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San Marino, Consiglio Grande e Generale: il conto Mazzini

da Redazione

La vicenda ha tenuto banco anche nella seduta pomeridiana del 10 dicembre, che riprende dal comma Comunicazioni con numerosi interventi. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – La vicenda del Conto Mazzini tiene banco anche nella seduta pomeridiana del 10 dicembre del Consiglio grande e generale che riprende dal comma Comunicazioni con numerosi interventi.

I lavori nella seduta notturna riprenderanno sempre dal comma Comunicazioni.

 

Di seguito un riassunto del dibattito del pomeriggio.

 

Ivan Foschi, Su: “Quanto avvenuto deve essere occasione di riflessione sul nostro ruolo, sui nostri compiti nella legislatura. Esprimo la mia vicinanza personale ai colleghi dell’Upr, dal punto di vista umano non è piacevole ritrovarsi sui giornali con accuse importanti, come autori di condotte discutibili. Normalmente si aspetta il normale iter processuale, siamo assolutamente contrari a trasformare l’Aula consiliare in inquisizione e siamo contrari a processi sommari. Detto questo, non ci sentiamo nemmeno di sminuire tutto, riducendo la vicenda a una guerra tra bande. E’ doveroso dare spiegazioni fin d’ora, perché i politici devono essere più trasparenti rispetto quanto chiesto ai normali cittadini. Non ci si può nemmeno nascondere dietro il pretesto del segreto istruttorio che c’è, ma ciò non impedisce di difendersi, a chi è stato chiamato in causa. Chi ascolta ha diritto di conoscere tutte le versioni, anche quella difensiva. Posso convenire con il fatto che alcuni interventi politici non siano stati equilibrati. Abbiamo letto le vicende del segretario del Pdcs, considerate meno gravi di quelle relative al conto Mazzini. Si minimizza, si fa confusione tra responsabilità politiche e penali. Su può andare a testa alta rispetto a tutte le vicende emerse in questi anni. Non cadiamo nell’errore di arrivare a nessun colpevole, siamo di fronte alla necessità di atti di rottura dal passato per tornare a guardare con fiducia alla politica e alle istituzioni”.

 

Mimma Zavoli, C10: “Mi chiedo se qualcuno nella maggioranza si è preso la briga per capire cosa vuol dire assentarsi dal lavoro per 15 giorni, a stretta vicinanza con le festività. Immagino che forse si mira a generare altri disoccupati, un datore di lavoro potrebbe infatti ripensare il ruolo di un dipendente attivo in politica. Non si considerano pesanti ricadute su noi consigliere-donna che lavoriamo come voi maschi, ma in più gestiamo casa, famiglie. Qui ci troviamo di fronte orari assurdi e inconciliabili con la famiglia, la politica a San Marino non è per le donne, in spregio alle indicazioni degli organismi internazionali cui ci vantiamo di aderire. Chiedo sostegno in particolare alle colleghe di maggioranza affinché sia cambiato quanto prima il regolamento consiliare. Non esiste una moralità pubblica e una privata, è una sola. Chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è politico, ma un disonesto. Sono parole di Sandro Pertini. Quest’anno la giornata contro la corruzione cade in circostanze precise per la nostra Repubblica. Assistiamo all’ennesimo caso che getta luci fosche su una parte della classe politica sammarinese. E genera molto sconforto nella cittadinanza. Non intendo fare giudizi sommari su persone che hanno il mio sostegno e che dovranno dimostrare assoluta estraneità dai fatti,e hanno subito anche attacchi eccessivi. Tuttavia, questo ulteriore situazione ritrae un ennesimo affresco negativo di un determinato sistema che ha visti coinvolti rappresentanti a vario livello delle istituzioni. Stupisce apprendere che da oltre due mesi si era a conoscenza del caso, come mai non ci si è chiesti se era opportuno andare dalla magistratura? E perché qualcuno già sapeva? Non c’è poi solo questa vicenda, Criminal Minds. Chalet, Sopaf, Varano non sono certo da meno e nello stesso modo dovranno essere affrontati. Sono situazioni che hanno consentito l’ingresso di cosche mafiose nel nostro Paese. Ai colleghi coinvolti, vi chiedo a titolo personale di fare un passo indietro e di assumervi le vostre responsabilità fino in fondo, lo dovete per rispetto del vostro ruolo e a voi stessi, è un atto non richiesto ma fortemente simbolico”.

