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San Marino, il Consiglio Grande e Generale sullo sciopero generale

da Redazione

Sono stati numerosi i consiglieri che hanno preso la parola, tanto che la stessa Reggenza ha invitato l’Aula a rispettare gli accordi, presi in Ufficio di presidenza, di contenere la durata del comma comunicazioni. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

 

SAN MARINO – Lo sciopero generale al centro dell’apertura dei lavori consiliari: sono stati numerosi i consiglieri che hanno preso la parola,tanto che la stessa Reggenza ha invitato l’Aula a rispettare gli accordi, presi in Ufficio di presidenza, di contenere la durata del comma comunicazioni. Tra i primi ad intervenire, il consigliere Giovanni Lonfernini, Upr, che ha dato lettura dell’ordine del giorno firmato da tutti i gruppi di minoranza per richiedere il ritiro immediato della riforma tributaria e l’avvio di un nuovo confronto con forze politiche, sociali ed economiche. Anche il segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, è intervenuto per commentare lo sciopero di ieri e anticipare i punti su cui è in corso una trattativa con i sindacati per modificare la riforma dell’Igr presentata in prima lettura.

Di seguito la sintesi della prima parte della seduta consiliare.


Comunicazioni

 

Nicola Renzi, Ap: “Dopo una giornata così delle considerazioni vanno svolte. In quest’Aula dobbiamo avere la forza di accogliere ogni tipo di manifestazione, anche se scomoda, con rispetto e tenendo conto quello che emerge. Allo stesso modo va identificata una linea precisa oltre la quale non si può tollerare che si vada. Ieri ci sono stati episodi più che spiacevoli, atti anche violenti, il mio non è un discorso teso a dare colpe, è un auspicio e un appello. Dobbiamo renderci conto tutti quanti che la situazione è difficile e complicata e lo sarà nei prossimi mesi. Devono essere garantiti il rispetto e l’incolumità di tutte le persone. A me spiace per chi è in prima linea a garantire l’ordine pubblico, per i manifestanti, per alcuni membri del Consiglio che hanno avuto trattamenti che non esito a definire inaccettabili. Qui dentro vogliamo tutti affermare che il dissenso e l’esasperazione devono trovare cittadinanza, ma una linea invalicabile di rispetto degli individui non va superata. Una riflessione politica all’interno della maggioranza è doverosa. Vorrei che avessimo un moto d’orgoglio per dimostrare anche a chi ci guarda da fuori, che abbiamo la forza di difendere l’immagine di San Marino da qualcosa che non corrisponde al vero. Ieri ho avuto paura che potesse succedere qualcosa di male a tante persone scese in piazza a manifestare, alle persone che lavoravano e alle persone che erano qui dentro perché elette dai cittadini. Lancio un appello in Aula: dobbiamo essere diffusori della libertà d’espressione e anche di critiche forti, ma facciamo in modo che il rispetto delle istituzioni sia ribadito e da questo non si travalichi”.

 

