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Editoriale: le ragioni (e torti) della piazza

da Redazione

Migliaia di persone si sono riversate sul Pianello. Già, ma per quale motivo? Alzi la mano chi ha partecipato allo sciopero o alle altre iniziative dell’ultimo periodo per un motivo diverso dalla difesa a spada tratta del proprio personale stipendio.

 

di Loris Pironi

 

La piazza è importante, va presa in seria considerazione. Ma occorre ascoltarla attentamente per capirla. Per comprendere le sue ragioni e accettarne gli impulsi positivi, ma solo quelli. Perché la piazza non ha sempre ragione, anzi. E non solo quando volano bottiglie e pomodori, quando parlamentari democraticamente eletti vengono tirati per la giacchetta e strapazzati: dire che in questi casi – e solo in questi – la piazza sbaglia, sarebbe sin troppo facile e riduttivo. Migliaia di persone si sono riversate sul Pianello. Già, ma per quale motivo? Alzi la mano chi ha partecipato allo sciopero o alle altre iniziative dell’ultimo periodo per un motivo diverso dalla difesa a spada tratta del proprio personale stipendio. Alzi la mano chi ha qualcosa di più da dire, rispetto a questo, sulla riforma tributaria presentata in prima lettura, che pure era una discreta bruttura. Non si può dare contro ai politici sostenendo che guardano solo agli interessi di parte (ah le generalizzazioni) e poi limitarsi a difendere il proprio tornaconto. Però la piazza finora ha avuto un merito: tenere sulla graticola il Governo, non far passare così com’era una riforma potenzialmente controproducente. Ma tra fischi e slogan è l’equità che dovete chiedere, non di farvi lo sconto sulle tasse. Limitarsi a quello son capaci tutti.

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