 

Nicola Renzi, Ap: “C’è un imbarazzo strisciante in tre settori cardine, informazione, giustizia e politica. C’è da parte di alcuni commentatori il tentativo di far credere sia tutta una melassa informe, che sia tutto uguale, che chi da contributo alla politica del Paese può essere sempre accomunato. Cercherò di fare dei distinguo. Alleanza popolare da alcuni è stata etichettata troppo debole in questa vicenda, da altri troppo forte e tesa a strumentalizzare delle vicende e addirittura altri poteri dello Stato, come quello giudiziario e chi sa che altro. Sono andato a ripercorrere tutte le vicende e i momenti in cui noi di Ap siamo scesi su questo argomento. Le prime rivelazioni sulla stampa risalgono al marzo 2013, Ap è intervenuta subito chiedendo che nulla cadesse nel dimenticatoio, chiedendo estrema chiarezza sulle vicende che andavano delineandosi. Al 26 di marzo l’Aula ha licenziato un odg a larga maggioranza che vorrei rileggere e cui Ap si sente vincolata. E spiega al meglio i nostri intendimenti sulla vicenda. ‘Il Consiglio grande e generale dà mandato al magistrato dirigente di riferire alla commissione Giustizia le informazioni sullo stato dell’indagine della magistratura, nel cui lavoro confida, e di fornire ogni elemento utile che consenta al Consiglio grande e generale di intraprendere iniziative di propria competenza qualora emergessero condotte censurabili politicamente. Ap si è limitata ad esprimere fiducia nella magistratura e ad esprimere l’esigenza di intendere l’amministrazione della giustizia come un vero e proprio servizio che deve essere erogato ai cittadini. Ap non intendeva tirare per la giacchetta nessuna istituzione. Ricordo uno scambio di vedute con un giornalista in cui dovevo difendermi dall’accusa di essere giustizialista. In quell’articolo si parlava di un “così fan tutti”, e oggi si parla di una sorta di guerra per bande. Addirittura, ho potuto leggere del bisogno e della necessità di una pacificazione, ma credo debba avvenire tra cittadini e la loro classe dirigente in senso lato. C’è necessità di dimostrare alla cittadinanza che non siamo tutti uguali e che la questione morale è stato un punto fondamentale cui ispirare azione politica. Se noi riusciremo a portare a termine questo percorso di pacificazione e di rinnovata fiducia tra noi e la cittadinanza, nella massima trasparenza e chiarezza, diversamente credo che ci sarà un grosso problema di democrazia. E’ necessario che i tre gangli fondamentali, i settori che devono essere guardati con rispetto, ma come cose da regolamentare su cui esprimere opinioni alla luce del sole”.

 

Stefano Macina, Psd: “Non è la prima volta che ci troviamo in situazioni di questo tipo. In passato altri consiglieri si sono trovati condannati al pubblico ludibrio e poi, dopo 4 o 5 anni, si è scoperto che le situazioni erano costruite ad arte. In questi anni, non abbiamo messo in piedi strumenti per arrivare ad accertarle in tempo utile. Quando vengono coinvolte le istituzioni, occorre che gli interventi siano celeri per evitare situazioni spiacevoli a livello personale e i risvolti sull’immagine delle istituzioni. Come gruppo consigliare, fino al sorgere della vicenda, abbiamo chiesto di andare fino in fondo, dividendo il ruolo della magistratura e quello politico. L’odg approvato a suo tempo resta tuttora valido, come la richiesta sollevata in Aula, di arrivare in tempi brevi alla verifica della situazione. Credo che una riflessione occorra farla, perché ne va della credibilità di tutto il lavoro dell’Aula. Rimane fermo il contenuto dell’odg di svolgere un’azione politica e le verifiche politiche attraverso strumenti che il Consiglio grande e generale deciderà di attivare per verificare eventuali responsabilità. Ma questo non va sganciato dal resto, ovvero dalla necessità di trovare in Aula un comune denominatore da cui ripartire e mettere in piedi vera politica”.

