L’avvocato, membro del Consiglio Grande e Generale e che già aveva ottenuto ottimi riscontri in termini di voti raccolti alle ultime elezioni, è stata nominata nuovo Coordinatore del movimento.
Il primo Congresso di Noi Sammarinesi ha incoronato Maria Luisa Berti. L’avvocato, membro del Consiglio Grande e Generale e che già aveva ottenuto ottimi riscontri in termini di voti raccolti alle ultime elezioni, è stata nominata nuovo Coordinatore del movimento.
Noi Sammarinesi sta diventando grande. Da poco è stato celebrato il primo congresso. Dove volete arrivare?
“Il movimento è nato come lista civica formata da sammarinesi, con un grande attaccamento al proprio Stato, rispettosi delle sue tradizioni e dei suoi valori fondanti. All’epoca, era il 2006, ci trovavamo all’apice di una politica clientelare e personalistica, in un Paese in cui si ravvisavano i primi segnali evidenti di malaffare. Ci siamo uniti con il proposito di provare a cambiare il Paese, difenderne le peculiarità di libero Stato sovrano. Da un ruolo di opposizione responsabile in cui abbiamo sostenuto anche provvedimenti della maggioranza, siamo arrivati ad essere un movimento con responsabilità di governo. Ora dobbiamo guardare oltre. Non siamo certamente forti nei numeri come i partiti alleati, ma siamo forti nelle idee e nei valori in cui crediamo e siamo maturi per fare un passo ulteriore di creazione di un grande contenitore di Centro liberale e democratico basato sulla concezione della politica come servizio alla collettività, aperto al dialogo con tutte le forze politiche responsabili e disponibili a contribuire alla crescita del Paese”.
Noi Sammarinesi si è avvicinato alla Democrazia Cristiana e ha confermato l’appoggio al governo. Eppure i risultati portati a casa sino ad oggi non sono stati soddisfacenti. Poteva fare di più l’esecutivo sulla riforma tributaria, decreti sviluppo e black list?
“La situazione attuale è ancora difficile. I frutti del lavoro svolto non sono ancora evidenti e questo può essere una conseguenza del fatto che si poteva fare meglio”.
Al fianco dei partiti, anche a San Marino c’è un fitto sottobosco di movimenti, nati, in parte, da un forte fervore di antipolitica. Possono far paura ai partiti storici? Come li vedete?
“Non penso facciano paura, se si ha la capacità di cogliere l’insoddisfazione della cittadinanza verso la politica tradizionale e la necessità di un cambiamento. Penso che la cittadinanza oggi si identifichi più nelle persone che nei partiti, abbia bisogno di sentirsi più partecipe; la struttura snella del movimento facilita la partecipazione e questo è certamente positivo. Il rischio però è che questi movimenti si trasformino in un strumento di qualcuno per arrivare, in fretta, quindi senza un percorso politico di esperienza, in ruoli istituzionali di rilievo. E ciò senza le adeguate preparazioni per gestire la cosa pubblica”.
Lei è stata una delle persone più votate alle ultime elezioni. La potremmo vedere al governo già in questa legislatura?
“Non penso proprio”.
Quali sono, secondo lei, le priorità per il Paese?
“In primo luogo la gestione della cosa pubblica come un qualcosa non da sfruttare ma da valorizzare come strumento di elargizione di servizi di eccellenza. La pubblica amministrazione deve essere intesa e realizzata come una grande azienda in cui sono premiati i lavoratori diligenti, competenti ed efficienti in grado di offrire all’utenza servizi imparziali ed efficaci. La ‘troppa burocrazia’ è un danno per il Paese e costituisce un ostacolo per chi vuole venire ad investirvi. In secondo luogo il taglio rigoroso alla spesa pubblica, soprattutto laddove ci sono evidenti sprechi. Un’azione politica incisiva per uscire al più presto dalla black list italiana. Riforme, di cui quella tributaria è al primo posto. Una politica di attrazione degli investimenti esteri di altissima qualità… ma prima occorre fare tutto il resto per fare funzionare in modo eccellente il nostro sistema Paese”.