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Università di Urbino: i grandi Maestri del Novecento

da Redazione

Scevola Mariotti, Carlo Bo, Mario Luzi. Oltre 100 illustri biografie nel libro dato alle stampa dalla Fondazione Carisp di Pesaro.

 

di Alessandro Carli

 

Tanti sammarinesi (e non) hanno studiato a Urbino. L’università, assieme alla Fondazione Carisp di Pesaro, ha dato alle stampa un bel progetto, che include i nomi (ma soprattutto le vite) dei grandi Maestri che nel Novecento – in tutto 107 – hanno insegnato nella città di Raffaello Sanzio. Un libro da leggere con un sorriso, per tornare, per qualche ora, ai tempi degli esami, tra ansie, il must dei ripassi dell’ultima ora, e le leggende metropolitane che precedevano i professori. Incontriamo così Carlo Bo, Mariotti (quello del vocabolario di latino) e tanti altri. Buona lettura.

Terminati gli studi superiori, il dilemma – a San Marino come a Rimini – è spesso lo stesso: dove proseguire la propria formazione? Che ateneo scegliere? La strade sono, nella maggior parte dei casi, due. Una porta a Bologna e una a Urbino. La città di Raffaello Sanzio, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, ha dato alle stampe per edizioni Quattroventi un prezioso volume, curato da Anna Tonelli e Sabrina Raggini e che vede, tra gli autori delle voci, anche Ercole Sori, Direttore Centro Sammarinese di Studi Storici. Una classica pubblicazione commemorativa? Nulla di più sbagliato, anzi. Già il titolo scelto, “Maestri di Ateneo. I docenti dell’Università di Urbino nel Novecento” ci svela qualcosa in più. Sfogliando le pagine, anticipate dalla presentazione del Rettore, Stefano Pivato, “escono” le vite dei professori. Dei docenti che certamente qualche sammarinese (e chi scrive) ha incontrato nella propria vita universitaria.

Ci piace però partire, in questa lettura, da una riflessione del Rettore Pivato, che fa il punto sul ruolo degli insegnanti. “L’università è cambiata. I Maestri non esistono più. Si sono fatti professori”. E di certo, per chi ha frequentato le aule di Urbino, alcuni nomi – nel libro sono esattamente 107, e abbracciano tutte le facoltà – sono ancora impressi nella memoria. In maniera indelebile. Scrive bene Anna Tonelli nell’introduzione: “Solo i nomi di Alfredo Rocco, di Cesare Musatti, di Augusto Campana, di Mario Luzi, di Renato Treves, di Arturo Massolo – solo per citarne alcuni – rappresentano quell’eccellenza che dimostra la capacità di attrazione di un ateneo che è entrano nei più importanti circuiti accademici italiani”.

Di fatto, siamo davanti a 107 biografie. Ed è piacevole, per non dire curioso, andare a leggere le loro vite. Andare a scoprire chi era il professor tal dei tali, dov’è nato, dove ha studiato. E’ curioso per chi, come il sottoscritto, ha studiato le vite e le opere degli altri (Lettere moderne).

Per onestà e riconoscenza, non si può che partire da quella di Carlo Bo, per decenni Rettore dell’università (dal 1947 al 2001). Emerge il profilo di un uomo attento e attivo, che sin dai primi anni si diede molto da fare, puntando in particolar modo sull’architettura e sul recupero degli edifici. Affidò a Giancarlo De Carlo la ristrutturazione di Palazzo Bonaventura. Suo anche l’ampliamento delle facoltà: alle tre storiche – giurisprudenza, magistero e farmacia, aggiunse lettere e filosofia, economia e commercio, scienze matematiche, fisiche e naturali, lingue e letterature straniere e sociologia, scienze politiche e scienze ambientali. Il numero di studenti salì da 3 mila unità del 1947 a 23 mila nel 2001.

Tra i nomi, non si può non ricordare il poeta e saggista Mario Luzi, una delle penne più illuminate del Novecento. Nel 1962, chiamato da Carlo Bo, “ebbero inizio le sue frequentazioni dell’Università di Urbino, contrassegnate ad esempio dalla direzione insieme a Bo”. Nel 1972 venne assunto: gli diedero una delle prime cattedre di letterature comparate a magistero.

Per chi ha studiato latino, all’università o al liceo, il suo nome è molto familiare. Scevola Mariotti è noto per aver redatto, assieme a Luigi Castiglioni, “IL – Vocabolario della lingua latina” della Loescher. Si laureò a Urbino, con “una dissertazione orale sulle opere giovanili di Aristotele”. Dal 1956 fu ordinario e ricoprì gli insegnamenti di lingua e letteratura latina, ma anche di grammatica latina.

Nel libro si incontrano anche i nomi di Cesare Luigi Musatti, fondatore della psicanalisi italiana, e quello di Renato Treves, filosofo e sociologo. Le facoltà ci sono quasi tutte. Così come i nomi dei Maestri che hanno dato il proprio sapere alle aule (e agli studenti) di Urbino. Un libro che si legge con un sorriso, come una scoperta che avviene, dopo molti anni. Come un ricordo che riaffiora, tra un’immagine giovanile di qualche notte passata sui libri, la tensione per un esame, quel vociferare tra i corridoi sulla severità di un professore. Pardon, di un Maestro.

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