 

Luca Lazzari, Su:  “Esprimo la mia vicinanza al consigliere Lonfernini, ma rimangono degli interrogativi. Le somme indicate sono state effettivamente prelevate? A quale titolo? Stiamo attenti a non seppellire la questione morale dietro le singole vicende. Il male si annida in profondità: nella coscienza del Paese. Alcuni consiglieri hanno ricordato la figura di Nelson Mandela che istituì la commissione per la Verità e la Riconciliazione: fino a quando nella politica del nostro Paese non verrà stabilita la verità, non potrà essere messo in moto un vero cambiamento”.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Occorre un cambio di mentalità e non si può essere giustizialisti o meno a seconda delle convenienze. A me i giustizialisti a corrente alternata danno fastidio, tanto è vero che non ho mai fatto una dichiarazione contro qualcuno nei cui confronti è aperto un procedimento penale. Detto questo, però vorrei dire che non credo che il mio partito pretenda chissà quali trattamenti di favore quando ricorda che il Consiglio in passato aveva chiesto alla magistratura di rendere pubblico quello che la legge prevede sia reso pubblico. La magistratura deve fare il suo dovere fino in fondo come viceversa la politica deve fare il massimo per permettere al Tribunale di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Non vogliamo interferire, ma non ci deve essere nessuna ombra e sospetto su nessuno. C’è qualcosa che mi lascia perplessa su come la vicenda è stata trattata. L’Upr non può dire che certe voci sugli indagati non siano giunte prima al loro partito. Se il mio nome fosse circolato in tal senso, avrei subito chiesto la possibilità di chiarire. Io però non darò giudizi sommari sulla vicenda che al momento non vede nessun indagato. Indaghiamo su tutto e se c’è qualcuno che ha intascato venga appurato. Tuttavia consentitemi di dire che l’odg presentato da 3 gruppi consiliari mi lascia perplessa. Troviamo insieme delle formule che, senza dare vita ad un gioco al massacro, ci permettano di fare qualcosa di utile per la comunità sammarinese”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Ho sentito interventi di consiglieri che hanno usato due pesi e due misure. Anche io in passato sono stata denigrata. Qui dentro si dovrebbe fare politica e va da sé che gli avversari politici dovrebbero essere eliminati usando la politica, ma non sempre succede questo. Gli attacchi personali se ne sono susseguiti diversi negli anni. Non sarà che camminando decisi verso la strada della trasparenza c’è qualcosa che si è rotto? E che dovrebbe suggerirci delle domande? Mi pongo un’altra domanda: si parla di pacificazione tra politica, classe dirigente di questo paese e i suoi cittadini: come si fa quando siamo quotidianamente sulle pagine dei giornali con scandali ad essere pronti e credibili nei confronti della cittadinanza? Se la classe politica non è credibile, non può chiedere sacrifici ai cittadini”.  

 

Simone Celli, Ps: “La questione morale purtroppo è tornata di attualità. E’ molto difficile affrontare l’argomento con serenità. Qui non si tratta di pacificare nulla, ma di utilizzare il buon senso per tutelare le istituzioni. Dunque la questione morale va affrontata con l’obiettivo di fare chiarezze e accertare eventuali responsabilità politiche, senza interferire con l’attività della magistratura. Servono rigore, serietà e coerenza, evitando ogni forma di giustizialismo. Specie quello a corrente alternata, con finalità politiche. Gli esempi sono tanti. Emergono aspetti inquietanti sulla credibilità dell’operato di alcune istituzioni, le autorità di controllo e vigilanza. Ombre inaccettabili in cui si intravvedono le ragioni della black list. Il Ps dice un fermo no a questioni morali di serie A e di serie B. Si deve fare chiarezza su tutto”.