Giovanni Lonfernini, Upr: “Mi sarei aspettato che oggi il governo fosse più presente e avesse qualcosa da dire, non è accettabile che dopo quanto successo ieri non dica niente. Il mio intervento non ha intenzione di alimentare polemica sulla gestione dell’ordine pubblico, ma ci sono state lacune da parte di chi ha responsabilità di governo. Non posso non rilevare la mancanza di approfondimento e di capacità di dialogare con le associazioni sindacali. Mi aspettavo che il governo parlasse oggi, i fatti di ieri meritano un approfondimento. Ne parla Ballarò e non il governo. Noi oggi, come forze di opposizione, chiediamo con un ordine del giorno un passo indietro nell’ambito della riforma fiscale e sarebbe opportuno che il governo accogliesse questa richiesta e mettesse in calendario un dibattito ad hoc sulle situazioni che sta vivendo il Paese. Il più scalcagnato dei politici non può considerare lo sciopero come un passaggio prevedibile e già passato, va preso in grandissima considerazione. Dalla piazza di ieri ho visto emergere ansia per il futuro, la consapevolezza per la situazione del Paese e un richiamo alla responsabilità di fronte a scelte necessarie a dare stabilità e tenuta economica e sociale. Uscendo da Palazzo ieri ognuno ha potuto toccare con mano una situazione angosciante. Personalmente non sono stato aggredito, ho cercato di sedare e tranquillizzare gli animi, quello che la politica oggi deve fare. Mi si consenta una punta polemica con i sindacati che parlano di una manifestazione pacifica. Sono preoccupato dall’ immobilismo del congresso di Stato, inerte di fronte alla presa di coscienza che dobbiamo fare prima possibile. Si è incartato non solo sula riforma fiscale, ma su tutte le riforme annunciate. Sulla riforma in questione ha scelto una strada di basso profilo, tentando di elargire qualche concessione con delibere riparatrici. Si avverte già lo scontro tra lavoratori pubblici e privati, tra dipendenti del privato e gli autonomi Abbiamo fatto un bel capolavoro. Il governo dovrebbe rimettere in piedi un tavolo cercando nuovo un confronto con le categorie economiche. Siamo consapevoli che la riforma tributaria sia un passaggio doloroso. La nostra forza politica nel dicembre scorso riconobbe al segretario Felici di aver detto la verità sui conti pubblici ma gli ha anche chiesto più coraggio. Abbiamo avuto l’impressione che nelle ultime settimane sia stato lasciato solo. In linea con la situazione del suo partito che tra qualche giorno affronterà un congresso, da cui ci auspichiamo emergano le tendenze del Paese. La prospettiva di San Marino oggi è quella della stagnazione e dell’aggressività fiscale. Dove è finita l’attuazione della legge sullo sviluppo? Perché si è tutto fermato? Ci sono veti incrociati nella maggioranza? Intravedo il rischio che si passi dalla padella alla brace. Invito la maggioranza a rimuovere quella convinzione granitica della conferma dei loro 31 voti. I provvedimenti vanno condivisi con il Paese. Do lettura dell’ordine del giorno: ‘Il Consiglio grande e generale nella seduta del 25 settembre 2013, considerato l’impatto fortemente negativo che produrrebbe la proposta di riforma tributaria avanzata dal congresso di Stato penalizzante in termini di tutela dei redditi più bassi e inefficace in termini di equità, accertamento, trasparenza e rispetto alla necessità di dare maggiore competitività al sistema; alla luce dell’apertura di un preoccupante conflitto sociale sancito dall’imponente partecipazione popolare allo sciopero generale e ad altre manifestazioni di protesta, che hanno confermato la grossolana e unilaterale gestione politica del governo sulla riforma tributaria nei rapporti con le organizzazioni sindacali e con le categorie economiche; valutato negativamente il metodo adottato dal governo nell’iter istituzionale della riforma tributaria nei rapporti con le organizzazioni sindacali e con le categorie economiche; valutato negativamente il metodo adottato dal governo nell’iter istituzionale della riforma tributaria che ha sostanzialmente estromesso dal dialogo e dal confronto con le forze di minoranza; impegna il congresso di Stato all’immediato ritiro del progetto di legge “Importa generale sui redditi”, discusso in prima lettura dal Consiglio grande e generale nella sessione del 22-25 luglio 2013 e al tempestivo avvio di un nuovo confronto con le forze politiche, sociali ed economiche”.

 

Tony Margiotta, Su: “La manifestazione di ieri è entrata nella storia, con la partecipazione di 5-6 mila persone. Oltre ad aver dato un messaggio chiaro di lotta contro questa riforma fiscale del governo, ha dato un messaggio di lontananza e ostilità verso chi fa politica. Qui abbiamo a mio avviso perso la temperatura sociale del nostro Paese. Alla maggioranza e al governo rivolgo una domanda onesta, era necessario arrivare a questo punto? Era necessario utilizzare un metodo di questo tipo per poter presentare una riforma che andrà a cambiare totalmente il sistema San Marino? Credo che ci sono stati dei gravissimi errori. L’indirizzo è sempre il solito, si vanno a colpire le categorie più deboli. E’ basilare rispettare le istituzioni, personalmente non nasco politico, ma sono orgoglioso e sento la responsabilità di essere qui, consigliere della Repubblica. Mi fa male sentirmi dare del buffone e urlare contro, farmi tirare le uova, mi fa male vedere il nostro Palazzo pubblico imbrattato, mi fa male essere scortato dalla Gendarmeria per uscire da qui. Il messaggio deve essere chiaro, noi rappresentiamo il Paese e voi con questa modalità di fare politica non lo rappresentate. La responsabilità me la prendo, ma state portando avanti un metodo sbagliato che mette a rischio di uno scontro sociale di cui ieri abbiamo avuto un esempio. Dispiace dirlo, il provvedimento è stato presentato da governo e maggioranza e ognuno si deve prendere le sue responsabilità. Domani ci sarà una nuova manifestazione dove vedremo non sindacati, ma associazioni, vedremo che tipo di partecipazione ci sarà. Invito a ritirare il provvedimento, studiamolo assieme”.

