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San Marino, liberi professionisti ISS: polemiche e perplessità

da Redazione

La conclusione del dibattito rimandata a ottobre. Ma quanta confusione. L’opposizione: “E’ una sanatoria”. Ma allora non si può non intervenire.

 

di Loris Pironi

 

Il progetto di legge che mira ad andare a regolamentare l’esercizio dell’attività libero professionale dei dipendenti dell’Iss è stato al centro di un dibattito consiliare che definire animato è un eufemismo, al punto di essere lasciato in sospeso e rimandato al Consiglio Grande e Generale di ottobre. Quello della regolamentazione della libera professione è una questione di cui si parla da vent’anni ma che è sempre stata lasciata indietro, dimenticata, fino a consentire situazioni talvolta border-line, come è stato ribadito nel corso di numerosi interventi in Aula.

È il concetto generale della sanità pubblica sammarinese ad essere stato messo in discussione, al punto che in più occasioni il Segretario di Stato alla Sanità, Francesco Mussoni, è stato costretto a ribadire che il modello non si tocca, che la “sanità continuerà ad essere tutta gratuita” e che non si tratta di una “filosofia privatistica”. Le opposizioni sono salite sulla barricata criticando la disparità di trattamento tra i liberi professionisti e tutti gli altri dipendenti pubblici – un po’ campata per aria, per la verità – e insistendo sul fatto che questa legge vuole essere una sanatoria a fronte di vent’anni di Far West professionale nell’Ospedale di Stato.

Nel suo intervento il relatore di maggioranza, Stefano Canti, ha spiegato le intenzioni della legge che vuole regolamentare l’attività rivolta ai non assistiti ISS, “previa autorizzazione e al di fuori dell’orario di lavoro e delle attività previste dall’impegno di servizio”. Canti ha anche ricordato che “la tutela e la soddisfazione dell’assistito Iss rappresentano e rappresenteranno sempre la mission principale dell’Istituto, che grazie all’attività libero professionale potrà ampliare e perfezionare i servizi erogati”. Come? Stimolando le occasioni di “miglioramento delle professionalità, grazie anche all’aumento delle casistiche registrate e al confronto con nuove realtà”, ma anche utilizzando questa opportunità come “strumento per reperire risorse economiche”.

La Proposta di legge prevede prestazioni ambulatoriali e di ricovero libero professionali soggette a tariffe stabilite dall’Iss d’intesa con i professionisti, con una specifica quota di profitto, al netto dei costi, destinata esclusivamente a beneficio dell’Istituto, in modo che il settore pubblico possa essere progressivamente in grado di far fronte all’aumento della spesa. Le diverse modalità libero professionali vengono disciplinate secondo varie casistiche: il regime intramurario, intramurario allargato, il consulto e la consulenza, con l’Iss che esercita la funzione di soggetto regolatore dell’attività, sia per quanto riguarda l’attività autorizzativa e dei controlli, che per la parte economica.

 

La sanità ci può guadagnare?


Il costo della sanità pubblica è un problema per qualsiasi Stato. A San Marino, dove l’invecchiamento della popolazione è un dato con cui fare i conti e dove il welfare è a livelli più che nordici in termini di copertura e qualità, è doveroso iniziare a ragionare sugli aspetti economici. Se i conti pubblici fossero in grado di sostenere un sistema sanitario così articolato e importante, com’era in passato, il problema non sussisterebbe. Ma se oggi non si vuole per questioni di principio ragionare su meccanismi che portino a qualche forma di finanziamento della sanità, significa non voler guardare in faccia alla realtà. Detto questo, anche comparando la realtà sammarinese con quelle esterne, non crediamo che l’attività dei liberi professionisti possa essere una soluzione al problema, se non altro per una questione di numeri. Un inizio, questo sì, lo concediamo al Segretario Mussoni.

 

Francesco Mussoni e la “velina blu”


E a proposito, neanche il Segretario di Stato resiste alla tentazione di Facebook, l’affascinante velina blu della Rete, così è a un post sul celebre social che Mussoni ha affidato i chiarimenti del caso, per contrastare la “disinformazione” dilagante.

“Innanzitutto il Professionista che svolge l’attività Libero Professionale ha un rapporto esclusivo con l’ISS, cioè può svolgere l’attività Libero Professionale solo con l’Ospedale di Stato. L’attività viene esercitata sui non assistiti ISS: il nostro Ospedale ne guadagnerà in termini di maggior competenza e professionalità dei medici, cercando di diventare sempre più attraente come luogo di cura”.

Capitolo economico: “Tutte le prestazioni comportano un’entrata nella cassa dell’ISS, il margine di profitto varia dal 15% al 30% a seconda della prestazione. Viene inoltre creato un Fondo di Perequazione con la funzione di incrementare le entrate per il personale ISS e per l’ammodernamento della struttura”. Infine la questione dei controlli, che ha scatenato un’infinità di polemiche in aula: “Il controllo su tutte le strutture dove viene esercitata la Libera Professione spetta all’ISS, in caso di gravi violazioni il professionista sarà sospeso dal servizio e dall’attività libero professionale”.

 

Cadute di stile. E di pensiero


Il dibattito consiliare, come talvolta accade, è stato piuttosto basso. Non approfondito sulle tematiche, spesso demagogico. Però ci sono stati degli interventi che hanno spiccato, rispetto agli altri. In peggio. Ad esempio quando si dice che si vuole fare figli e figliastri nella pubblica amministrazione consentendo ad alcuni – i professionisti dell’Iss – di “arrotondare” con un doppio lavoro mentre gli altri “poveri” dipendenti pubblici beccati a fare qualche lavoretto extra, magari presso qualche parente (magari in nero, aggiungiamo), viene pure multato. Oppure quando si incita – come formula retorica supponiamo, speriamo – i dipendenti pubblici a violare la legge dandosi da fare per guadagnare un po’ di euro nel settore pubblico perché poi tanto ci sarà qualcuno che andrà a sanare la situazione.

Oppure ancora quando – è accaduto in tanti interventi – ci si lamenta del fatto che si creano distinzioni tra dipendenti pubblici e dipendenti pubblici. Ma ci si dimentica del fatto che c’è una differenza abissale tra dipendenti pubblici e dipendenti privati. Qui si parla di distinguere tra chi fa un lavoro e chi ne fa due, di là invece non si fa una piega di fronte a migliaia di casi di persone che per miracolo di lavoro, peraltro con un livello retributivo inferiore, riescono a mantenersene uno. Ma forse stavolta ci siamo spinti un po’ troppo in là: questo è un ragionamento troppo sottile.

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