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San Marino, Carolyn Carlson: un assolo in punta di penna

da Redazione

una poesia e la donò quale segno d’apprezzamento. Vi proponiamo un pezzo “unico”, come i suoi movimenti.

 

di Alessandro Carli

 

Non scrive solamente sull’acqua, la divina e leggera Carolyn Carlson (“Writings on water”), nonostante la natura, per lei, sia un elemento portante nell’universo onirico: la sua danza e il suo insegnamento difatti vivono, in maniera compiuta, nell’incanto della continua metamorfosi del movimento.

San Marino Fixing l’ha scoperto la settimana scorsa, in occasione dell’intervista fatta all’hotel Cesare, Certificato di Qualità 2013 di TripAdvisor: mentre si parla d’altro, come capita spesso, si incrociano traiettorie, sguardi, odori, luci, respiri e panorami. Così Elisa Mussoni, mentre ci apriva la stanza 305, si è fermata un attimo e, con un sorriso, ci ha raccontato una storia graziosa.

Nel 2003 – era gennaio – in occasione di uno spettacolo ospitato a San Marino (“Writings on water”appunto, danzato in assolo, e “A man in a room”, diaologo ravvicinato tra la stessa Carlson e Tero Saarinen), la coreografa statunintense pernottò all’hotel Cesare. Quando chiuse la camera per lasciare la Repubblica, abbaondonò sul letto, senza dire nulla, una poesia scritta a mano. Si intitola “Sky room # 305”.

 

Way up here

in the sky

winds slide in everyman’s

burrow. Rock a sound of

cooper pots and burning wood

dropping wings in fire and winterwine

bells on a mountain clang

tear apart the morning fog

born blue to ashen white leave

strings and time in the upper space

way up here in the sky

dancing in air with birds

and stones

heaven’s house a rocky shower

full of bullets and diamonds

travellers and silverware

clouds billow in awesome pass

mysteries of a sacred view

leaving my wings

Sky room # 305

Cesare

 

Un pezzo unico, un assolo di parole e immagini evocative, germinate spontaneamente.

Dentro, il cuore caldo di chi sa osservare. Fuori, l’inverno del Titano, fatto di nebbie, colori natalizi, cieli azzurri, misteri di viaggiatori e incanto. Di venti che soffiano – uno degli elementi della natura che l’artista ha portato sui palcoscenici di tutto il mondo con grande trasporto ed efficacia – e i personaggi quasi antichi, silenziosi, che rispecchiano i loro antichi mestieri, il loro essere uomini di montagna.

 

Carolyn Carlson


Carolyn Carlson è una vera e propria icona della danza mondiale, che ha segnato con la sua originalità il percorso della danza contemporanea degli ultimi trent’anni, distinguendosi per la libertà dell’espressione e la forza improvvisativa, oltre che per la componente poetica e spirituale. Una spiritualità che vibra anche in queste parole soffiate dal cuore. Quest’anno poi Carolyn Carlson ha compiuto 70 anni. Li ha celebrati a modo suo, regalandosi un assolo dedicato a Mark Rothko. “L’ età non mi interessa – ha detto di recente-. L’eterna giovinezza è un falso problema importato dagli Stati Uniti. Tutti invecchiamo, non c’è nulla di innaturale o di vergognoso negli anni che passano”.

 

Qui lassù in alto / nel cielo / i venti si intrufolano nel rifugio di ogni persone / vibra un suono / di vasi dei vinai e la legna ardente / lascia cadere ali in fiamme e vini invernali / i campanelli, su un fragore di montagna, / stroncano la nebbia del mattino / nata blu ma che diventa bianca cinerea / (La nebbia) lascia corde e il tempo nello spazio / più alto / qui, in alto nel cielo / danzando in aria con uccelli e pietre / la casa del paradiso, una doccia rocciosa / piena di proiettili e diamanti, / viaggiatori e argenteria, / le nuvole si gonfiano a passi imponenti, / misteri di una sacra veduta / che abbandona le mie ali / La stanza del cielo numero 305.

Traduzione a cura di Marta Bossi

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