Home FixingFixing San Marino, Villa Manzoni: un patrimonio per l’intera collettività

San Marino, Villa Manzoni: un patrimonio per l’intera collettività

da Redazione

Quasi quattro anni per un processo di riconversione. Oggi ha una dimensione più moderna e funzionale.

 

di Alessandro Carli

 

I suoi spigoli, la disposizione delle stanze, il suo nome. Villa Manzoni era un edificio un po’ particolare, nell’Ottocento: tutto il complesso architettonico, dominato dalla Villa, con i suoi salotti, le stanze per la servitù, i magazzini e le cantine al piano sottostante, con a fianco le scuderie e la cappella, era sicuramente una costruzione molto al di sopra di quanto potessero permettersi, o semplicemente sperare, tutti gli altri abitanti del luogo. Una sorta di nobile aria, di eleganza. O forse solamente una classe, una raffinatezza, che si stagliavano in maniera nitida a Dogana, testa di ponte e non semplice entrata dall’Italia verso San Marino. Non possiamo quindi parlare di una semplice riqualificazione di Villa Manzoni: meglio pensare a una riconversione, a una declinazione contemporanea della sua bellezza. Una dimensione più moderna e funzionale, giocata nel sottile e prezioso filo rosso della tradizione e dell’innovazione, che porta verso una rivalutazione degli spazi e del luogo che la ospita.


 

Villa Manzoni: i lavori


Un lavoro costante, una presenza che è diventata quasi familiare per gli abitanti di Dogana. Il restauro di Villa Manzoni, condotto dal 2009 al 2013 e che si è rivelato un investimento imponente, ha quindi assunto, in maniera progressiva e rassicurante, il valore della speranza, della San Marino che dà lavoro, che crea indotto, che progetta il futuro. E soprattutto, che crede nella ripresa. La Villa, ai tempi dell’acquisizione, si trovava in stato di abbandono e degrado, sia per quanto attiene gli elementi strutturali che quelli decorativi e di finitura interna ed esterna. Il lavoro è stato improntato sul costante rispetto della struttura architettonica esistente, apportando gli interventi strettamente necessari al recupero funzionale della villa. E’ stato utilizzato un approccio rispettoso del fabbricato antico in tutti i suoi componenti ma evitando di scendere nella conservazione passiva, bensì apportando trasformazioni all’architettura preesistente senza perdere il fascino dell’antico ma anzi aggiungendo all’edificio una buona leggibilità ed una buona godibilità per l’uso di gente attuale.

I pochi segni “forti” introdotti sono stati realizzati in modo chiaro ed evidente, dialogando con gli elementi originali, ma senza dissimulare nulla. In particolare, la grande scala esterna di accesso al piano nobile è stata recuperata in tutte le parti lapidee principali (colonne e gradini). La pavimentazione in cotto è stata realizzata recuperando le tavelle presenti in copertura, mentre al piano nobile è stato utilizzato il battuto veneziano. Sono stati recuperati i serramenti interni, una volta restaurati ed integrati, le parti in ferro dei serramenti esterni, le banchine e le soglie in pietra, alcuni degli arredi e dei corpi illuminanti originari. Importante è stato anche l’intervento di recupero dei controsoffitti incannicciati originari, consolidati ed “appesi” alla struttura di copertura. La progettazione delle aree verdi ha tenuto conto del disegno e dell’utilizzo originario. In tal senso si è realizzato un vialetto d’accesso, delle aree a prato intorno a tutta la Villa e in particolare sul retro della stessa dove, attraverso la realizzazione di un giardino pensile, si è ripristinato un vasto prato laddove anticamente arrivavano i carri per scaricare i prodotti delle terre dei conti. Sulla strada di via Campolungo, la piantumazione di alcuni cipressi, rose e rampicanti andranno a mitigare l’impatto del nuovo parcheggio. La rinata Villa Manzoni inoltre è stata allestita e attrezzata secondo le esigenze più moderne.

L’edificio difatti ha la connessione internet, l’accessibilità ai diversamente abili anche attraverso il parcheggio sotterraneo.

 

Villa Manzoni, oggi


Quel piccolo tesoro recuperato durante i lavori – il ritrovamento di un faldone di fogli che poi si è scoperto essere un saggio sulla numismatica bolognese del Quattrocento scritto da Agostino Bartolomeo Manzoni Borghesi – lo vogliamo immaginare come un “suggerimento” che Villa Manzoni ha voluto donare, quasi fosse un ringraziamento (o magari solo un’indicazione, una rotta di navigazione da seguire) all’Ente Cassa di Faetano. L’aria artistica – l’arte è fatta soprattutto di luce – si fa notare già all’ingresso: il chiarore che entra dalle finestre e dalla porta, l’opera di Arnaldo Pomodoro, che quasi vuole dare il benvenuto al visitatore.

La luce delle sua stanze, la bella facciata bianca, rimandano lo sguardo ad ambienti di gran lusso, elegantemente sobri, pieni di luce e assolutamente funzionali. E non solo per il salone, ma anche per le stanze attigue, che nell’ultima versione della Villa, erano dei piccoli soggiorni, delle camere da letto con bagno, e che, pur non essendo molto grandi, sanno riflettere ovunque lo stesso stile. Si crea così una sorta di anello, che potrebbe rivelarsi l’elemento base per l’allestimento di mostre capaci di descrivere un percorso estetico e culturale. La riconversione di Villa Manzoni a “centro” in grado di accogliere e abbracciare convegni ed eventi culturali ed artistici è una sorta di prolungamento della vita dell’edificio, ma allo stesso tempo un luogo di incontro per la comunità sammarinese.

La sua voglia di essere, di vivere il futuro, di diventare – come direbbe il cantautore Franco Battiato – un “Centro di gravità permanente”, che sappia raccontare – senza dimenticare il passato – la necessità di futuro della Repubblica.

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