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San Marino, conto Mazzini. Rete: e dopo la frode carosello, tutti a nanna!

da Redazione

Ogni tanto qualche nome salta fuori.

In un paese ideale questo dovrebbe bastare a mettersi il cuore in pace, a riporre la fiducia in una magistratura efficiente e in un sistema partitico in cui gli stessi partiti chiederanno ai propri esponenti coinvolti a vario titolo in qualche inchiesta di farsi da parte, anche solo temporaneamente, per permettere il corretto svolgimento delle indagini come segno di responsabilità nei confronti della popolazione.

A San Marino invece funziona sempre tutto al contrario.

Più i politici sono coinvolti nelle indagini, più i loro nomi sono accomunati a frodi carosello, truffe, legami a clan mafiosi, più i partiti si stringono intorno a loro, al posto di pretendere delle spiegazioni. Più danneggiano nome e reputazione dei sammarinesi, più alcuni sammarinesi, i soliti noti nominati un po’ ovunque, accorrono a pretendere favori e regali.

L’ultima chicca ce la regala il rapporto giudiziario del Nucleo antifrode e dell’AIF (Agenzia di Informazione Finanziaria) relativo alle vicende della BCS – Banca Commerciale Sammarinese e Fin Project che, oltre a contenere i nominativi di due indagati per riciclaggio (Giuseppe Roberti, ex responsabile dell’antiriciclaggio della banca e Gilberto Canuti, ex direttore), contiene quelli di una serie di politici e imprenditori (non indagati) che pare abbiano movimentato centinaia di migliaia di euro attraverso i libretti del “Conto Mazzini”: ci sono il solito Fiorenzo Stolfi (PSD), Gian Marco Marcucci, Giovanni Lonfernini, Pier Marino Menicucci, Cesare Antonio Gasperoni (tutti e 4 UPR) insieme a Mirella Frisoni (ex PDD), Remo Giancecchi (ex DdC ora UPR), amministratore unico della Gifas Immobiliare.

Una chicca che racchiude molti dei mali del nostro paese: ad esempio le persone a cui ci affidiamo per il rispetto e il controllo delle regole sono le prime a fregarci (un responsabile dell’antiriciclaggio indagato per riciclaggio? Allucinante!).

Ulteriore conferma che continuando a votare, alle elezioni, i rappresentanti di questo sistema non si cambia una virgola, si spostano solo i centri di potere, la forza contrattuale di un partito su un altro, il potere di chiedere e ottenere ciò che si vuole a seconda che si appoggi o no la maggioranza di turno.

Ecco a cosa ci riferiamo quando denunciamo la politica dei ricatti incrociati: ognuno dipende dall’altro per la difesa di un proprio privilegio, e così ogni partito anzi, ogni politico, si costruisce il proprio personale parco giochi sulla pelle della popolazione. In maniera trasversale, dalla DC al PSD. Bisogna evidenziare infatti che le movimentazioni del Conto Mazzini partono dal 2004, quando Lonfernini e Gasperoni facevano ancora parte della Democrazia Cristiana (da cui si sono staccati nel 2007 per formare i Democratici di Centro) e quando anche Menicucci e Marcucci facevano parte della Democrazia Cristiana (da cui sono usciti nel 2007 per formare gli Europopolari, poi uniti ai Ddc nel 2011 per formare l’attuale Unione per la Repubblica).

Forse chi fa le regole le conosce talmente bene da poterle sfruttare per permettere di agire indisturbato, forte di un consenso popolare che deriva da favori, da un tacito consenso da parte di chi finge di non vedere, chiude un occhio per timore reverenziale o per timore di qualche ripercussione?

La chicca del Conto Mazzini compare qualche giorno dopo l’ennesima notizia su Marco Gatti (Segretario DC) il cui nome, dopo l’inchiesta Fil Rouge di qualche mese fa, torna al centro delle indagini delle Procure di Napoli e Forlì: si stanno mettendo insieme vecchi e nuovi documenti che portano ad ipotizzare un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio e truffa ai danni dello Stato italiano attraverso un complesso sistema di frode carosello. “Marco Gatti, nella sua qualità di amministratore della E-Vox -viene scritto negli atti- ha agito col dolo specifico di consentire alla Project spa l’evasione dell’Iva e dell’Ires”. (Romagna Noi del 24.11.2013). Una truffa che coinvolge sette paesi e personaggi già arrestati per collegamenti con clan mafiosi.

E la DC cosa fa? Gli rinnova l’incarico di Segretario. Non stiamo parlando di una multa per divieto di sosta ma di indagini su frodi fiscali e legami mafiosi. E allora, viene logico pensare, probabilmente la DC si sente degnamente rappresentata da una persona che compare continuamente nelle indagini della Guardia di Finanza.

Chiediamo -è questa l’unica forma di pacificazione che potrà impedire lo scontro sociale- che le persone coinvolte in queste indagini e in ogni indagine future che dovesse affacciarsi, facciano un passo indietro! Chiediamo che i partiti prendano le distanze da questi fatti e pretendano con vigore chiarezza dai loro rappresentanti! Chiediamo che la magistratura indaghi sulle persone e sulle società o i patrimoni delle persone in oggetto.

I nomi del Conto Mazzini compaiono ora e viene da pensare. Perché proprio ora? Per farci dimenticare di Gatti, della riforma tributaria, della patrimoniale? In fondo funziona sempre così, se al liquame aggiungi altro liquame poi tutto si confonde.

Ma sempre liquame rimane.

 

Movimento R.E.T.E. – Rinnovamento Equità Trasparenza Ecosostenibilità

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