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Cattolica, teatro della Regina: “Il discorso del Re” di Luca Barbareschi

da Redazione

CATTOLICA – Luca Barbareschi, uno dei volti più popolari dello spettacolo italiano, torna in teatro con un progetto originale di cui è regista, traduttore, produttore e co-protagonista: si tratta della versione scenica della pellicola Premio Oscar 2011 “Il discorso del re”, in programma venerdì 14 marzo alle 21 al teatro della Regina di Cattolica.

Lasciando il ruolo del titolo al giovane talento Filippo Dini (“un’interpretazione calzante e interiore, che non invidia niente al Colin Firth del grande schermo” Rossella Battisti, l’Unità), Barbareschi si cala, con piglio piacevolmente moderno, nei panni di Lionel Logue: il bizzarro logopedista che aiuta l’insicuro e balbuziente Duca di York a diventare re Giorgio VI, uno dei re più amati della storia britannica.

Ambientata nella Londra a cavallo fra gli anni ’20 e ’30, la commedia scritta da David Seidler (anche autore della sceneggiatura) rielabora la vicenda storica di Albert, secondogenito del Re Giorgio V.

Dopo la morte del padre il fratello maggiore, Edoardo, diviene re ma, per amore di una donna americana senza nobili origini e divorziata, abdica, neppure un anno dopo. A “Bertie” tocca, perciò, il peso della corona. Ma per salire al trono dovrà liberarsi da un pesante fardello di frustrazioni infantili che gli causano la balbuzie. Lionel Logue, sedicente logopedista australiano, in realtà attore fallito, con metodi anticonformisti si rivela capace di sondare l’anima del re e di guarirla.

Commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezza, Il discorso del re è un inno alla tenacia e alla formidabile potenza della parola: in un gioco verbale fra teatro e psicoanalisi, Lionel sgretola la corazza formale che imprigiona il futuro Giorgio VI, restituendolo alla sua natura più vera. Ed è grazie alla parola, finalmente ricomposta nella sua voce, che il popolo britannico riconosce e segue il suo re, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.

Info: 0541.966778.

 

Note di regia

“Il discorso del re” si inserisce in quel filone dove il teatro resta soprattutto un inno alla voce e all’importanza delle parole. La vicenda è ambientata nel XX secolo quando i mezzi di comunicazione di massa assumevano un’importanza capitale per il vivere quotidiano del cittadino, quando poche parole del Re via radio potevano donare un briciolo di rassicurazione alla povera gente, specie durante i conflitti bellici.

Tutta la vicenda è costituita da una incessante partitura dialettica che ricorda la necessità di adoperare le giuste parole da parte del potere, e forse proprio in questa epoca storica è una lezione che andrebbe ripetuta sovente, anche perché una storia acquista maggior valore se tramandata ai posteri attraverso un persuasivo impianto oratorio. (…)

Il discorso del Re sfrutta l’aspetto psicofisico della disarticolazione verbale per raccontare il rapporto tra il Paese colono e l’Impero per cui sacrifica i propri figli in guerra e dimostra come aneddoti nascosti nelle pieghe della Storia possano elevarsi alla potenza dell’epica, se narrati con perizia e ritmo. Il merito è dello sceneggiatore David Seidler (Tucker. Un uomo e il suo sogno di Francis Ford Coppola), che nella sua vita ha sofferto di balbuzie. Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti molto commovente, ma capace anche di far ridere. Non di risate grasse o prevedibili, ma di risate che nascono dal cervello e si trasmettono al cuore. Così come le lacrime non nascono da un intento ricattatorio ma dall’empatia, da una condivisione sentimentale di difficoltà umane.

E’ una bellissima storia sul senso di responsabilità e sulla dignità del ruolo, anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volontà che permette di superare ostacoli apparentemente insormontabili.

 

Luca Barbareschi

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