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ANIS, il Presidente Colombini e la black list: “Ora è indispensabile recuperare credibilità”

da Redazione

Alla fine il Ministro Saccomanni ha espunto la Repubblica di San Marino dai Paesi da tenere sulla lista dei cattivi. Ci ha messo un po’ di tempo, ma il riconoscimento è arrivato.

 

di Loris Pironi


Alla fine il Ministro Saccomanni ha espunto la Repubblica di San Marino dai Paesi da tenere sulla lista dei cattivi. Ci ha messo un po’ di tempo, ma il riconoscimento è arrivato. Anzi, con tutta probabilità si è trattato di uno dei suoi ultimi atti da ministro, prima di lasciare posto al suo successore. L’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese aveva chiesto un ultimo sforzo al Governo (del Titano) per uscire dalla black list: ora che la svolta definitiva è arrivata, al di là della soddisfazione del momento, cosa cambia oggi per le imprese sammarinesi, in concreto?

“Si tratta – afferma a Fixing il Presidente ANIS, Emanuel Colombini – di una boccata d’ossigeno in generale per tutto il nostro sistema, soprattutto per chi in questi anni ha sofferto maggiormente. Chi ha un prodotto o un servizio distintivo malgrado le difficoltà generali ha avuto più armi per difendersi sui mercati. Chi invece era in condizioni più attaccabili dalla concorrenza ed è riuscito in qualche modo a sopravvivere, ora può tornare in pista. In generale, in un’ottica di investimenti si apre una prospettiva tutta diversa”.


A chi va ascritto principalmente il merito?


“Tutto il Paese è stato protagonista di un importante cambio di mentalità, e devo dire che ho notato una particolare compattezza nell’allineamento agli standard richiesti. Però è passato molto tempo da quando si è aperta questa crisi di relazioni con l’Italia, anche se va detto che nell’ultimo anno anche il nostro Governo si è adoperato in particolare per ‘convincere’ i colleghi di Roma a chiudere la partita. Anche alcuni parlamentari e alcuni ministri italiani hanno fatto sentire la propria voce in favore di San Marino, e così siamo finalmente giunti a questo riconoscimento decisivo”.


Per mutuare una definizione dal ciclismo, il riconoscimento del MEF agli sforzi fatti rappresenta un “traguardo volante”, sia pure assai importante. Adesso verso dove si deve andare?


“Non c’è altra via: dobbiamo andare nella direzione delle riforme che ancora mancano, e nella direzione della promozione del sistema, che ad oggi non è stata fatta adeguatamente. Per quanto riguarda le riforme indispensabili la lista è lunga, e ANIS la sua posizione l’ha ribadita più volte. Faccio un esempio concreto invece per quanto concerne la promozione del sistema: abbiamo già una Legge Sviluppo, che contiene elementi interessanti per i possibili investitori. Eppure, a quanto ci risulta, dai feedback che ci sono pervenuti, questa opportunità non è conosciuta né in Italia né tantomeno all’estero. Su questo aspetto andrebbe fatta un’importante riflessione: ora che è stato finalmente sbloccato l’elemento che ci frenava, dobbiamo fare un passo avanti”.


ANIS di recente ha indicato tutta una serie di obiettivi concreti da raggiungere. Adesso che il primo è stato portato a casa, qual è la seconda ‘priorità assoluta’ da raggiungere quanto prima?


“Ovviamente ce ne sono diverse. Adesso quello che più ci sta a cuore, soprattutto non avendo più sulle spalle il fardello della black list, è riuscire a mettere in sicurezza il bilancio dello Stato. Dobbiamo reagire alla crisi dei volumi che il nostro Paese ha subito, non possiamo andare alla deriva verso l’indebitamento (del resto lo ha detto anche l’FMI, ndr). Prima dobbiamo garantire sicurezza ai conti pubblici, con una cura dimagrante della spesa pubblica che vada a toccare i punti giusti, là dove si annidano gli sprechi, e poi interveniamo con la razionalizzazione della macchina pubblica, che temo sia il compito più difficile. A questo punto si dovrà sostenere la promozione del sistema guardando a un’ottica internazionale. E non dimentichiamoci l’introduzione dell’IVA che è l’ultimo passo per allinearci al resto d’Europa”.


I rapporti con l’Italia sono definitivamente cambiati? E quanto tempo servirà per recuperare la credibilità?


“Recuperare la credibilità: è questa la preoccupazione maggiore per il futuro. Dovremo contribuire a far cambiare una mentalità che si è radicata nelle amministrazioni fiscali italiane, per non dire anche nelle Procure. Il pericolo di un’aggressività indebita verso il nostro Paese andrà via via scemando, più che altro si deve sgombrare il campo da tutti quegli elementi che possano frenare l’interesse verso San Marino come si faceva in passato. È un percorso lungo ma dobbiamo arrivare a far comprendere a tutti che il cambiamento è forte rispetto al passato”.

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