Home FixingFixing Confindustria Italia: “Fuori dalla recessione ma non dalla crisi”

Confindustria Italia: “Fuori dalla recessione ma non dalla crisi”

da Redazione

Le riflessioni di Confindustria Italia per l’anno che è appena iniziato. Pesa il grosso calo del credito erogato dalla banche alle imprese.

Il ritornello è sempre lo stesso: tirarsi su le maniche, stringere la cinghia, e cercare di guardare oltre l’ostacolo, che in questo caso si chiama mancanza di lavoro e imprese in crisi. L’Italia vuole tornare a crescere. Sciogliere i nodi scorsoi che impediscono di esprimere tutte le potenzialità racchiuse nell’imprenditorialità e nella laboriosità, nell’ingegno e nella voglia e capacità di fare. Facendo orecchie da mercante – troppi gli strilloni sul rilancio dell’economia italiana, troppi i disfattisti, troppi i menefreghisti (già, ci sono anche loro) – e prestando invece la dovuta attenzione al Centro Studi Confindustria, proviamo a “leggere” e capire che 2014 sarà per le aziende italiane. A fine 2013 il CSC è uscito con una congiuntura flash: una sorta di “impressioni e prospettive” per l’anno che si è appena aperto. Per viale dell’astronomia è in atto un’inversione di marcia, ma sul possibile rilancio dello Stivale pesa come un macigno la robustezza dell’euro, la minaccia di deflazione e la restrizione del credito, appena attenuata dal parziale pagamento degli arretrati della Pubblica amministrazione, che mettono a rischio le già modeste previsioni di crescita del 2014. Il CSC poi si sofferma sull’occupazione, che peggiora “più in fretta di quel che era temuto e che le statistiche provvisorie lasciavano intravedere”. Per riuscire a tornare competitivi, si chiede con forza al Governo di mettere al centro il rilancio dell’industria. Già, ma qual è la ricetta proposta? Innanzitutto il taglio del cuneo fiscale a beneficio delle imprese manifatturiere, oltre che dei lavoratori. Confindustria ritiene che senza questa chiave di volta è vano attendersi rapidi progressi nel ritmo di marcia del Pil e, quindi, nella creazione di occupazione, la quale peggiora più in fretta di quel che era temuto e che le statistiche provvisorie lasciavano intravedere. “Chi ha imboccato con più decisione la dura strada delle riforme (Irlanda, Portogallo, Spagna) sta raccogliendo i primi frutti – continua il CSC -. Ciò non toglie il fatto che le regole di governo che l’area euro sta seguendo nel complesso siano depressive, perché il riequilibrio dei conti tra paesi avviene ridimensionando l’import di chi è in deficit più che aumentando quello di chi è in surplus, cioè ha un eccesso di risparmio. La politica monetaria più aggressiva della Bce aiuta ma non può essere risolutiva, finché permane la frammentazione dei mercati bancari”.

 

 

FUORI DALLA RECESSIONE MA NON DALLA CRISI

Roma è praticamente fuori dalla recessione, il che non significa che sia fuori dalla crisi. Negli “Scenari economici” il Centro studi di Confindustria ritocca al rialzo la variazione del Pil dell’Italia nel 2013 e nel 2014: -1,6 % (da -1,9%) e + 0,7% (contro +0,5%). “Il ritorno a incrementi congiunturali è sempre atteso nel quarto trimestre dell’anno. L’export e la ricostituzione delle scorte guidano l’uscita dell’Italia dalla recessione, la seconda della lunga crisi iniziata nel 2007. L’uscita sarà però lenta”.


 

INDUSTRIA NEL 2014: PREVISIONI

Le esportazioni di beni e servizi dovrebbero crescere dell’1,2% nel 2013 mentre intraprenderanno un percorso più sostenuto nel 2014, + 2,8%. Le importazioni di beni e servizi dovrebbero cadere dell’1% nel 2013 per poi risalire del 2,1% nel 2014. Il credito erogato alle imprese è in netto calo: se una determinante è dovuta al calo degli investimenti, influisce l’irrigidimento dei criteri per la concessione dei prestiti nonostante il miglioramento della raccolta e delle condizioni di trasmissione della politica monetaria più distese. Se non può essere trascurata l’incidenza delle sofferenze e dei timori del loro aumento, le condizioni di credito restano penalizzanti per le imprese. Le condizioni del mercato del lavoro riflettono l’incidenza della fase recessiva. L’occupazione, calcolata in unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, solo sul finire del 2013 dovrebbe determinare un incremento dell’occupazione dello 0,1% in conseguenza della ripresa del Pil. Nel 2014 la disoccupazione è stimata sul 12,4%. Se si includono le unità di lavoro equivalenti in CIG, l’incidenza della forza lavoro inattiva sale al al 13,5% a fine 2013, al 13,6% a fine 2014.

 

 

COSÌ PARLÒ GIORGIO SQUINZI

“Sicuramente il momento economico internazionale sta andando verso una fase di miglioramento – ha rimarcato il Presidente di Confindustria, Squinzi -, quindi anche noi seguiremo e sicuramente usciremo. Dopo nove trimestri di Pil negativo, vedremo ricomparire il segno più ma questo non basterà se non modificheremo lo status quo nel quale il nostro Paese è sprofondato ormai da qualche decennio. La situazione è estremamente complicata. Ho sempre pensato che alla base del miracolo economico del nostro Paese e del ritrovare la crescita ci sono due cose, lavoro e famiglia. Dalla nostra capacità di lavorare senza sosta, mettendocela tutta , dal lavoro duro con impegno totale che può venire solo dalla famiglia, può tornare la crescita”.

 

a cura della Red. ec.

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