A chi serve la duplicazione della rete su cui ha investito l’AASS? E perché si blocca il piano-antenne sapendo che sono necessarie?
Dici telecomunicazioni e pensi ad un settore strategico. Da qui passano non solo i dati, le relazioni, ma transita tutta la new economy, le possibilità per diventare un paese attrattivo sotto il profilo degli investimenti e in grado di ingenerare nuovo indotto economico. Eppure non c’è un settore, a San Marino, di cui si possa maggiormente dire che sia stato lasciato andare allo sbaraglio, in questi ultimi anni. Prendiamo, ad esempio, il progetto dell’Azienda di Stato per i Servizi che ha appena coperto le principali dorsali del Paese con la fibra ottica, “per le proprie esigenze” ma anche in prospettiva, per mettere a disposizione (non gratuitamente, è da supporre) il servizio agli operatori che hanno concessioni in territorio. Un investimento – pubblico – che dovrebbe aggirarsi attorno al milione di euro ma che di fatto è servito a duplicare la rete dello Stato, perché la banda larga, a San Marino, lo Stato ce l’aveva già. E poi abbiamo parlato di concessioni. I soggetti che ne usufruiscono sono quattro, Telecom Italia San Marino (come TISM, TIM e TI), TMS, Telenet e San Marino Telecom (ovvero Prima). Quattro soggetti che lo Stato proprio non riesce – inaspettatamente, dobbiamo dire – a mettere attorno allo stesso tavolo per una pianificazione seria. Ma senza una pianificazione come si fa a progettare investimenti? Come si fa a crescere e, nel contempo, a far crescere il Paese? E dire che le telecomunicazioni sono un asse strategico, e le potenzialità di San Marino in questo modo sono sfruttate solo in minima parte.
L’articolo integrale su San Marino Fixing numero 43, in edicola da venerdì 22 novembre