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Consorzio Terra di San Marino: nella camera da letto dei contadini

da Redazione

“Questa stanza – esordisce Ezio Bartolini – era il punto di partenza e di chiusura della giornata delle famiglie. Marito e moglie si ritrovavano qui la sera, dopo le fatiche dei campi e della stalla. In estate l’uomo eseguiva moltissimi lavori: oltre a quelli ordinari, accumulava anche le provviste di legna per la stagione fredda”.

 

La poesia più alta è quella che racconta la vita. Quella che parla, senza utilizzare parole, il calore di una nascita, ma anche il riposo dopo una lunga giornata di lavoro nei campi. Così, per una volta, abbandoniamo il lirismo dei grandi poeti per entrare, in punta di piedi, nella camera da letto Museo della civiltà contadina della di San Marino, dove ci accoglie il curatore della Casa di Fabrica, Ezio Bartolini.

“Questa stanza – esordisce – era il punto di partenza e di chiusura della giornata delle famiglie. Marito e moglie si ritrovavano qui la sera, dopo le fatiche dei campi e della stalla. In estate l’uomo eseguiva moltissimi lavori: oltre a quelli ordinari, accumulava anche le provviste di legna per la stagione fredda”.

La giornata iniziava all’alba. “Ma spesso l’uomo era costretto ad alzarsi dal letto anche più volte durante la notte, specie quando gli animali partorivano. Ogni due o tre ore scendeva nella stalla per vedere se tutto procedeva in maniera corretta: gli animali infatti, durante il parto, talvolta schiacciano i neonati. E se non c’era un parto in arrivo, capitava che si dovesse alzare ugualmente per andare e spostare gli ‘spruzzi’, ovvero il tubo che serviva per innaffiare i campi seminati”.

La camera da letto era il ritrovo più intimo del nucleo familiare. “Genitori e figli dormivano tutti nella stessa stanza. Vicino al talamo nuziale erano sistemate alcune piccole culle, che servivano per far riposare i piccoli”. Ma nella stanza non c’erano solo i letti. “Tutt’altro – prosegue Bartolini -. Vi era anche tutto l’occorrente per pulizia personale, come ad esempio uno specchio con i rasoi e il sapone e il pennello per farsi la barba. L’uomo prendeva il sapone, che era a forma di cubetto, lo pizzicava con il pennello e poi lo ‘passava’ in una piccola ciotola umida, in modo da ottenere la schiuma”.

Le case dei contadini avevano due bagni: uno posizionato all’esterno, mentre il secondo era proprio nella camera da letto ed era composto da un recipiente e un pitale. “Attorno alle case c’era una fossa per il letame che i contadini utilizzavano anche per svuotare le ‘impellenze notturne’. In inverno era molto freddo e sarebbe stato difficoltoso espletare nella fossa posizionata al di fuori della dimora”.

La camera da letto era anche un luogo di culto religioso. “La cucina e la stanza per dormire avevano sempre un piccolo altare religioso: le persone chiedevano una protezione sopranaturale. Basti guardare le foto appese, che ‘fermano’ alcuni ‘barchi’, ovvero gli accumuli di fieno: in cima ad ogni covone veniva posizionata una croce. C’è da dire – spiega con un sorriso – che le donne erano più pie rispetto agli uomini”:

Ci fermiamo un attimo a guardare il letto matrimoniale. “Il materasso era formato dalle foglie di pannocchia più tenere. Quelle più grosse venivano impiegare per le mucche”. Lo sguardo poi ricade su un oggetto dal nome “religioso”: “prete e suora”. Nessuna blasfemia: “Era lo scaldaletto afferma il curatore della casa -. La brace, ricoperta di cenere per evitare che i lapilli potessero bruciare la biancheria, veniva posizionato sotto le coperte”. E la biancheria? Nessuna distinzione tra quella maschile e quella femminile: i vestiti venivano appesi degli armadi, in legno massello (principalmente di olmo o di abete), mentre gli asciugamani e i corredi per dormire venivano piegati e riposti nei bauli.

Ha ragione quindi il poeta Romano Battaglia, quando scrive che “ci sono persone al mondo che si accontentano del pranzo, della cena e di un letto per dormire. Sono gli esseri semplici che sanno ammirare le stelle del cielo e le piccole cose”.    

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