Lo ha annunciato per primo Pier Marino Mularoni, Upr, non avendo trovato il minimo confronto con una maggioranza che resta ferma su tutte le sue posizioni. Il report dell’agenzia Della Torre.
Alle 16.50 va di scena lo strappo dell’opposizione con l’abbandono dell’Aula di tutti i commissari. “Abbandoniamo la seduta – ha annunciato per primo Pier Marino Mularoni, Upr – non avendo trovato il minimo confronto con una maggioranza che resta ferma su tutte le sue posizioni. Siamo a una sceneggiata e non intendiamo più parteciparvi”.
L’uscita dei cinque commissari di minoranza presenti ieri (assente solo quello di Rete, ma in accordo con gli altri colleghi dell’opposizione) giunge dopo la bocciatura della maggioranza di una serie di emendamenti aggiuntivi proposti dall’Upr volti a introdurre e istituire la Commissione tributaria, un organismo tecnico che possa esercitare giurisdizione in materia di imposta generale sui redditi. Il commissario Pier Marino Mularoni, Upr, presenta i 22 emendamenti, che vanno dall’articolo 119 bis all’articolo 119 duovicies, che mirano in sostanza a proporre l’istituzione di una commissione tecnica con giurisdizione speciale cui fare riferimento, al posto della giurisdizione ordinaria, per non sovraccaricare l’autorità giudiziaria sui ricorsi dei contribuenti.
I commissari di minoranza fanno quadrato attorno agli emendamenti dell’Upr, sollevando il dubbio di incostituzionalità delle procedure previste dal provvedimento e sulla mancanza di garanzie per i contribuenti. Per la maggioranza intervengono Luca Beccari, Pdcs, e Valeria Ciavatta, Ap, per sottolineare,dal loro punto di vista, le contraddizioni dell’impianto proposto dalla minoranza. Il segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, conferma l’orientamento contrario del governo: “Ho le stesse riserve di incostituzionalità che l’opposizione identifica nella nostra proposta”. I commissari procedono a votare il primo degli emendamenti, respingendolo: la sua bocciatura vale per tutti i seguenti relativi al funzionamento della commissione tributaria.
Il muro contro muro procede all’articolo 120, Procedura semplificata di ricorso. Rossano Fabbri, Ps, presenta un emendamento per abrogare l’intero articolo che rinvia a un successivo decreto delegato la disciplina di procedura semplificata per i ricorsi. Per Fabbri questa è materia su cui deve legiferare il Consiglio grande e generale, non il governo. L’orientamento del governo e della maggioranza resta contrario all’emendamento, di qui gli interventi dei commissari di minoranza per annunciare l’abbandono dell’Aula.
Una volta uscita l’opposizione, i commissari di maggioranza proseguono speditamente con l’esame dell’articolato.
Seguirà una nota sulla conclusione dei lavori.
Di seguito un sunto delle dichiarazioni dei commissari di minoranza prima dell’uscita dall’Aula.
Pier Marino Mularoni, Upr: “Andate avanti, parleremo nel Paese, è legittimo che noi abbandoniamo una seduta, non avendo trovato il minimo confronto con una maggioranza che resta ferma su tutte le sue posizioni e usa argomentazioni per bocciare emendamenti e le stesse per approvare i suoi articoli. Siamo a una sceneggiata e non intendiamo più parteciparvi”.
Paolo Crescentini, Ps: “Ci sentiamo presi in giro da questo modo di impostare il lavoro, l’articolo 120 rappresenta lo stesso modo di far politica alla sammarinese, tramite decreto delegato. E’ l’ennesimo provvedimento che da una parte dà, dall’altra toglie, è una commissione dell’inciucio. Il ruolo del Consiglio grande e generale è sminuito. E’ un modo di fare che non ci appartiene, abbiamo cercato di portare un contributo al testo, siamo stati accusati invece di fare strumentalizzazione, ma non è il nostro obiettivo. Se il ruolo dell’opposizione si deve limitare a un semplice botta e risposta, tanto vale togliere disturbo e lasciare alla maggioranza e al governo di portare in porto la legge. Noi spiegheremo al Paese come sono andate le cose, a breve discuteremo il provvedimento in Consiglio grande generale e faremo sentire tutto il nostro disappunto per una riforma tributaria che non risponde alle reali esigenze del Paese”.
