Sul Titano una mostra imperdibile che sfata miti e bugie. L’Ultima Cena restaurata digitalmente, le armi e il volo.
di Loris Pironi
Leonardo Da Vinci come non lo avete mai visto. O meglio, come nessuno l’ha visto: perché la mostra dedicata al genio del Rinascimento che apre i battenti proprio questa settimana a San Marino è completamente diversa da tutte quelle mai realizzate prima d’ora. Potremmo dire che si tratta di una mostra che sfata i numerosi luoghi comuni, le banalità dette e scritte in centinaia di anni e che sbugiarda le tante assurde teorie che circolano sul suo conto. Sarebbe un “miracolo” di non poco conto, se si pensa che l’esposizione nata dalla collaborazione tra il Convention & Visitors Bureau di San Marino, tutti gli istituti di credito del territorio, il Congresso di Stato e, per la parte tecnica, lo studio Leonardo 3 di Milano. La mostra, che rivoluziona il concetto di museo in virtù del grande spazio dedicato all’interattività oltre che per la meticolosa ricerca degli e sugli scritti leonardeschi, è “spalmata” in vari luoghi del centro storico di San Marino.
“Siamo partiti – spiega Mario Taddei di Leonardo 3, curatore della mostra (nella foto qui sopra) – da un recupero digitale di quasi tutti i codici e i manoscritti di Leonardo. Migliaia di pagine riportate a com’erano nell’originale (sono state riportate graficamente in risalto le linee e le parole di Leonardo, e cancellate le scritte, i marchi e i bolli aggiunti successivamente nell’operazione di catalogo, ndr) e poi tradotte, perché il vero problema è che Leonardo oggi è conosciuto soltanto grazie a studi compiuti su altri studi e altri testi, ma non più ormai sui manoscritti originali. Che invece spiegano chiaramente tanti aspetti su cui le interpretazioni moderne sono andate abbondantemente fuori strada, ma che sono comunque ricchi di fascino e segreti, praticamente ad ogni pagina”.
Per l’Ultima Cena è stata eseguita una ripulitura digitale effettuata praticamente pixel per pixel, un’operazione che va ben oltre il classico fotoritocco al computer perché ogni passaggio, ogni singola scelta – colori, dettagli smarriti per via del correre del tempo – è stata compiuta dopo accurate ricerche che potremmo definire quasi filologiche su schizzi e documenti coevi ai tempi dell’opera o antecedenti ad essa. Cosa ne è scaturito? Innanzitutto un file enorme, pesante, che occupa oltre 5 gigabyte di memoria. E poi una riproduzione dell’Ultima Cena a grandezza naturale che permette di ammirare il capolavoro leonardesco in tutto il suo splendore come doveva essere quando è stato dipinto. Non solo. La postazione computerizzata di fronte al quadro non solo illustra passo dopo passo quest’opera di restauro digitale, ma permette anche di cogliere una visione tridimensionale dell’Ultima Cena inserita nel contesto dell’intera stanza che la ospita e in cui era pienamente integrata per prospettive, punti di fuga e colori.
LE MACCHINE VOLANTI E QUELLE DA GUERRA
Non è vero che Leonardo ha inventato una “macchina del volo”, o “l’elicottero” come spesso si sente dire. Non è vero, perché di macchine del volo ne ha inventate tante, se così vogliamo dire. O, meglio ancora, ne ha copiate tante. Dalla natura. Macchine che imitano il volo del pipistrello, della libellula, del pesce volante, della farfalla. Anche in questo caso Leonardo ce lo fa capire chiaramente – se solo sappiamo dove guardare – I disegni di questi animali sono infatti riportati nella copertina del Manoscritto B (già, chi ne ha mai sentito parlare?), tra le cui pagine poi si ritrovano modelli “volanti” che davvero paiono proprio attinenti ai disegni in copertina. È davvero questa la chiave di lettura corretta? Il mistero rimane… ma un mistero vero, questa volta, non di quelli balzani inventati per vendere libri e film.
E poi Leonardo Da Vinci era un genio per le macchine da guerra. Ne ha inventate una miriade. Il carro falciante, il “carro armato”, la bombarda multipla… “In realtà – spiega ancora Mario Taddei – Leonardo non era un esperto di armi. Ma doveva ‘vendersi’, e più che dirsi maestro di scultura e pittura, che andavano bene in tempo di pace, era necessario dichiarare di saper progettare e realizzare terrificanti macchine da guerra. Anche questo lo ha scritto lui: lo si ritrova alla pagina 1083-R del Codice Atlantico, che con un po’ di ironia potremmo definire il primo curriculum della storia. Peccato che non fosse davvero esperto, e per riuscire a impressionare il suo committente dell’epoca si mise a studiare. Praticamente tutte le sue macchine da guerra sono studiate, copiate e poi rielaborate e magari migliorate”.
Perché il vero segreto di Leonardo, svela il curatore della mostra, da spiegare ai bambini e ai ragazzi, è che chiunque può “diventare” Leonardo. Come? “Occorre osservare, studiare senza perdersi in distrazioni, prestare attenzione ai dettagli, esercitarsi”. E lasciarsi ispirare dalla natura, dal mondo che ci circonda, anche questo davvero pieno di mistero e di magia.