Maria, Adriana e Francesca. Un’emigrazione dai Paesi dell’Est, alla ricerca di un’occupazione che in pochi farebbero. Parlano di sanità, di lavoro nero. Donne venute a qui San Marino per poter far studiare i figli.
di Alessandro Carli
E’ l’effetto dell’allungamento delle prospettive di vita, ma non solo. Più anziani, meno nascite: l’equazione è abbastanza semplice. E chi vive, spesso, quando si trova un genitore anziano, invece di accudirlo (le persone anziane sono lo scrigno di una famiglia. Ci hanno messo al mondo, ci hanno fatto crescere, studiare) preferisce affidarlo alle badanti. Spesso straniere, è vero. Anche perché – e lo chiediamo anche ai nostri lettori – chi sarebbe disposto a un lavoro del genere, duro, spesso poco retribuito, ma soprattutto full time?
L’uscita del segretario di Stato alla sanità, Francesco Mussoni delle scorse settimane – in estrema sintesi ha detto che le badanti, a San Marino, sono portatrici di gravi malattie contagiose come le epatiti, la tubercolosi, la sifilide e l’Aids – poi corretta e riparametrata, in realtà ci dà lo spunto per provare a capire il fenomeno-badanti, dal timbro fortemente sociologico. Abbiamo raccolto qualche utile informazione numerica per dare un’idea della sua portata, accogliendo e ascoltando anche – ed è questo uno degli aspetti più appassionanti per chi fa questo mestiere – le storie di qualche persona. Le vedi passeggiare nelle strade della Repubblica, con il loro taglio di capelli che è come una carta di identità. Hanno colori tutti loro, spesso che sfumano nel biondo, o nel biondo cenere. Hanno un passo fiero, orgoglioso, di chi sa che sta facendo qualcosa di buono per l’assistito ma anche per la propria famiglia, che vive – quando vive – lontana migliaia di chilometri. Hanno la gentilezza dei tempi antichi, una pazienza quasi dimenticata oggi. Le riconosci dall’incedere del loro camminare, mai troppo veloce, che quasi stride con il tour-billon della frenesia che attanaglia l’esistenza delle persone. Hanno lasciato i loro Paesi, i familiari. Alla ricerca di un lavoro, un’occupazione che permetta “a chi è rimasto lì”, di vivere. Di sognare una vita migliore. Provengono dalle terre amate e descritte da Tiziano Terzani – il Terzani che ha attraversato la Russia – e da Paolo Rumiz, ottimo giornalista triestino che da sempre preferisce rivolgere le proprie attenzioni verso l’Est, verso Oriente (è lo stesso Rumiz che spiega i suoi viaggi. Talvolta basta una sola frase: “Ci sarà un motivo perché si dice ‘orientarsi’ quando si viaggia”). Hanno attraversato l’Europa, tra i “sentieri costretti in un palmo di mano”, per provare a inventarsi una nuova vita. Per inviare a casa qualche soldo, per permettere ai figli di poter studiare, e di avere una vita migliore della loro. Hanno tutta circa 50 anni, qualcuna anche qualcosa in più. E sono nate e cresciute sotto i regimi, con ordine e disciplina. Conoscono il valore del ricordo, e hanno rispetto per le persone anziane. Dietro ogni sguardo, una storia. Fatta di lontananza, di fatica.
Badanti: i numeri
Nel periodo che va da gennaio a fine settembre 2013 il numero di badanti che operano a San Marino è di poco superiore a 400 unità.
“Il numero fornito nelle scorse settimane sulle badanti che operano a San Marino e che è stato quantificato in 463 unità, non riguarda il numero di badanti bensì il numero di pratiche – spiega Alberto Mino, segretario Federpensionati CSdL -. In realtà, secondo quanto ci ha fornito l’Ufficio del Lavoro, le badanti sono 409. Le persone che hanno bisogno di questo tipo di assistenza sul Titano sono chiaramente di più: in alcune famiglie sono gli stessi familiari ad occuparsi di persona dell’assistito. La situazione dei pensionati e anziani a San Marino attualmente nel suo insieme è buona, rispetto ad altri Stati, anche se non mancano alcune criticità, come ad esempio i pensionati soli o che percepiscono una sola pensione minima in famiglia, pari a 1.032 euro per 13 mensilità, e i non autosufficienti con la pensione minima integrata dall’assegno di accompagnamento, la quale supera di poco i 1.300 euro circa mensili, con la badante da pagare. Le persone non autosufficienti, ovvero che non deambulano, sono poco meno di 300”.
Come ci si mette in contatto con un’assistente per gli anziani? Anche sul Monte si possono trovare alcune agenzie di collocamento, che fanno da cerniera tra la domanda e l’offerta. Annarita Mauriello, coordinatore tecnico della gestione dei servizi assistenziali e sanitari di “Progetto Autonomia srl”, ci raccolta qualche aspetto del mondo delle badanti. “Si tratta un lavoro molto delicato, che sta crescendo anche a San Marino. Riguarda quasi esclusivamente donne che hanno almeno 50 anni, provenienti dall’Est Europa, soprattutto Ucraina e Russia”.
Ma come si muove un’agenzia? “Una volta conosciuta la patologia della persona anziana – prosegue Annarita Mauriello -, si cerca la figura più idonea, che magari ha, nel proprio curriculum, un’esperienza simile. Individuata, si passa al colloquio. Nel caso ci fosse l’accordo, scatta il periodo di prova, della durata di un mese”.
Superata la prova, inizia l’iter burocratico.
Tre storie
I loro nomi si legano alla religione cristiana – Maria, per esempio – e sanno ascoltare. Sono timide ed impaurite, quando provi a intervistarle: in maniera frettolosa e sbagliata, sono oggetto di luoghi comuni. Eppure, dietro il loro sguardo, nascondono un cuore infinito. Molte non vogliono parlare. Le parole del segretario Mussoni le hanno colpite. Hanno paura: un sentimento orribile, per chi lascia la propria terra. Temono di non essere accettate. Nomi inventati (per privacy) e nessuna foto. Maria, Adriana, Francesca.
Tre nomi per tre storie che si intrecciano come i fili di un arazzo che ci restituisce un’immagine, nitida, di lavoro duro, vita, abbandono della propria patria.
Tre nomi per tre incontri che si intrecciano in un unico lavoro: quello delle badanti. Lavorano nelle case dei sammarinesi accanto ad anziani e malati per accudirli e prendersi cura di loro. In questo ambito di prossimità, così vicino alla sfera intima e privata, nel chiuso delle mura domestiche, si sviluppano dinamiche di amicizia e solidarietà. Ma anche parole che raccontano uno strappo con la propria terra di provenienza, l’Est dell’Europa: viaggi alla ricerca di un’occupazione, mete lontane da inseguire per trovare – quando capita – un lavoro che permetta alla propria famiglia di poter vivere. Maria, Adriana, Francesca. Tre storie vere.
Maria
Il lavoro di badante non è esattamente quello che si auspicava di svolgere. “Nel mio paese ho conseguito una laurea in economia. Mi sono sposata abbastanza giovane, e l’impiego di mio marito ci ha permesso di vivere bene. Poi, dopo la sua morte, io e mio figlio abbiamo avuto una serie di problemi economici. Per un anno, ho cercato lavoro, ma senza risultati. Così ho pensato di trasferirmi in Italia. Ho provato a sfruttare il titolo di studio, ma invano: le poche proposte che ho trovato, erano tutte part time e sottopagate, ma soprattutto non inerenti ai miei studi. Così ho iniziato a fare la badante: un lavoro retribuito abbastanza bene, ma molto faticoso. I soldi che prendo li invio a mio figlio che sta studiando economia. Lo sento al telefono, e mi rassicura. Mi dice che appena finirà l’Università, ci vedremo. So che studia, e che si impegna molto. E’ un ragazzo maturo, e capisce i sacrifici che può fare solamente chi è madre”.
Adriana
Adriana viene dalla Romania. Lavora a San Marino da 11 anni. “La Romania è un Paese avanzato e civile. Siamo persone per bene: non credo sia giusto mettere tutto nella stessa pentola. Si è detto che siamo portatrici di malattie. Qualche caso può esserci stato, ma non è giusto generalizzare”. Adriana lavora in regola, ma non nega che ci siano anche badanti in nero. Almeno quante quelle contrattualizzate. “Ma non è per scelta nostra. Noi vorremmo essere messe in regola. Purtroppo però non tutte le famiglie lo fanno. Cinque anni fa, dopo aver seguito una persona anziana, ho avuto un’infiammazione al tendine, e sono dovuta ricorrere alle cure dell’Ospedale. Sono arrivata a San Marino in salute”.
Adriana poi si ferma. “Le famiglie versano i contributi per noi. Credo sia giusto che se un lavoratore si ammala, possa accedere ai servizi per la guarigione. A 50 anni una donna poi inizia ad avvicinarsi alla menopausa”. Per 25 anni ha gestito un negozio di alimentari in Romania. La crisi ha colpito anche lei e la sua famiglia. “Ho due figli, e vorrei che potessero studiare. In Romania avevamo una bella casa in campagna, con gli animali e un po’ di terra. Però servivano anche i soldi: le bollette, l’istruzione dei figli. Facciamo un lavoro che pochi apprezzano. Eppure l’emigrazione ha riguardato, anni fa, anche San Marino: molte famiglie sono andate degli USA o in Argentina”.
La signora Adriana poi ci parla dei suoi hobby. “Portiamo gli anziani nella sala della Giunta di Castello di via Giacomini. Leggiamo (tanto per dire, mentre parla ha davanti a sé il libro “Dizionario della saggezza” di Montaigne, in italiano), giochiamo a carte. Ogni tanto andiamo a fare shopping al Centro Commerciale Azzurro. Comperiamo qualcosa da mandare a casa. Le persone anziane hanno bisogno del nostro lavoro, e noi di loro. Sono due bisogni che si incontrano”.
Francesca
Parla poco, quasi con timidezza. O è solo una forma di rispetto. Francesca ha 56 anni, e ha lasciato l’Ucraina circa 5 anni fa. Lavorava in un’azienda. Ha due figli: uno si è diplomato da poco, la più piccola invece sta ancora studiando. Parla, Francesca, e ogni tanto si ferma per asciugarsi una lacrima. “E’ difficile doversi staccare dai propri figli. ma l’amore di una mamma può fare anche questo: lasciare la propria patria, andare in un altro Stato per cercare un lavoro. I soldi li invio a casa: so che servono. La mia vita si svolge tutta a San Marino: seguo una persona anziana, una signora. Ha più di 80 anni, e ha qualche difficoltà nei movimenti. La sera parliamo. Mi racconta di quando era giovane, della guerra, degli ebrei rifugiati a San Marino. Suo figlio la tratta con sufficienza: la viene a trovare due volte alla settimana, ma è sempre di fretta. Dice che deve lavorare. In Italia e a San Marino non c’è molta riconoscenza verso i genitori anziani. In Ucraina i vecchi vengono tenuti in grande considerazione: ci si affida alla loro esperienza anche per un consiglio”.