 

Franco Santi, C10: “La politica è sul banco degli accusati, provo grande amarezza. Una classe politica è compromessa e le conseguenze sono gravissime per il Paese. L’impunità tiene lontano gli investitori e attrae i farabutti. Serve totale trasparenza per riguadagnare fiducia. La commistione tra affari e politica, il sistema che chiedeva l’obolo e ha foraggiato tutti, è variegato. Si è determinato un distacco forte tra rappresentati e rappresentati, la politica ha indebolito la coesione sociale cercando solo il saldo. Oggi forse qualcosa è cambiato. Sicuramente le condizioni esterne, ma anche quelle interne. Chi oggi ha responsabilità politiche deve proseguire la strada del cambiamento, per dimostrare che esiste un’alternativa. Dobbiamo cercare di riconciliare la politica con se stessa. E governare una transizione verso una nuova fase. Alla politica manca un ingrediente importante, la verità, il vero antidoto per passare questo momento. Per questo occorre fare chiarezza su ciò che è stato. Presento un odg condiviso da molti consiglieri sulla parità di trattamento tra chi viene dal settore pubblico e chi da quello privato per il modello di retribuzione: ‘Considerato che attualmente esistono due modelli di retribuzione per i lavori consiliari, uno per il pubblico impiego e uno per il settore privato […]; considerato che tali differenze danno adito a una differenza di trattamento tra diverse categorie di lavoratori; considerato che diversi consiglieri sia di maggioranza sia di opposizione si sono espressi più volte, nel corso dei dibattiti, a favore di una parificazione di trattamento per tutti i consiglieri; si impegna il governo a inserire nella prossima legge di bilancio norme per la parificazione del trattamento normativo e le modalità di erogazione del gettone di tutti i consiglieri, a prescindere dal settore di occupazione’”.

 

Matteo Zeppa, Rete: “Quella di oggi è una sorta di autoanalisi della politica. Ciclicamente tornano queste tematiche. Questo non vuole dire che è tutto da buttare via, ma vuole dire che il non avere un ricambio di chi siede in questi banchi non ha concesso alla politica di potersi riammodernare. Al contrario ha permesso ad alcuni la possibilità di conclamare la propria bramosia di potere. La politica ha sempre avuto un ruolo fondamentale nelle decisioni che la esulano. Non accetto l’idea di pacificazione, perché quando una persona deliberatamente attua, attraverso il suo ruolo, politico o dirigenziale, decisioni calcando la mano sul potere discrezionale che ha, una pacificazione verso queste persone che hanno creato un sistema corrotto, non ci può essere. Queste persone devono rendere conto delle proprie responsabilità. Non è più tempo di pacificazioni sociali. Le voci sono tipiche di un paesello, ci conosciamo tutti e sappiamo tutti chi ha fatto che cosa, le gole profonde ci sono in quei settori in cui non dovrebbero esserci. Credo ci debba essere una forte presa di coscienza del fatto che ognuno dovrebbe fare il proprio lavoro, non ci si deve stupire se gli organi di stampa dalle gole profonde cercano lo scoop. A me dispiace per Lonfernini, ma credo che una presa di coscienza sulle sue dimissioni possa consentirgli di sgombrare l’ombra di accuse. Questa mattina il capogruppo Mazza ha definito Rete ‘il più vecchio del vecchio’. Quello che dà fastidio è il fatto che una persona faccia un attacco del genere e un minuto dopo faccia il simpatico davanti agli scanni di Rete. Se si deve utilizzare il microfono per attacchi di questo tipo, resti sul suo scranno, perché la pacificazione su questi atteggiamenti io non la do”.

