Home FixingFixing Quando le parole non servono. Le foto di Robert Capa a Firenze

Quando le parole non servono. Le foto di Robert Capa a Firenze

da Redazione

Il Museo Alinari, sino al 24 febbraio ospita una magnifica iniziativa: “Robert Capa in Italia 1943 – 1944”, un viaggio, in bianco e nero, in quella parte dello Stivale (Sicilia e Campania) che ha vissuto particolarmente da vicino i dolori della Seconda Guerra Mondiale.


di Alessandro Carli

 

Bisogna ispirarsi ai Maestri. E noi, da attenti scolari, non manchiamo. Anche perché, come potete vedere ogni settimana, diamo sempre grandi attenzioni alla fotografia.

Firenze, esattamente il Museo Alinari, sino al 24 febbraio ospita una magnifica iniziativa: “Robert Capa in Italia 1943 – 1944”, un viaggio, in bianco e nero, in quella parte dello Stivale (Sicilia e Campania) che ha vissuto particolarmente da vicino i dolori della Seconda Guerra Mondiale.

A 70 anni di distanza, la mostra – che consigliamo a tutti – racconta lo sbarco degli Alleati in Italia con una selezione di fotografie – poco meno di 100 – provenienti dalla serie “Robert Capa Master Selection III”. Un viaggio in prima linea: quando arriva in Italia come corrispondente di guerra, ritrae la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio. Gli scatti che vanno dal luglio 1943 al febbraio 1944, rivelano, con un’umanità priva di retorica, le tante facce della guerra spingendosi fin dentro il cuore del conflitto. Ed è così che Capa racconta la resa di Palermo, la posta centrale di Napoli distrutta da una bomba ad orologeria o il funerale delle giovanissime vittime delle famose Quattro Giornate di Napoli. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove impazzano i combattimenti e i soldati alleati accolti a Monreale dalla gente o in perlustrazione in campi opachi di fumo, fermo immagine di una guerra dove cercano – nelle brevi pause – anche il recupero di brandelli di umanità. Settantotto fotografie per mostrare una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi uguali in tutto il mondo ridotti in macerie, di soldati e civili, vittime di una stessa strage. L’obiettivo di Robert Capa tratta tutti con la stessa solidarietà, fermando la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza.  

Ma il Museo Alinari non è solo questo. C’è anche una sezione permanente sui grandi fotografi. Un percorso che si apre con i dagherrotipi (la data di nascita della fotografia è datata 1839) e che poi si sviluppa, ripercorrendo con minuzia, i quasi due secoli di vita: si incontrano alcune macchine fotografiche che hanno fatto la storia (la Rolleiflex a medio formato, il cosiddetto 6×6, ma anche la Leica di Henri Cartier Bresson), ma soprattutto i grandi scatti dei Maestri.

Teniamolo come una bomboniera, questo Museo Alinari. E’ un bene prezioso dell’umanità.

 

Il museo


Il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari, venne inaugurato nel 1985 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In Italia non esisteva, e non era mai esistito prima, un grande museo della fotografia che raccogliesse la storia dell’arte fotografica e dei suoi strumenti dal 1839 in poi. Sono attualmente conservati 900.000 “vintage prints”, originali d’epoca, tra cui dagherrotipi, calotipi su carta salata, stampe all’albumina, al bromuro, al carbone etc… e vi sono affluite le “collezioni” Malandrini, Palazzoli, Gabba, Reteuna, Zannier, Favrod. All’interno sono conservate molte opere di grandi maestri dell’800 e del ‘900: Alinari, Anderson, Brogi, Caneva, Nunes Vais, Primoli, Puccini, Ponti, Naya, Wulz, Mollino, Gabinio, Morpurgo, Miniati, Trombetta, Peretti Griva, Tuminello, Antonio e Felice Beato, Balocchi, MacPherson, Sommer, Fenton, Robertson, Sebah, Bernoud, Flacheron, Von Gloeden, Noack e tanti, tanti altri.

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