Home FixingFixing Olimpiadi Sochi. Kristian Ghedina: San Marino e i nuovi giovani sciatori

Olimpiadi Sochi. Kristian Ghedina: San Marino e i nuovi giovani sciatori

da Redazione

“Sarebbe sempre bello poter andar forte. E’ un discorso anche di ciclicità, credo. Nello sci – Alberto Tomba per esempio – come nelle altre discipline”.

 

di Alessandro Carli


Presentare Kristian Ghedina, per gli appassionati di sci e non, è quasi superfluo: le 13 vittorie in coppa, i 33 podi complessivi e le tre medaglie vinte ai mondiali parlano da sole.  


Conosce la realtà sammarinese?


“Sì, per motivi sportivi. Ho sciato con Nicola Ercolani di San Marino e ho partecipato a molti eventi sul Titano. Ho anche reso visita alla Federazione Sammarinese Sport Invernali e sono socio onorario. Qualche anno fa poi ho corso in macchina con la BMW per il team Zerocinque. L’estate scorsa, in occasione della promozione e della campagna di sensibilizzazione verso la disabilità, sono stato vicino alla Federazione Paralimpica”.


Quale può essere il ruolo dei piccoli Stati a un evento così importante come le olimpiadi?


“Nei piccoli Stati è più facile riuscire a partecipare. C’è meno selezione. Allo stesso tempo le olimpiadi ti danno modo di confrontarti con altre Nazioni e tanti atleti. Si può imparare molto. Allo stesso tempo però quando si è in pochi è più difficile trovare gli stimoli”.


Lei ha fatto parte della grande valanga azzurra e ha sciato con Alberto Tomba e Deborah Compagnoni. Una valanga che oggi sembra un po’ in difficoltà. Come vede le olimpiadi per gli azzurri?


“Gli azzurri hanno dimostrato di saper andar forte, ma senza continuità. Le medaglie sono comunque nel potenziale degli atleti italiani. Le olimpiadi sono gare un po’ particolari, dove non sempre vince il favorito. Hai gli occhi del mondo addosso, e l’agenda è sempre molto densa di impegni. C’è molto stress: ci sono tanti controlli, i pass, i metal detector, i tanti impegni con la stampa e gli sponsor. Non sempre riesci a effettuare il programma di allenamento che ti sei prefissato. Al di là delle gare, ci sono molti appuntamenti che devi seguire”.


Lo sport vive di stagioni. Ieri l’Italia era sul tetto del mondo, oggi fa più fatica. E’ un problema di talenti?    


“Sarebbe sempre bello poter andar forte. E’ un discorso anche di ciclicità, credo. Nello sci – Alberto Tomba per esempio – come nelle altre discipline. Penso a Valentino Rossi nel motomondiale, o a Panatta e Barazzuti nel tennis. Ma non è solo un problemi di talenti. I giovani sono distratti dalla tecnologia: social media, computer. Fanno una vita un po’ più sedentaria rispetto a quando ero giovane io. Ero sempre all’aria aperta, mi arrampicavo sugli alberi. Oggi si è perso un po’ il contatto con la natura. A Sochi la squadra da battere sarà ancora l’Austria. E’ gente semplice, che vive in montagna. Lo sci è uno sport molto fisico e intuitivo. Oggi i più giovani non fanno i salti, le spaccate e la capriole come le facevamo noi. Rispetto alla mia generazione, sotto l’aspetto acrobatico i ragazzi oggi sono un po’ più imbranati. I salti e le capriole sugli sci ti danno la possibilità di imparare a gestire il corpo. Ed è molto importante quando scii: a tavolino studi la pista, ma quando affronti un passaggio è fondamentale avere la consapevolezza dei movimenti”.


C’era un aspetto più giocoso, un tempo?


“In parte sì. Oggi è tutto molto più estremizzato. Anche quando correvo io c’erano di sponsor, ma oggi il risultato deve essere ottenuto per forza. Ricordo che si parlava molto con gli altri sciatori. Oggi forse c’è più invidia, più solitudine, più chiusura. Lo sport è molto legato al business”.


Ha accennato al team Zerocinque di San Marino. Corre ancora in auto? Ci sono differenze tra l’affrontare una discesa sugli sci a 140 km/h e fare una staccata in automobile a 250 km/h?


“Ho smesso due anni fa di correre in auto. Mi sono tolto le mie soddisfazioni. La concentrazione tra una discesa sugli sci e una frenata in macchina è la stessa. Ci sono molte affinità tra le due discipline: se sbagli un ingresso e perdi velocità, poi te la porti dietro. In caso di errore poi sugli sci, quando cadi, nove volte su dieci ti fai male. Nelle auto ci sono le vie di fuga e molto spesso esci illeso. Sugli sci poi una discesa dura due minuti e mezzo, nelle auto la concentrazione deve essere al top per circa mezzora”.

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