Intervista all’artista, a San Marino dal 15 novembre con “Blending”: “La street art aiuta a smuovere le coscienze e a riflettere sulla vita”.
di Alessandro Carli
Lo vedi lì, sulla passeggiata del porto di Rimini, quasi a voler accompagnare chi si incammina verso la lingua d’asfalto che si allunga verso il mare.
Una collezione sabbiata di monumenti della città: l’Arco d’Augusto, per esempio, ma anche la fontana della pigna di piazza Cavour. Arte cristallina, che gli stessi riminesi, talvolta, sovrappongono all’originale.
Così ci si può anche sorprendere, quando ci si ferma, in una giornata di nebbia, e si scorge un anziano in bicicletta, che si appoggia sul disegno di quella bellissima opera che venne visitata anche da Leonardo da Vinci: un incontro che sfociò in una superba e delicata descrizione. “Fassi un’armonia con le diverse cadute d’acqua, come vedesti alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8 d’agosto 1502” si può leggere ancora oggi su una lapide della fontana.
Chissà se quell’insegna leonardesca, l’ottimo Eron, l’ha mai notata. Ci piace pensare però che la fusione di stili e di elementi – l’acqua, i marmi bianchi e levigati – abbiano in qualche modo marcato e accompagnato, anche solo idealmente, “Blending”, il titolo della mostra che l’artista riminese porterà a San Marino dal 15 novembre al 12 gennaio all’interno del Palazzo SUMS.
Ci piace pensare, provando a entrare dentro e dietro il titolo dell’evento, che “to blend”, in inglese, suoni più o meno come “fondere insieme”, quindi avvicinare, far dialogare elementi solo apparentemente distanti.
Si fonde onirico e visto, in questo percorso d’arte di Eron: paesaggi surrealisti alla maniera di Salvador Dalì – le spiagge, in qualche modo, ricadono su quelle di Port Lligat, nei pressi di Cadaqués, dove il Maestro fermò “La persistenza della memoria”, un capolavoro di cristallina bellezza e forza -, a cui si aggiungono forti componenti fanciullesche, quasi naif: gabbiani stilizzati e essenziali, uccelli a specchio, lune che escono dal mare, che donano al visitatore la netta percezione di due “fondali”, due piani distinti di lettura, di vita.
Realismo e astrattismo trovano il punto di equilibrio in questo racconto, fatto di silenzi, luoghi lunari, attualissima contemporaneità.
In attesa del taglio del nastro, le parole di Eron.
In “Blending” si respira il mare. Come mai lo ha messo al centro di questo suo lavoro?
“Per quanto riguarda questa serie di lavori, non mi servo del mare semplicemente come sfondo paesaggistico ma lo utilizzo come elemento che mi permette di riflettere il ‘disegno’ all’interno del mondo reale rappresentato per creare una sorta di consistenza fisica del pensiero”.
Il mare è quello di Rimini oppure è il mare visto elemento del viaggio?
“Quello dal quale prendo spunto per creare i miei lavori è quasi sempre il mare di Rimini che alla fine diventa un set per creare luoghi mentali universali nei quali chiunque può trovare i propri significati; che sia di Rimini, di Comacchio o di Okinawa”.
Come mai ha scelto di intotitolare questa mostra in lingua inglese (Blending)?
“Perché ‘Eron- fusione’ non mi suonava molto bene e poi dal punto di vista della comunicazione l’inglese lo capiscono tutti al contrario dell’italiano…”.
Che cos’è che racconta “Blending”?
“In questa mostra, ad eccezione di qualche opera più esplicita, la mia ricerca figurativa va oltre la semplice rappresentazione di un soggetto. All’interno dello stesso dipinto, disegno e realtà si fondono dando origine ad una materializzazione del pensiero in una visione onirica trasmettendoci degli inediti dèjà vu che ci ri-sintonizzano su alcune sensazioni già vissute. Immagini che non si fermano alla retina, ma la oltrepassano entrando nel subconscio grazie alla creazione di uno spazio/tempo pittorico nel quale disegno, realtà e pensieri diventano immagini che in maniera del tutto soggettiva interpretiamo. Da questa fusione di stili e percezioni nasce il titolo della mostra, Blending”.
Vent’anni fa la street art era vista con molti sospetti e dubbi. Oggi è stata innalzata – finalmente – ad arte. Ma cos’è cambiato?
“La cosiddetta street art è stata sempre vista con sospetto per la modalità d’intervento. Le persone hanno sempre più la consapevolezza che lo scopo dell’arte è anche quello di smuovere le coscienze della società e del mondo aiutandoci a riflettere sulla vita e sulla direzione che l’umanità sta prendendo. Attualmente è proprio la street art ad avere questo ruolo; più di ogni altra forma d’arte contemporanea”.
Che legame ha con la sua città, Rimini?
“Sono nato a Rimini da madre francese e padre triestino e la mia casa è sempre stata a Rimini. La luce, il profumo del mare, il caos estivo e la calma zen invernale sono elementi base che hanno contribuito a formare la mia coscienza e il mio modo di percepire il mondo di conseguenza mi sento fisiologicamente legato a questa città”.
L’evento è stato proposto dall’Associazione Culturale “Il Garage” con il sostegno della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S.