Andrea Zafferani, C10: “Le motivazioni portate dal collega Fabbri, sul fatto che questo tipo di norme dovrebbe essere riservata alla legge, e la risposta del segretario, con cui spiega che il delegato sarà fatto al tavolo, riflettono la logica della riforma che non compie scelte necessarie, ma fa interventi minimali di miglioramento di un sistema impresentabile. E’ una riforma che non affronta con coraggio le sfide, ma le rimanda alla contrattazione del tavolo di inciucio tributario, creato per la volontà della maggioranza di scansare un problema politico forte, ovvero la totale contrarietà delle forze sociali. I sindacati sono stati quietati dalla rassicurazione che saranno al tavolo delle scelte che verranno. La riforma contiene poche scelte per non scontentare le parti sociali e l’assicurazione che saranno protagoniste per una nuova legge e la modifica delle scelte fondamentali, come l’accertamento, perché tutto si rinvia a decreto. Noi in Aula abbiamo cercato di contrastare questa legge, proponendo una serie di scelte, da ultimo la commissione tributaria, per far sì che la legge fosse una vera riforma già da oggi, in grado di affrontare tutti i problemi. Al di là dell’accoglimento di qualche emendamento molto di dettaglio, c’è stata chiusura su tutta la linea, arriverà la logica di demandare al tavolo dell’inciucio tributario le scelte che dovrebbero essere in Aula. Noi abbiamo cercato di fare la nostra parte, vedendo come si è sviluppata una parte importante della legge, diciamo che è blindata. La maggioranza si prenda tutte le sue responsabilità. Non c’è volontà di fare una vera riforma per il futuro, ancora una volta il Consiglio viene trattato in maniera non consona al suo ruolo”.
Tony Margiotta, Su: “E’ una maggioranza non seria per come ha portato avanti una riforma di questo tipo. Serviva un segnale importante da parte della maggioranza e del governo, per condividerla con tutte le forze politiche che rappresentano un’intera comunità. L’opposizione rappresenta oltre il 49% del Paese, è un dato importante ed è necessario e responsabile poter condividere riforme come questa. Invece non c’è stata nessun tipo di apertura, la riforma era blindata, come dimostrano le votazioni, 9 a 5 o 9 a 6. Era necessario discutere e condividere al meglio. In Aula le condizioni per discutere non ci sono più. Al Paese diremo le modalità con cui è stata portata avanti la riforma e la blindatura in Commissione. In Consiglio grande e generale faremo la nostro battaglia”.
Stefano Macina, Psd: “Faccio parte dei gruppi di maggioranza e confermo che, nei lavori svolti fino adesso, quando un confronto e un accoglimento delle proposte dell’opposizione erano possibili, sono stati fatti. E’ fuori dubbio che se degli emendamenti come questi sui meccanismi di ricorso cambiano l’impostazione della proposta di legge, diventa difficile cambiare tutta l’impalcatura del sistema di accertamenti in Commissione. Rispetto alla proposta in prima lettura della passata legislatura, sugli accertamenti qui non ci sono elementi di novità dell’ultimo momento. Eppure allora non ci sono state uscite di scena dell’opposizione e barricate. L’approccio dell’ultimo momento rispetto alle proposte fatte però mi sembra una motivazione estremamente debole. Per quanto riguarda questo provvedimento di legge, per la maggioranza è essenziale che strumenti di accertamento funzionino. I dubbi che ci sono oggi sono questioni che saranno prioritarie una volta approvata legge”.
Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Dispiace che l’opposizione, nella sua eterogeneità, dice che vuole un’altra legge. Non è così, c’è invece un’opposizione che, non avendo la capacità politica in grado di produrre proposte che possano essere integrate, abbandona l’Aula”.
Maria Luisa Berti, Ns, presidente: “Chiedo che, prima di uscire, i commissari di minoranza comunichino se intendono nominare un loro relatore per il provvedimento”.
Rossano Fabbri, Ps: “Il teatrino del segretario degli ultimi mesi è facilmente riassumibile nella discussione dell’ultimo emendamento. Fa finta di non sentire e risponde di altro. Abbiamo eccepito che la procedura semplificata venisse introdotta per decreto, perché per noi è la legge che ha priorità. E lui ti risponde ‘quant’è bella la procedura’. Lei non ha risposto per tutta la seduta e continua a non rispondere. Il nostro compito finisce qua. Vi assumete la responsabilità esclusiva di questo provvedimento, che può mettere in crisi una struttura fondamentale di questo Paese. Speriamo che il segretario ci possa rassicurare nel dibattito consiliare. Al presidente rivolgo due parole. Per due volte ieri ha chiesto scusa all’opposizione per una convocazione e procedure al limite del regolamento consiliare. La legge tributaria è importante, ma non ci è stato possibile partecipare, relegati a un ruolo marginale e sostituiti da altri interlocutori, forse per paura della piazza. Questa mancanza di riguardo verso l’opposizione parte da lontano. Per la stesura della relazione di minoranza nominiamo il commissario Andrea Zafferani. Rispondo a Macina: nella precedente legislatura la commissione, opposizione e maggioranza, ha avuto modo di confrontarsi in Aula e quella riforma, seppure contrastata, è nata in Aula. Questa invece è stata una riforma blindata, senza possibilità di dialogo, ad eccezione per alcuni accorgimenti non incidenti”.