha ricordato quanto siano importanti queste “letture” dedicate al più grande poeta italiano, poiché contribuiscono ad arricchire le nostre conoscenze; soprattutto questa del Prof. Chiaretti, che risulta fondamentale per ricostruire l’identità e la storia delle nostre popolazioni. Il numeroso pubblico presente, ben accomodato come in un salotto letterario fra i volumi della Biblioteca di Stato, ha seguito l’intervento di Chiaretti con grande interesse e curiosità, proprio perché l’argomento trattato, Dante Alighieri … turista in Romagna, era insolito e particolarmente stimolante.

Chiaretti ha iniziato parlando delle Brigate goderecce e spenderecce fiorentine e senesi che in età comunale erano solite sciamare in Romagna attraverso i passi appenninici e le ampie valli fluviali, Lamone, Santerno, Savio, Marecchia, Conca, Foglia, alla ricerca delle due caratteristiche principali delle nostre terre: cibo ed amore (sarà un caso che l’Inferno della Divina Commedia di Dante inizia proprio con i lussuriosi e continua con i golosi ed anche il Purgatorio ripropone lo stesso binomio?).

Avanzando con sicurezza e citazioni documentarie, Chiaretti ha poi affrontato il curioso particolare riferito dall’Alighieri nel De vulgari eloquentia, circa il modo di parlare degli uomini e delle donne di Romagna, secondo cui il tono degli uomini risulterebbe piuttosto effemminato mentre quello delle donne avrebbe, sempre secondo Dante, il timbro caratteristico della virilità. Così a Chiaretti é piaciuto ipotizzare che il Poeta si riferisse alle nostre azdore, reggitrici della famiglia.

Quanto all’espressione con cui Dante si autodefinisce Florentinus natione non moribus, Chiaretti ha informato i presenti circa una sua ricerca genealogica sugli Alighieri che, anche secondo la testimonianza di Giovanni Boccaccio, porta diritto a Roma, attraverso una catena parentale così strutturata: Alighieri – Elisei – Frangipani – Malabranca – Pierleoni – Gens Anicia (Anìci del II secolo dopo Cristo). Dunque Dante ha voluto dirci di essere nato a Firenze, ma facendo notare che i suoi costumi non avevano nulla a che vedere con quella dannata città, da lui ritenuta selva oscura e meretrix, e piuttosto di sentirsi romano; con il problema però che la Roma dei Cesari non era più quella dei Papi del suo tempo, bensì si trovava in Romagna e soprattutto a Ravenna dove sopravviveva (durerà fino al 1454) l’Impero Romano d’Oriente. E non contento colloca il Paradiso Terrestre (canto XXVIII del Purgatorio) proprio nella celebre Pineta ravennate (Felix e divina foresta spessa e viva in sul lito di Chiassi=Classe).

L’intervento di Chiaretti si è così articolato su una serie infinita di citazioni tratte dall’Inferno XXVII e dal Purgatorio XIV, che gli hanno permesso di concludere affermando che la Romagna non va più considerata per il Poeta come un ultimo rifugio (secondo la celebre espressione del notissimo dantista novecentesco Corrado Ricci) bensì come una vera e propria patria in cui egli andava cercando libertà ch’è sì cara (Purgatorio, Canto Primo). Quella libertà che a San Marino viene da sempre difesa come il più ricco dei tesori.

A conclusione dell’incontro, Chiaretti fra gli applausi del pubblico ha consegnato a Franco Capicchioni e a Maurizio Gobbi la tessera di Socio Onorario del “Centro di studi danteschi San Gregorio in Conca”, salutando con lo slogan dantesco “Vero frutto verrà dopo il fiore” (Paradiso, canto XXVII).

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