 

Mario Venturini, Ap: “Questo dibattito ha segnato una novità rispetto al passato. Ha consentito di affrontare un argomento spinoso. Ciò in passato non avveniva in modo corale. In passato queste cose le dicevano solo piccole forze isolate, per il resto silenzio, anche nel Paese. Oggi non è più così, oggi si discute di certi argomenti in modo corale in Consiglio ed è una novità. Per il resto non vedo altre novità. Oggi ho ascoltato interventi prudenti e pacati, c’è stato anche qualche show fuori luogo, ma è normale, e c’è chi fa lezione sul distacco della politica dai cittadini, cosa cui non credo, perché noi siamo scelti dai cittadini. E i cittadini sono stati zitti per lungo tempo. E allora questa classe politica, sempre messa sul banco degli imputati, ha dei correi che sono proprio i cittadini. Penso che abbiano sofferto di encefalite letargica. I sammarinesi hanno dormito profondamente per anni e la classe politica ne è stata l’espressione. Hanno dormito non per opportunismo, ma per una malattia, poi a causa della crisi economica si sono svegliati e si comportano come se si trovassero su marte e si indignano. Non esiste distacco tra classe politica e cittadini, ciascuno nel bene e nel male è espressione dell’altro. Mi richiamo all’odg votato alcuni mesi fa dal Consiglio, aspetto di conoscere dalla magistratura una risposta chiara a quanto accaduto, augurandomi che i colleghi citati sui giornali possano uscirne indenni. Detto questo, non credo sia uno scandalo richiamare la magistratura a lavori più celeri, lo dovrebbero chiedere i cittadini. La politica non può essere responsabile in toto di quanto possono aver compiuto alcuni esponenti. Prima si diceva che Ap vuole mettere mano sulle banche, oggi sulla magistratura, Ap è il partito che, tramite il suo rappresentante ha manipolato la commissione inchiesta. C’è chi ha fatto riferimento alla macchinazione politica, non so cosa sia accaduto, non posso esserne certo, ma mi auguro non ci sia stata. Ricordo però che questo Paese vive sulla macchinazione, il chiacchiericcio, le calunnie, gli attacchi sui social network. La politica ha vissuto sulla diffamazione e poi i politici ricordano le proprie vicende, ognuno le ha citate, Mazza, Bronzetti…ma ricordo che, dopo il 2008, come Ap siamo diventati il male del Paese, il problema del problema. Se le macchinazioni ci sono, vanno avanti da un pezzo. Una forza in particolare ha iniziato a descrivere Alleanza popolare in un certo modo, siamo diventati il partito clientelare per antonomasia. I fatti hanno dimostrato il contrario, ma il vento della calunnia è andato avanti per 4 anni. A proposito di calunnia, ricordo un esposto di tre autorevoli esponenti dell’opposizione che nella scorsa legislatura è stato mosso nei confronti dell’ex coordinatore di Ap, Stefano Palmieri, per un episodio accaduto prima della sua entrata in politica e su cui non c’era nemmeno un rapporto della dirigenza dell’azienda per cui lavorava, un caso che non aveva ragion d’essere. Rende chiaro come questo Paese vive sulla macchinazione. Tornano all’odg presentato da tre forze politiche di opposizione che chiedono l’istituzione di una commissione consigliare di inchiesta: fa nascere molti dubbi, lo avete presentato apposta perché non venga votato? O c’è malafede o siete ingenui fino all’autolesionismo. Il collega Foschi vi ha raccontato quanti mesi di lavoro occorrono per un caso? Non si può nominare una commissione su sette vicende su cui sta indagando magistratura di procure diverse. Bisogna essere seri, perché i vostri odg siano condivisi, scegliete uno dei sette casi, ve lo voto. Altrimenti qui facciamo solo chiacchiere, come fuori dal Palazzo”.

 

Elena Tonnini,Rete: “I regimi corrotti hanno tutto l’interesse di limitare gli spazi di dibattito politico. Si crea una forte lealtà tra persone che appartengono al medesimo gruppo ristretto: una lealtà che spinge loro a sfruttare la cosa pubblica invece di lavorare nell’interesse della comunità. La politica è diventata in alcuni casi un affare privato per tessere alleanze e ottenere privilegi. Bisognerebbe invece dimostrare che l’attaccamento prioritario è quello col cittadino. Non spetta a noi definire illegalità e colpe, però non ci stiamo al gioco degli equilibri. Oggi in quest’Aula si sono susseguiti discorsi secondo cui, visto che tutti potrebbero finire in certe vicende, meglio evitare pretese di trasparenza”.

