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Vita (e musica) del Maestro di Santa Mustiola

da Redazione

Autodidatta, dalla bottega del padre imparò i primi rudimenti sul legno. Nel 1937 la Repubblica gli conferì la Medaglia al Merito. Ricevette tantissimi riconoscimenti da tutto il mondo, anche dal Giappone. Sul Titano c’è una statua che ricorda la sua arte.

 

Assieme al prezioso contributo di Marcello Villa, andiamo a rileggere, dettagliatamente, la vita di Marino Capicchioni, che nacque il 30 giugno 1895 a Santa Mustiola, piccolo villaggio di un centinaio di abitanti, situato nella Repubblica di San Marino. Il nome Marino, quello del santo fondatore e protettore della Repubblica stessa, era molto diffuso fra gli abitanti del luogo, così come il cognome Capicchioni, di origine assai antica. La madre di Marino, era anch’essa sammarinese e si chiamava Virginia Cecchetti.

Marino, secondogenito di ben sette fratelli, lavorò fin da giovane nel laboratorio del padre, apprendendone presto il mestiere. Nella bottega paterna si costruiva di tutto: ruote per carri, gioghi e attrezzi agricoli, tinozze, sedie, armadi, ma si eseguivano anche lavori di intaglio ed ebanisteria. Tuttavia gli articoli più richiesti erano le botti per il vino, destinate ad esaltare la qualità del locale “Sangiovese”, per la cui costruzione erano necessarie precisione ed esperienza non comuni.

Non ci è dato sapere in quale modo il giovane Marino si avvicinò alla costruzione degli strumenti musicali a corda; sappiamo solo che la musica era di casa, poiché tutti in famiglia suonavano uno strumento nella “Banda Militare” della Repubblica di San Marino. Anch’egli fu presto “assunto” nel corpo bandistico quale sassofonista e forse fu proprio questa attività musicale, l’unica che potesse offrire la piccola Repubblica, che suscitò il suo interesse per la costruzione di strumenti musicali. Capicchioni, autodidatta, cominciò ad affermarsi in ambito locale come riparatore e “accomodatore” di chitarre, di mandolini ed anche di violini che gli venivano affidati da privati e da scuole musicali. In quegli anni conobbe la sammarinese Antonia Stacchini che sposò il 28 settembre del 1924. La nuova famiglia fu allietata il 7 settembre 1926 dalla nascita di Mario che diventerà anch’egli ottimo liutaio. Dopo un’esperienza lavorativa in Francia presso Caen in una fabbrica di chitarre, nel 1929 decise di tornare in patria e di stabilirsi a Rimini e aprire “in proprio” l’attività di liutaio. La sua inesauribile forza di volontà lo spinse in seguito, a partecipare a mostre e concorsi in tutta Italia ottenendo numerosi consensi e riconoscimenti; già nel 1931, evidenziando uno straordinario talento, vinse una Medaglia d’oro al Concorso Nazionale di Liuteria a Padova, in occasione della XIII Fiera Campionaria Internazionale, nel 1932 si distinse a Forlì e poi ancora a Padova meritando un’altra medaglia.

Intanto il 9 gennaio del 1933 la famiglia Capicchioni, che risiedeva allora in via Montefeltro, fu allietata dalla nascita del figlio secondogenito Luciano che diventerà ottimo violinista. Risale a questi anni anche la conoscenza con il violoncellista romano Arturo Bonucci che, durante un concerto tenuto proprio a Rimini, conobbe il nostro Marino ed ebbe modo di apprezzare il valore del suo lavoro. Bonucci fu il primo fra i musicisti di alto livello a credere nelle sue capacità contribuendo così alla rapida ascesa della notorietà del Maestro riminese, in un continuo crescendo di consensi ed affermazioni.

Nel 1937 vinse un’importante Medaglia d’argento alla “Mostra – Concorso Nazionale di Liuteria Moderna” di Cremona in seguito alla quale, sempre nel 1937 la Repubblica di San Marino decise di conferire a Marino Capicchioni la “Medaglia al Merito di III Classe” con la seguente motivazione: “Per aver fatto conoscere le virtù della sua arte annunciatrice di sempre migliori affermazioni, ad onore anche della patria Sammarinese”.

