La sequenza temporale di alcuni avvenimenti politici è inquietante e mostra come ormai la Repubblica sia al centro di una vera e propria guerra per bande. Una settimana prima dell’apertura del Congresso del PDCS si è assistito all’esplosione del caso Marco Gatti, il quale sembrerebbe comparire in alcuni fascicoli della Guardia di Finanza per pesanti illeciti. Le lotte intestine, a suon di documenti giudiziari, del primo Partito sammarinese sono la manifestazione di come possa essersi ridotta la politica. Nell’attesa che si facesse luce sulla vicenda, la risposta del PDCS, che avrebbe potuto chiedere un passo indietro al proprio Segretario perlomeno per tutelare l’immagine del Paese e della maggioranza di Governo, è stata invece quella di riconfermarlo come guida.
Poi, a distanza di soli due giorni dal termine del congresso del partito di maggioranza relativa, escono sui quotidiani i nomi della tanto annunciata vicenda “conto Mazzini”. A esserne colpite sono buona parte delle forze politiche che siedono in Consiglio. I nomi riportati sono tutti riconducibili a politici, tranne uno, che però al tempo dei fatti a cui si fa riferimento faceva parte dell’entourage di un noto esponente del PSD.
Al di là delle valutazioni sugli specifici casi, ciò che davvero desta preoccupazione è il coacervo di interessi illegittimi e di ricatti incrociati che segnano il mondo politico sammarinese. Il quadro che ne emerge è che una certa classe politica, che da anni è o è stata al governo, è compromessa oltre ogni possibile immaginazione. Più che di scheletri negli armadi bisognerebbe parlare di veri e propri ossari.
Le ripercussioni per l’intero Paese sono gravissime. La centralità della questione morale non è moralismo, riguarda la stessa possibilità di sopravvivenza della Repubblica. La lotta di potere così esercitata impedisce un normale sviluppo economico. L’impunità come status quo e la non affermazione dei più elementari principi di uno Stato civile, tengono lontani investitori seri e viceversa attraggono farabutti di ogni tipo. Il Paese ha invece bisogno della più totale trasparenza per riconquistare fiducia e dignità sulla scena internazionale.
Con una classe politica così inquinata ogni possibilità di ricambio è negata: ogni intervento è finalizzato alla salvaguardia della propria posizione di potere anziché all’interesse generale.
Facciamo appello al tribunale affinché proceda rapidamente alla verifica dei fatti che un bravo giornalista ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica. Chiediamo che quanto prima si possa avere un riferimento sulla vicenda nelle sedi deputate e ci riserviamo intraprendere altre azioni a sostegno della cittadinanza e della politica onesta.
Cittadinanza attiva