Home FixingFixing Elzeviro: l’antiestetismo: il (man)rovescio aperto di André Agassi

Elzeviro: l’antiestetismo: il (man)rovescio aperto di André Agassi

da Redazione

“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta” dice AA. Ma la scelta, in realtà, l’ha fatta. Si intitola “Open”. Come gli “Open” di tennis degli USA. O come una porta aperta su un modo fatto di malattia, sofferenza, successo.

 

di Alessandro Carli


“Open”sato molto alla figura di André Agassi. Devo essere sincero: quando giocava a tennis, non mi era particolarmente simpatico. Rovescio a due mani (che per un purista, ai tempi, sembrava un gesto antiestetico), look bizzarro (però che azzardo, quei bellissimi scaldamuscoli da ciclista vestiti sotto ai pantaloncini), a partire da quella chioma un po’ punk e un po’ troppo yankee.  

Eppure quando mi è stata offerta la lettura di “Open”, libro su André Agassi, non ho esitato: la presentazione fatta dallo stimatissimo Alessandro Baricco vale più di mille garanzie. “Beh, non l’ha scritto lui, d’accordo – annota Baricco -. L’ha scritto J. R. Moehringer, uno che nel 2000 ha vinto il Pulitzer per il giornalismo: e che, obbiettivamente, è di una bravura mostruosa. Gli è riuscito di dare ad Agassi una voce (una vita l’aveva già, e micidiale) e una diabolica abilità nel raccontare. Risultato: di Moehringer ti scordi subito e ti ritrovi in viaggio con un Agassi che non ti saresti mai aspettato e che non smette un attimo di parlare. Se parti, non scendi più fino all’ultima pagina. Roba che i famigliari protestano e sul lavoro non combini più un granché”.

Stimolato dalle parole di “Mr. Gwyn”, ho accettato la sfida. Vinta. Non da me, chiaramente, ma da questi due: J. R. e André. Non un 6-0, 6-0, 6-0, grazie al cielo. Forse un paio di punti li ho messi a segno, memore delle mie giovanili partite veneziane a tennis. Il libro è una serie di ace e di battute “serve & volley”: un padre ossessivo, allenamenti disumani.

“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta” dice AA. Ma la scelta, in realtà, l’ha fatta. Si intitola “Open”. Come gli “Open” di tennis degli USA. O come una porta aperta su un modo fatto di malattia, sofferenza, successo.

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