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Il coaching per sviluppare le proprie qualità e capacità

da Redazione

Un concetto nato nel mondo dello sport e successivamente traslato all’ambito imprenditoriale. Le parole chiave: autoconsapevolezza e responsabilità. Svilupparle significa crescere.

 

di Annarita Gelasio*

 

Il termine coaching nasce dal mondo dello sport ed è stato traslato a diversi altri ambiti di vita, compreso quello imprenditoriale. La definizione di coaching non è univoca: una delle più condivise è quella dell’International Coaching Federation (ICF), che afferma che il termine coaching “sta a significare una relazione tra uno o più coach ed uno o più clienti (o coachees) in grado di avviare un processo riflessivo e creativo al fine di massimizzare il potenziale personale e professionale dei clienti stessi”.


Fondamenti teorici e specificità

 

La corrente teorica sottostante al coaching è quella della psicologia positiva e del Lifelong Learning, che considera le persone in grado di apprendere e di sviluppare le proprie potenzialità lungo l’intero corso di vita. Questa opportunità di sviluppo continuo si innesta sulle proprietà della corteccia cerebrale, in particolare la plasticità e la possibilità di espansione e di arricchimento, tramite la formazione di nuove connessioni, delle reti neuronali. Nel mondo del lavoro odierno, e più in generale nella società, il coaching risponde alle esigenze crescenti di flessibilità, adattabilità, innovazione, personalizzazione dei contenuti e delle esperienze, e si configura come una pratica sempre più importante ai fini della gestione e dello sviluppo di un’organizzazione. Il coaching si differenzia dal mentoring, un’altra forma di sostegno personalizzata che ha luogo soprattutto in ambito aziendale, in quanto il mentoring prevede una relazione più sbilanciata, in cui un individuo esperto insegna ad un altro meno esperto, con riferimento in particolare alle competenze tecniche di quel tipo di compito o lavoro. Nel coaching, invece, ci si concentra anche sul rafforzamento di competenze non strettamente attinenti al compito, ma comunque rilevanti per poterlo svolgere con efficacia, quali le competenze comunicative, collaborative, di auto-organizzazione e le meta-competenze. Il coaching fornisce dunque l’opportunità di avere un intervento personalizzato e mirato alle esigenze specifiche, ma al contempo di agire su dimensioni più globali che riguardano l’individuo, nell’ambito di un rapporto paritario e di confronto.

Il coaching, in particolare quello relativo al mondo delle organizzazioni, si rivolge contemporaneamente a tre tipologie di coachees. Il cliente target (individuo o gruppo) dell’intervento specifico di coaching; l’organizzazione o la rete operativa di cui quel cliente è parte; infine gli stakeholder e i clienti esterni di quell’organizzazione, che rappresentano lo scopo ultimo della sua attività.


Le molteplici finalità del coaching

 

Le parole più ricorrenti, nella letteratura sul coaching, sono ‘autoconsapevolezza’ e ‘responsabilità’. Si può dire che il potenziamento di tali dimensioni sia la finalità principale del coaching, trasversale alle sue diverse tipologie ed applicazioni: detta finalità, infatti, sostiene e facilita il raggiungimento degli obiettivi specifici delle varie applicazioni del coaching, che possono essere obiettivi personali, di gruppo o aziendali. L’autoconsapevolezza può essere aumentata dalla focalizzazione dell’attenzione e dalla pratica, e contribuisce ad avere una percezione più chiara sia degli elementi della situazione in cui si è inseriti (e a discriminare le informazioni rilevanti da quelle irrilevanti), ma anche ad imparare a riflettere più proficuamente sui propri punti di forza e di debolezza e a riconoscere e modificare quei modi di pensare che possono essere automatici e improduttivi.

Una maggiore autoconsapevolezza è in grado di aumentare il senso di autoefficacia nel portare a termine i propri compiti e nell’operare in maniera autonoma. A questo proposito, all’interno della relazione di coaching, sarebbe importante favorire la possibilità delle persone da formare di vivere esperienze di successo, inizialmente anche semplici, in modo da sviluppare progressivamente le proprie percezioni di autoefficacia e la sensazione di padronanza sui compiti. L’autoconsapevolezza si collega alla responsabilità, nel senso che favorisce la volontaria assunzione di responsabilità personale, la quale a sua volta facilita prestazioni di alto livello ed è in grado di aumentare la motivazione verso il compito. Perché la responsabilità assunta eserciti un’azione positiva, è necessario però che sia volontaria, e non percepita come imposta da qualcun altro. Affinché la relazione di coaching abbia esiti positivi, è importante che la cultura organizzativa e le modalità operative all’interno dell’azienda sostengano e rendano attuabili l’apprendimento e il miglioramento di competenze. Se, infatti, il coachee che ha sviluppato nuove competenze, si trovasse poi a lavorare in un contesto rigido, o se non gli fosse lasciato uno spazio di autonomia nella gestione del proprio lavoro, i benefici del coaching potrebbero attenuarsi e i miglioramenti conseguiti potrebbero non tradursi in maggiore efficacia nella prestazione lavorativa.

 

 

* La dottoressa Annarita Gelasio è psicologa del lavoro e delle organizzazioni. Formatrice e consulente di grande esperienza, ha collaborato e collabora con importanti realtà imprenditoriali. Da anni fa parte del team di docenti dei corsi di formazione organizzati da INforma, il sistema formativo dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese.

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