Home FixingFixing San Marino, Europa e imprese: sfida all’innovazione secondo Maurizio De Biagi

San Marino, Europa e imprese: sfida all’innovazione secondo Maurizio De Biagi

da Redazione

Verso il referendum: le idee degli imprenditori. L’integrazione con l’UE potrebbe rappresentare un’opportunità?

 

La data del 20 ottobre si avvicina ad ampie falcate.

Dopo aver raccolto le opinioni sul ruolo dei piccoli Stati all’interno della grande Unione Europea, e dopo aver ospitato gli interventi sulla formazione dei giovani e il ruolo della scuola, su questo numero di San Marino Fixing affondiamo il tacke, e parliamo di aziende. Abbiamo chiesto a due imprenditori – Maurizio De Biagi e Germano de Biagi – uno sguardo sul Vecchio Continente. L’Europa può essere vista come un’opportunità oppure è, di fatto, una barriera?

Non vogliamo presentare ai lettori un vademecum al quesito referendario, sia ben chiaro, ma una riflessione scritta da chi, ogni giorno, vive i respiri del Paese. Da chi, ogni giorno e da molti anni, appartiene al volano del sistema economico della Repubblica: quello delle aziende, che in prima linea si ritrovano ad affrontare le grandi sfide dei mercati.  

Spunti interessanti, che spaziano dal ‘modello San Marino’ ormai collassato (Maurizio De Biagi) alle sfide che propone sul piatto l’UE dell’era moderna: l’innovazione, la formazione e la crescita (Germano De Biagi).

 

di Maurizio De Biagi*

 

Si discute da molto tempo sull’opportunità di cercare una stretta integrazione con l’UE fino a giungere all’adesione con essa. La maggioranza dei sammarinesi, dei politici, delle istituzioni pubbliche e private, non ha mai considerato l’adesione all’UE come la via di sviluppo per il paese. Ha privilegiato un più comodo e narcotizzante “modello economico” basato sui fumosi rapporti con l’Italia e sullo sfruttamento di un’economia opaca. Questo “modello economico” ha creato ricchezza ed un elevato, diffuso benessere: un confronto con l’Italia lo indica chiaramente. Oggi il “modello San Marino” è collassato. La mancanza di denaro nelle casse pubbliche dell’Italia e di tanti paesi dell’UE, dovuta alla profonda crisi economica, alimenta un deciso contrasto ai paradisi fiscali: i più piccoli vengono neutralizzati senza tanti convenevoli. Si dovrebbe discutere sulle capacità della classe politica sammarinese che non ha saputo o voluto comprendere la fragilità del “modello San Marino” e non ha utilizzato la ricchezza che attraversava il paese per prepararlo all’eventualità, tutt’altro che remota, di un venir meno di questo flusso di denaro. Fatta questa premessa è ovvio come l’unica barriera che una più stretta integrazione all’UE rappresenta per il paese sia quella di rendere difficoltoso perpetuare il “modello San Marino”. Pensando invece allo sviluppo di un’economia basata sulle reali capacità dei cittadini, l’integrazione all’UE sarebbe una grande opportunità. Questa scelta farebbe cadere le barriere che ingabbiano i cittadini e le aziende sammarinesi e come conseguenza positiva aprirebbe nuove vie di sviluppo e di crescita. Le impossibilità, i maggiori costi, i vincoli; quindi i punti di debolezza di San Marino collocato al di fuori dall’UE sono un dato di fatto. La Commissione Europea nel documento “La relazioni dell’Unione europea con il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e San Marino, opzioni per una maggiore integrazione nell’Unione” li elenca chiaramente. Pur essendo l’UE il maggiore partner commerciale e finanziario di San Marino, le relazioni sono definite “estese ma frammentarie dati gli ostacoli esistenti alla libera circolazione di persone, merci e servizi da e verso l’UE”. In effetti, fare impresa a San Marino, rivolgendosi ai paesi dell’Unione è complesso, costoso e frustrante. Le nostre merci e servizi, pur concepite e prodotte in Europa, devono sottostare alle penalizzazioni di procedure doganali, leggi e regolamenti studiati per paesi non collocati in Europa. I sammarinesi, certamente cittadini dell’Europa, se la vogliono vivere per studiare, lavorare e progredire sono trattati da estranei. Anche in questo caso devono sottostare a leggi e regolamenti pensati per individui non Europei: extra comunitari. L’adesione all’UE, da sola, non sarebbe garanzia di sviluppo e di benessere, ma offrirebbe l’opportunità di muoversi ed operare alla pari delle altre nazioni Europee. San Marino, pur con i limiti e le particolarità della sua piccola dimensione – elemento ben chiaro alla UE – dovrebbe diventare un paese aperto al mondo. Un paese che si fa distinguere e preferire per veri fattori d’eccellenza, primo fra tutti l’efficienza del paese. Leggi chiare, certezza del diritto, ridotta burocrazia, servizi efficienti, infrastrutture adeguate, livelli di costi e di tassazione competitivi: tutto quello che la vicina Italia non è in grado di offrire. Una comunità piccola, collocata nel cuore dell’Italia e dell’Europa, che ancora ha la fortuna di godere di una certa autonomia ed indipendenza potrebbe tentare di realizzare questo obiettivo. Dovranno essere i giovani, liberi dai preconcetti del passato, non influenzati dalla volontà di mantenere posizioni acquisite e certamente più coraggiosi e più aperti al mondo a dover imporre questa scelta rivoluzionaria alla più antica terra della libertà.

 

* Amministratore unico di Deca s.p.a.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento