La riforma tributaria vista sotto un’altra prospettiva. Il sindacato si è per caso dimenticato lo spesometro?
di Mario Alvisi
Il Sindacato è pronto per un nuovo sciopero generale per chiedere “fermamente” il ritiro della riforma fiscale, perché la legge non ha i “massimi criteri di equità, trasparenza ed accertamento di tutti i redditi”. E, fin qui, potrebbero avere anche ragione. Ma poi chiedono “l’introduzione dei più efficaci strumenti e sistemi di controllo”, per chi “sottrae ogni anno enormi risorse alla collettività”. Non sarà esagerato? Quali e quante sono queste enormità? Lanciare parole iperboliche non serve. Per discuterne seriamente sarebbe bene avere delle cifre, anche se approssimative, altrimenti le parti in causa non riescono a formulare soluzioni risolutive per i problemi in discussione. Ma il Sindacato, nonostante la mancanza di cifre sull’evasione, chiede “un corpo di polizia tributaria, il redditometro, l’incrocio dei dati finanziari dei contribuenti e, per ultimo, la possibilità di accedere ai conti bancari”. Scusate, vi siete dimenticati lo spesometro! Ma siamo sicuri che tutti questi strumenti possano risolvere il problema dell’evasione?
A parte che a San Marino, ancora una volta e da chiunque, si tende a scopiazzare quanto si fa in Italia, ma vi siete resi conto che questi stessi strumenti, che reclamate, in Italia hanno clamorosamente fallito? Equitalia è stata “distrutta” anche fisicamente. L’Agenzia delle Entrate non riesce a recuperare centinaia di miliardi, tanto utili all’economia. E se scovano gli evasori non riescono, sovente, ad incassare le imposte sui redditi non dichiarati. O nei casi migliori si formulano transazioni sull’accertato. Insomma non mi sembra un buon esempio. Avete per caso valorizzato quanto possa costare allo Stato sammarinese quanto voi chiedete? Come Sindacato, piuttosto, mi porrei la domanda: con i dati disponibili sull’occupazione e le licenze, come mai a San Marino esiste una “enorme” evasione che tanto ci preoccupa? E questi sono i dati che il Sindacato può facilmente analizzare. Ci sono circa 22.000 lavoratori dipendenti. E questi sicuramente non evadono, salvo qualche episodico lavoro nero. Poi ci sono sei banche e qualche finanziaria. Attività ridotta al lumicino. E anche qui non troverei tanta evasione. Semmai era quella che pagava più tasse, mentre ora “il piatto piange”. Restano due categorie che il Sindacato ritiene essere a rischio evasione: le imprese e le libere professioni. Ma, anche qui, vediamone i numeri. Ad oggi le aziende sono poco più di 5.000, in costante diminuzione. Di queste, il 95% ha meno di 9 addetti e il 55% del totale non ha nessun dipendente. Con questi piccoli numeri, e in questo periodo di evidente crisi economica, non credo che l’evasione possa avere un peso così eclatante. Senza contare che, a mio parere, l’attuale struttura amministrativa pubblica dovrebbe essere in grado di fare gli adeguati controlli. A questo proposito ho sempre detto ai vari direttori dell’ufficio tributario dal dottor Mularoni in avanti, che a San Marino basta una telefonata ai vari soggetti ritenuti non in regola per riportarli sul giusto binario. Perciò mi sembra provvisoriamente condivisibile la proposta del “nucleo antifrode” fatta dal Governo. Proposta che non dovrebbe costare molto e darebbe al Governo la possibilità di verificare nel tempo la sua utilità. Sui liberi professionisti non ho dati su cui riflettere, ma non credo che siano così tanti da non poter trovare un giusto equilibrio fiscale, che loro stessi, conoscendone molti, sarebbero disposti a sottoscrivere, perché è anche loro interesse avere uno Stato efficiente ed efficace, che possa riportare ricchezza in Repubblica. Ecco, è per tutto questo che mi sento di parlare di una vera e propria “utopia esattoriale”.