Tutto sommato una discreta sforbiciata della spesa pubblica, soprattutto se si tiene conto dell’imperativo da cui è animata, ovvero quello di non tagliare neanche un posto di lavoro.
di Loris Pironi
Venti milioni di euro. Tutto sommato una discreta sforbiciata della spesa pubblica, soprattutto se si tiene conto dell’imperativo da cui è animata, ovvero quello di non tagliare neanche un posto di lavoro. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane vedremo quali conseguenze questa (inevitabile) scelta del governo comporterà. Si ergeranno barricate in difesa degli agi sedimentati negli anni e sfrondati nel breve arco di poche ore, oppure si finirà per digerire tutto questo senza grossi traumi: vedremo. Il primo caso non ci sorprenderebbe, le persone sono andate in piazza spesso senza neppure sapere il perché, negli ultimi tempi. E poi questa volta ad essere toccato per la prima volta da un qualsiasi intervento sarebbe l’esercito dei dipendenti pubblici. Il secondo caso invece ci parrebbe ancora molto meno strano. Perché se si esclude il paventato freno alle indennità, abbiamo l’impressione che ci sia ancora parecchio da affettare prima di arrivare all’osso. Ma i tagli non bastano. Occorrono le riforme, quella tributaria sarebbe solo la prima ed è già in terribile ritardo. E poi bisogna fare in modo che il Paese divenga davvero molto più attrattivo per gli investimenti di quanto è in effetti oggi. Perché altrimenti la curva delle tasse è destinata a salire vertiginosamente.