Fabio Molinari, sommelier, parla del suo locale, segnalato da TripAdvisor. Sul Monte sta crescendo la cultura del vino. Da migliorare il servizio.
di Alessandro Carli
Frank Zappa, Led Zeppelin, Area, Banco del Mutuo Soccorso. In 33 giri, appoggiati alle pareti. Dentro, ordine e luci soffuse, che danno risalto alla fornita cantina del Tannino Wine Bar di San Marino, uno dei locali segnalati da TripAdvisor e davvero molto apprezzato dai visitatori: 4,5 pallini su 5. I tripadvisoristi che hanno sostato nel locale di via della Cella Bella non hanno dubbi: per tutti difatti il giudizio è “eccellente” o, mal che vada, “molto buono”.
Le parole che i clienti hanno lasciato come feedback sono lusinghiere. “Scappata dalla bolgia della festa del 3 settembre entro in questo locale e mi sento rinascere: luci soffuse, musica di sottofondo e un tavolino che ci attendeva. La serata prevedeva un menù di 4 portate, con vini in abbinamento. Tutto davvero squisito ed in un’atmosfera unica. Veramente prelibata la salsa di Cedroni servita con il secondo. Tornerò sicuramente”.
Prima di ascoltare le riflessioni di Fabio Molinari e di farci raccontare la sua storia d’impresa, un’ultima recensione, particolarmente arguta. “In una San Marino votata al turismo di massa, questo simpatico locale si distingue soprattutto per la qualità delle proposte: vini e birre di qualità, proposte non scontate”.
Con Fabio Molinari partiamo proprio dalla ristorazione locale. “Il livello, secondo me, è medio. Manca il servizio e la cultura del vino. Nel primo caso, capita che se sei del posto ti trattano bene. Se invece vieni da fuori, il trattamento è diverso. Un gap che deve essere superato. Per quel che concerne il nettare di Bacco, solo negli ultimi anni sta crescendo la cultura e l’attenzione, testimonianza ne è, per esempio, l’iscrizione ai corsi per diventare sommelier (Fabio Molinari è direttore didattico dell’associazione sommelier della Repubblica di San Marino, fondata nel 2008: ad ogni corso partecipano, in media, 20 o 30 persone, ndr).
Una data, che ha un doppio significato: l’insediamento della Reggenza e il pesce d’aprile.
“Abbiamo aperto il ‘Tannino’ proprio il 1° di aprile del 2005. L’idea era quella di creare un locale un po’ di nicchia, particolare, in modo da concretizzare alcune mie passioni, come ad esempio il cibo, lo slow food, i vini. Assieme al collega Luigi Giorgetti, abbiamo pensato al ‘Tannino’. Siamo partiti proprio da zero, scontrandoci con alcuni problemi amministrativi e burocratici. Per l’arredo dell’interno ci siamo affidati a un design di Roma, che ha curato tutti i particolari. All’inizio le proposte erano limitate: vino, formaggi e salumi. Successivamente abbiamo allargato il menù”.
Da dove nasce l’idea di aprire un wine bar?
“Il ‘Tannino’ è il primo wine bar del Titano. E’ la versione attualizzata e modificata della vecchia osteria. Ci siamo concentrati sui prodotti di nicchia: ultimamente – assieme a Franco Costa, che è entrato nella società al posto di Luigi Giorgetti – stiamo spingendo sui prodotti francesi: vini d’oltralpe, come ad esempio lo champagne, e alcuni piatti molto interessanti. Credo che dietro ad ogni proposta, ci sia una storia. Ci piace raccontarla attraverso i sapori”.
Francia, ma anche San Marino.
“Proponiamo l’olio del territorio, ma anche i vini, come il Tessano e il Caldese: prodotti che hanno un ottimo rapporto tra la qualità e il prezzo. I clienti del ‘Tannino’ sono per la maggior parte sammarinesi. Mi piace vedere persone delle zone limitrofe che fanno 25, 30 o 50 chilometri per venire qui da noi”.
Vini, ma anche la cucina del grande Moreno Cedroni.
“Uno chef straordinario. Per la tipologia del locale è l’ideale. Abbiamo l’esclusività per la vendita dei suoi prodotti. Il tonno e il pesce spada vengono affettati come fosse prosciutto, e le scatelotte, con le salse, sono molto apprezzate dalla clientela”.
Il Tannino è segnalato su TripAdvisor.
“Sì, ma sotto la voce ‘attrazioni’ (ride). Ci siamo iscritti due o tre anni fa. Ma siamo presenti anche su Groupon”.
Torniamo ai vini. Prima parlava di cultura del bere. Cosa intendeva?
“Il luogo comune che abbina il vino all’ubriacatura va dissipato. Oggi molti ragazzi, ma non solo, bevono birre e spritz. Un buon calice di vino, magari abbinato a un piatto, è un piacere. E non dà alla testa”.