In primo luogo l’imminente Congresso del PDCS. Poi, a seguire, la crisi e gli scandali di giudiziaria. Con Marco Gatti, segretario uscente dei democristiani, parliamo di sistema Paese. A partire dalla stretta attualità.
di Alessandro Carli
In primo luogo l’imminente Congresso del PDCS. Poi, a seguire, la crisi e gli scandali di giudiziaria. Con Marco Gatti, segretario uscente dei democristiani, parliamo di sistema Paese. A partire dalla stretta attualità.
Ci conferma la sua ricandidatura?
“Sì, mi ricandido, nonostante le notizie uscite di questi giorni. Dobbiamo dimostrare che come classe politica non ci facciamo condizionare, soprattutto nei giorni del congresso, da queste notizie che, secondo me, non sono ‘politica’. Come partito abbiamo una grande responsabilità, ovvero quella di salvaguardare anche tutti gli altri partiti. Il congresso andrà in controtendenza rispetto a ciò che sta accadendo in Italia dove i fenomeni di giudiziaria hanno distrutto la classe politica”.
Si aspettava questi attacchi?
“Mi hanno sorpreso. Me lo aspettavo, sapevo da tempo che se mi fossi ricandidato sarebbero uscite una serie di problematiche, costruite o vere in parte. Ho scoperto nella politica che da velleità si costruiscono grandi bugie. Nel momento in cui mi sono arrivate, le ho codificate come un invito a non ripresentarmi”.
Come ha vissuto l’esperienza da segretario del PDCS?
“E’ stata una sfida politica ed economica: un periodo impegnativo e intenso. E’ stata la mia prima esperienza da segretario. Sono convinto di aver in parte trascurato il rapporto con ‘base’ e con la gente in quanto sono stato preso da strette contingenze. Abbiamo rincorso i provvedimenti per raggiungere gli standard internazionali per cercare di essere riabilitati,. Forse dal periodo elettorale in poi ho iniziato a fare maggiormente il segretario del partito. Ho delegato gli aspetti tecnici ad altre persone, al gruppo consiliare, che ha capacità tecniche importanti. Credo sia necessario riprendere la comunicazione con gli iscritti, ma soprattutto con i cittadini”.
“Verso il XIX Congresso PDCS – Fare il Partito” ha accompagnato l’avvicinamento al congresso. Per quanto riguarda il fare però il governo non ha fatto molto…
“Di più si può sempre fare. Ma dobbiamo anche fare anche un percorso storico: dove eravamo nel 2008? Il report Ocse oggi ci dice che siamo arrivati livelli di USA, Germania e Italia. Un risultato frutto di un lavoro fatto in questi anni, un percorso di lavoro interno che ha permesso agli organismi internazionali di valutarci positivamente. Abbiamo davanti due sfide: quella dell’uscita dalla black list italiana e il rilancio dell’economia del Paese. Con una classe politica forte sarà possibile vincerle entrambe. Abbiamo di fronte grandi opportunità, anche per le scelte che abbiamo fatto in passato, che sicuramente lì per lì hanno generato una contrazione economica. I riferisco ai tre famosi pilastri, che sono crollati: anonimato societario, riservatezza bancaria e fiscalità agevolata. La trasparenza ha un costo iniziale che va capitalizzato e va portato a ricavo. La trasparenza ha portato alla crisi del settore bancario e ha generato disoccupazione. Adesso però bisogna pensare alla crescita del sistema Paese. E’ necessario mettere in campo una serie di condizioni che ci facciano essere attrattivi: dobbiamo investire in infrastrutture, per esempio. Se crediamo nel turismo, vanno messe in campo investimenti per il polo museale e per i parcheggi”.
Per investire servono soldi.
“Con il bilancio dello Stato che abbiamo oggi è impossibile pensare di destinare parte del bilancio agli investimenti. Allora dobbiamo ricorrere al debito pubblico per gli investimenti. Ma è necessario che il bilancio sia perlomeno in pareggio”.
Come si fa?
“Intervenendo sulla PA e chiedendo uno sforzo ai cittadini di pagare qualcosa in più rispetto alle imposte del passato. Il bilancio può essere riportato in salute attraverso la riforma fiscale e il taglio spesa corrente. Bisogna agire sulle strutture della PA: fare meglio le cose che si fanno oggi, togliere quelle che non servono e farle con meno personale”.
CLICCA QUI per la videointervista a Marco Gatti.