In seguito al pericolo dei bombardamenti di Rimini la famiglia Capicchioni lasciò la casa riminese nel maggio del 1943 per trasferirsi al borgo natio di Santa Mustiola dove vi restò per due anni continuando a produrre strumenti tra cui alcuni autentici capolavori. Proprio in questo periodo, nella seconda metà del 1943, si affiancò al padre, nella bottega, il figlio Mario, allora giovinetto ma già promettente liutaio.

Dopo la guerra, nel 1947, la sua patria gli conferì la Medaglia al Merito di II Classe “per distinta capacità tecnica e artistica, per specchiata condotta morale, famigliare e civile”.

Tornato a Rimini, in quegli anni dell’immediato dopoguerra, iniziarono le grandi soddisfazioni professionali quando, i più importanti musicisti del tempo, iniziarono via via ad interessarsi ai suoi strumenti, diventando così il più famoso e liutaio del suo tempo. i componenti del “Quartetto Italiano”, il violista-violinista riminese Luigi Alberto Bianchi, la violinista Pina Carmirelli, molti fra i membri dell’orchestra da camera “I Musici” compreso il solista Felix Ayo e altre “prime Parti” di orchestre italiane ed estere. Arrivarono poi le ordinazioni dei massimi violinisti del momento: Yehudi Menuhin e David Oistrach, oggi diventati due veri miti della musica.

Capicchioni chiuse la propria attività ufficialmente il 15 marzo 1965 ma la sua operosità non gli permise certamente di mettersi a riposo pensionistico. La produzione continuò a pieno ritmo, sempre con l’aiuto del figlio Mario, suo fedele collaboratore.

Ormai la sua fama era ben consolidata e i suoi strumenti erano ormai diffusi anche in luoghi del mondo fino ad allora impensabili, primo fra tutti il Giappone, che stava vivendo un epoca di rinnovamento culturale senza precedenti, rivolto all’occidente.

Il 5 settembre 1974 il Segretario di Stato di San Marino gli scrisse: “Mi consenta di esprimerLe il più vivo apprezzamento a livello personale e come Segretario agli Esteri per l’onore che Ella rende alla piccola patria con un lavoro di alta qualificazione e di vera passione “.

Nel 1976, in seguito ad un banale incidente domestico, morì l’amata moglie Antonia Stacchini, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore del Maestro che dopo circa ad un anno la seguì, spegnendosi a Rimini il 19 ottobre 1977 dopo una lunga e dolorosa malattia. Della sua scomparsa si occuparono i quotidiani nazionali e la stampa musicale che pianse la grave perdita.

All’inizio degli anni ’80 la Repubblica di San Marino decise di commemorare la memoria del suo illustre figlio. Per l’occasione scrisse personalmente il 3 novembre 1980 una lettera anche Yehudi Menuhin, contattato dal Vice-Console della Repubblica di San Marino: “I am delighet to learn that your Government have decided to issue a publication about the life and work of your uncle. Marino Capicchioni is one of the most gifted violin makers I have the good fortune to know. He is a distinguished craftsman upholding the noble tradition of Cremona. I love the violin which he made for me and always play it with the greatest of pleasure”.

Venne deciso di pubblicare una biografia dedicata a Marino Capicchioni e di legare il suo nome alla piazza di Santa Mustiola, suo villaggio natale. Venne fatta una speciale deroga alla legge toponomastica sammarinese che proibiva la dedica di una via od una piazza ad una persona non prima di trent’anni dalla morte.

Inoltre venne eretto un monumento a sua perenne memoria che, situato sul monte Titano ai piedi della zona monumentale di San Marino, venne inaugurato il 22 maggio 1983. L’autore della scultura, M. Busignani Reffi, incise le seguenti frasi di Oistrakh e Menuhin che ben riassumono tutta la vita artistica del maestro dedicata alla liuteria. Al primo è legata la frase “Grande maestro e meraviglioso artista” mentre al secondo “Non ho mai visto uno strumento contemporaneo come il vostro che può eguagliare le qualità suono ed apparenza”.

Il figlio Mario raccolse le sorti dell’avviato laboratorio di via Oietti, continuando a lavorare producendo ottimi strumenti nel solco della tradizione di famiglia, alla quale lui medesimo tanto aveva contribuito. Anche i suoi strumenti, finirono tra le mani di importanti musicisti e l’intero mercato della liuteria mostrò grande apprezzamento ed interesse per il suo lavoro.

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