Cos’è accaduto ad inizio ottobre? Perchè Sogliano ha chiuso le porte? Sino a fine anno a Ravenna. Le riflessioni di Mirkare Manzi (Beccari).
di Alessandro Carli
Una data certa è stata data: 31 dicembre 2013. Ha trovato un tampone provvisorio il problema dei rifiuti sammarinesi che vengono trasportati in Italia dopo il rifiuto di Sogliano di accogliere i materiali provenienti dal Titano. Ravenna smaltirà temporaneamente, per 90 giorni, i RSU della Repubblica di San Marino, in attesa che il Monte realizzi sul proprio territorio, come annunciato in un incontro con la stampa dai segretari Matteo Fiorini e Teodoro Lonfernini, una serie di interventi ad hoc: “Dal 1 gennaio 2014 entrerà a regime il sistema di gestione dei rifiuti tramite pretrattamento del materiale per il successivo recupero. Il conferimento fuori territorio per lo smaltimento e il recupero è quindi a scadenza. L’obiettivo è arrivare alla gestione autonoma dei rifiuti grazie a un progetto che mira a superare vincoli e spese contingenti rendendo la Repubblica di San Marino non solo in linea con le politiche europee, ma anche in grado di instaurare un processo di vantaggiosa economia del rifiuto”.
Nel frattempo, Ravenna, attraverso Hera, sta ricevendo i RSU del Titano. Ma cos’è accaduto? E soprattutto, perché Sogliano ha smesso di accogliere i rifiuti solidi urbani? Per capirci qualcosa, dobbiamo tornare a metà estate quando, attraverso una circolare indirizzata a tutte le Regioni e che recepiva le indicazioni della Commissione europea, il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha chiarito quali sono le attività di trattamento alle quali devono essere sottoposti i rifiuti urbani per poter essere ammessi e smaltiti in discarica.
La circolare del 2009 definiva ‘trattamento’ ai fini dello smaltimento dei rifiuti in discarica anche la tritovagliatura e stabiliva che a predeterminate condizioni la ‘raccolta differenziata spinta’ poteva far venir meno l’obbligo di trattamento ai fini del conferimento in discarica precisando come queste indicazioni avrebbero avuto natura ‘transitoria’ senza stabilire però in modo espresso un chiaro termine finale.
“Lo scorso 13 giugno – ha spiegato il ministro Orlando – la Commissione europea ha però rilevato la necessità di un trattamento adeguato anche sui rifiuti residuali provenienti da raccolta differenziata stabilendo come la tritovagliatura non soddisfi di per sé l’obbligo di trattamento dei rifiuti previsto dalle normative europee”.
La Commissione ha inoltre evidenziato come la sola raccolta differenziata spinta, ha concluso Orlando, “non sia di per sé idonea a escludere la necessità di sottoporre a preventivo trattamento i rifiuti indifferenziati residuali se, oltre alla prova di aver conseguito gli obiettivi progressivi di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili da collocare in discarica, non viene data anche la dimostrazione che il trattamento non contribuisce a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente e i rischi per la salute”.
Sogliano, a questo punto, ha chiesto alla regione Emilia-Romagna (siamo agli inizi di agosto) una serie di delucidazioni per non incappare in qualche sanzione amministrativa. Non ricevendo alcuna risposta entro i 60 giorni previsti per legge, ha chiuso le porte. In coerenza con le strategie della Regione sulla priorità del recupero (ricordiamo che l’Italia demanda alle Regioni i singoli accordi in materia di rifiuti), i rifiuti indifferenziati sono stati destinati al complesso impiantistico di Ravenna (come detto, Hera), che dispone di linea di pretrattamento e di recupero energetico di combustibile derivato.
E dopo il 31/12/2013?
Come ribadito dai segretari di Stato Teodoro Lonfernini e Matteo Fiorini, il Titano si sta adoperando per mettere in piedi un sistema di gestione. Con Mirkare Manzi, responsabile tecnico della Beccari srl, parliamo del 2014. “Sogliano o Ravenna, il problema non è risolto. Credo che San Marino si debba adoperare per trovare una soluzione stabile e continuativa. L’acquisto di un paio di trituratori autonomi, ovvero su gomma, potrebbero essere davvero utili per separare le parti pesanti da quelle leggere e diminuire la quantità di RSU. Se si attivasse una cernita già a San Marino, si andrebbero ad abbattere i costi per il trasporto transfrontaliero e lo smaltimento dei rifiuti. E’ chiaro che non dev’essere una soluzione isolata, ma deve essere accompagnata da una cultura del rifiuto. Si deve continuare sulla strada della raccolta differenziata, potenziare il ‘porta a porta’, eccetera”.
“Il progetto dell’Azienda Autonoma di Stato, l’AASS – conclude Manzi -, che attraverso un processo di compostaggio a biocelle permette di ricavare il compost, è interessante. Ma deve essere messa in campo un’azione più capillare, che coinvolga anche il cittadino. L’informazione e l’educazione sono alla base di tutto”.