 

Andrea Zafferani, Civico 10: “Non siamo qui per emettere sentenze preventive. Ma sono tra quelli che credono che, tra approfondimenti politici e indagini penali, ci sia un’enorme differenza. Sono tra quelli che credono che i profili della responsabilità politica e di quella penale vadano studiati con gli strumenti più opportuni. Faccio due esempi? Frequentare personaggi poco raccomandabili ha un enorme rilievo politico per un rappresentante delle istituzioni, anche se non ha un rilievo penale. Allo stesso modo, essere soci di imprese che fanno un certo genere di attività ha un enorme rilievo politico per un rappresentante delle istituzioni, anche se non ha rilievo penale. La Magistratura deve fare il suo mestiere secondo quello che prevedono le leggi e lo deve fare allo stesso modo per tutti i cittadini. Mi aspetto che si passi ai fatti e si mettano a disposizione dei giudici gli strumenti per arrivare con efficacia e rapidità alla conclusione dei procedimenti”.

 

Gloria Zafferani, Rete: “E’ vero ci sono delle indagini in corso e ancora non ci sono indagati. Ma invito a una riflessione citando un discorso del giudice Paolo Borsellino. L’equivoco su cui spesso si gioca è proprio questo: si dice quel politico era vicino a un mafioso, però la Magistratura non l’ha condannato e perciò quel politico è un uomo onesto. No, non è così. La Magistratura può solo fare accertamenti giudiziali, ma le altre istituzioni politiche devono trarre le conseguenze da queste vicinanze tra politico e mafioso che rendono lo stesso politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica”.  

 

Gian Nicola Berti, Ns: “Non mi sento ricattabile. Se uno mi ricatta vado in tribunale e faccio una denuncia. Come deve essere. Mi sono comportato correttamente in tutta la mia vita, credo nella mia libertà di pensiero, nella vostra, e che finché una persona non viene condannata si deve considerare innocente. C’è qualcuno che sta giocando alle nostre spalle e ha interessi lontani dai nostri. Io il regista lo vedo, è molto chiaro, non sono ancora in grado di fare il nome, ma non esiterò un momento a dire chi è il soggetto che reputo responsabile di questa campagna diffamatoria a stillicidio e che si diverte a far sì che venga sempre più delegittimata questa classe politica. E’ un disegno che usa tanti piccoli pedoni e la nostra inclinazione a fare una guerra tra bande. Mi pongo il problema di chi fa veicolare certe cose. Le notizie escono da un alveo ben definito, mi riferisco alla vicenda del Conto Mazzini. Chi può averle fatte uscire? La polizia giudiziaria, il tribunale? Sarebbe la prima volta. Ci sono state due comunicazioni giudiziarie e gli interessati hanno questi elementi. Sono loro gli autori? Non lo posso affermare. Da alcuni giorni assisto Marco Gatti, abbiamo presentato denuncia circostanziata relativamente a una campagna calunniosa. Si dice che lo stesso Gatti sia indagato quando non è vero. Ho la sensazione che ci sia volontà di alimentare confusione e clima di sospetto con l’intendimento di spingere alcune forze politiche ad una guerra su una questione di moralità. Ho la sensazione che non potremo mai individuare chi è immorale e morale, non ho ancora sentito accuse circostanziate e non ho ancora visto rinvii a giudizio. Qua però siamo già arrivati a sentenze e condanne, si delegittima un consigliere solo perché c’è un chiacchiericcio su di lui. A chi cita Borsellino, ricordo che Falcone, prima di essere ammazzato, ha subito una campagna diffamatoria terribile da parte della mafia. Usare giornali, che si comprano con due lire, per riportare notizie infondate, è facile. Ma ciò non succede se le persone sono coerenti e leggono informazioni con spirito critico”.

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