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San Marino verso l’Europa: il ruolo dei piccoli Stati secondo Maurizio Faetanini

da Redazione

La data del 20 ottobre, giorno in cui i cittadini della Repubblica di San Marino sono chiamati a esprimersi sull’Unione Europea, si avvicina ad ampie falcate.

 

Per sfatare alcuni luoghi comuni, (la materia è delicata, ed è facile avvitarsi su clichè e posizioni “fatte proprie per sentito dire”), abbiamo deciso di ospitare una serie di interventi, utili, secondo noi, per fare chiarezza su alcuni temi caldi, e creare un dibattito, un confronto di idee che, ci auguriamo, possano accendere la “miccia” tra i nostri lettori. Evitando di scivolare nella mera contrapposizione di pensieri – non vogliamo mettere a specchio chi è favorevole e chi no ma solo ospitare parole e spunti su cui riflettere -, San Marino Fixing ha pensato di sviscerare alcune diramazioni, alcuni tragitti che accompagnano il referendum: il ruolo dei piccoli Stati per esempio, con cui apriamo questo percorsi, ma anche le posizioni degli imprenditori e le possibilità delle loro imprese nei mercati del Vecchio Continente, senza dimenticare la formazione e i giovani. Fermo restando che, al di là di come si esprimeranno i cittadini, il Titano non può esimersi dal dialogare con l’Europa.

 

La storia dell’Unione Europea credo sia nota a tutti. Ciò che bisogna sottolineare è come l’idea iniziale per quanto eticamente giusta, sia poi cambiata con il tempo.

L’Unione Europea è nata dopo la seconda guerra mondiale, per una cooperazione fra i vari Stati che sono stati sostituiti però, in poco tempo, dai loro capi di Stato e dai loro interessi.

Oggi infatti l’Unione Europea è più un’unione economica che salva gli stati già ricchi e porta a fondo quelli con più difficoltà. Un solo esempio? La Grecia.

La televisione, i giornali, internet, ce ne danno prova ogni giorno.

Aderire all’unione europea con tutte le deroghe possibili, sempre se accettate, significherebbe perdere il controllo del proprio sistema economico che dal momento dell’adesione in poi, sarebbe nelle mani dell’Unione Europea e della BCE. La banca europea è colei che decide i contenuti dei Trattati e in sostanza dirama le regole da far rispettare ai vari paesi europei.

Uno Stato che non può decidere delle proprie finanze non può essere considerato libero. Ogni Stato, infatti, ha delle caratteristiche e delle esigenze proprie che devono essere affrontate in modo diverso. Ancora di più se si parla di Piccoli Stati come San Marino che nella morsa dell’UE perderebbe tutta la sua sovranità, perché uno stato che non può decidere della propria economia non può nulla.

Il comitato contrario al quesito referendario sull’Unione Europea dice “no” ad un’adesione, perché è convinto che sia possibile arrivare alla conclusione di un trattato che possa soddisfare sia la Repubblica di San Marino che l’Unione Europea.

Se altri piccoli stati ritengono di doverci entrare, questo non ci deve meravigliare, loro non hanno né le nostre caratteristiche, né il nostro passato.

Purtroppo veniamo da anni in cui i rapporti diplomatici sono stati minimi, ma proprio per questo è necessario intensificarli in modo da far sentire la propria voce, seppur piccola.

Nel 2008 la Repubblica di San Marino è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco. La Dichiarazione di Valore Universale Eccezionale adottata dal Comitato del Patrimonio Mondiale dice: “San Marino e il Monte Titano costituiscono una testimonianza eccezionale dell’istituzione di una democrazia rappresentativa fondata sull’autonomia civica e l’autogoverno, avendo esercitato con una continuità unica e senza interruzione il ruolo di capitale di una Repubblica indipendente dal XIII secolo. San Marino è una testimonianza eccezionale di una tradizione culturale vivente che perdura da settecento anni…”.

Il nostro comitato è nato proprio per dare voce a queste motivazioni, per dare valore ai 1700 anni di storia che ci contraddistinguono da tutti gli altri stati del mondo.

Considerare la Repubblica di San Marino una nullità se fuori dall’unione europea, significa non credere nel proprio stato e nelle proprie capacità.

Rispondere “no” al referendum non significa chiudere la porta ai rapporti internazionali.

Rispondere “no”, invece, significa aprire il portone principale del proprio stato per far conoscere la Repubblica di San Marino e per arrivare ad accordi ad hoc.

Negoziando, coscienti che quel che si possiede valga molto di più rispetto ad un’adesione dai contenuti oscuri e non adatti a una Repubblica come la nostra.

 

Maurizio Faetanini

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