 

Luca Santolini, C10: “La piazza di ieri chiedeva maggiori tutele per le fasce deboli rispetto a una riforma fiscale incomprensibile. Chiedeva anche un cambio di mentalità a questo governo, chiedeva trasparenza. Gli occhi e le mani di tanti concittadini erano rivolti verso le finestre del Palazzo per avere risposte alle loro domande. I messaggi giunti dal governo invece sono stati sconfortanti per i cittadini ed hanno accentuato l’insofferenza dei sammarinesi nei confronti della politica. Chiedevano di parlare direttamente con rappresentanti del governo, ma nessuno è sceso in piazza”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Lo sciopero di ieri faccia riflettere profondamente l’Aula. Non sottolineerò i toni e le gesta della piazza perché non è questo l’aspetto centrale rispetto alla valutazione politica che l’Aula deve fare all’indomani di uno sciopero generale estremamente partecipato. Le valutazioni politiche sono poche e semplici. La riforma fiscale è da rivedere perché sarebbe dovuta essere più misurata. La forza di sinistra che rappresenta gran parte di questa maggioranza nella riforma fiscale ha tradito le aspettative dei suoi elettori. Se è vero che il governo è pronto ad accogliere parte delle richieste dei sindacati in una delibera, allora è bene traduca in termini legislativi il prima possibile il contenuto di quelle proposte. Altrimenti si corre il rischio di far pensare che lo sciopero di ieri sia stato inutile. Inutile perché in realtà dietro l’angolo c’era già un accordo e credo che questo sia uno dei motivi di disaffezione della gente dalla politica. Mi sarebbe piaciuto che ieri fosse presente il segretario alle Finanze per allontanare l’ombra del sospetto e di trame di palazzo. La sua presenza in Aula sarebbe stata opportuna. La piazza inoltre ha manifestato contro la distanza che c’è tra la politica ed i cittadini, non ha fatto distinzione tra membri di maggioranza ed opposizione, perché la dimensione dei problemi di questo Paese è talmente ampia che la rabbia sfogata non fa differenze tra membri di maggioranza e opposizione”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “Io credo che non ci voglia molto a capire quali sono le 40/50 persone che ieri hanno trasformato una manifestazione in un lancio di uova non accettabile. Chiedo fin da ora agli organizzatori della manifestazione di venerdì di individuare quali sono quei 40/50 personaggi che vorrebbero rovinare quella manifestazione. Riforma tributaria? Quando su certe aliquote si passa dallo 0 al 2% credo che si tratti comunque di incrementi sostenibili. Questo è un percorso di gradualità, dato che sotto i 20 mila euro siamo sotto il 2% di tassazione e sotto i 15 mila euro siamo vicini allo 0. Sui punti che maggiormente premono al sindacato sono già state presentate idee e proposte. E ai dirigenti sindacali che ieri chiedevano una virata, ma che hanno già le nostre proposte in mano, dico che avrei preferito dicessero ‘attuate quelle proposte’ e non ‘presentate delle proposte’. Perché in realtà quelle proposte le hanno già in mano. Il confronto è molto complesso perché la riforma tributaria interessa tutte le categorie. E sono 4 i punti che ci stanno più a cuore: 1) Attenzione a redditi bassi, 2) Gradualità della riforma 3) Verifica dei sistemi di accertamento 4) Attenzione a famiglie e parti sociali più deboli. E su questo le proposte sono già state presentate. Già da domani sindacati e forze economiche vengono convocate per continuare il confronto su quelle proposte. Senza dimenticare però che il Paese ha bisogno di queste riforme perché oggi siamo lo Stato con la più bassa tassazione d’Europa e su questo fronte dobbiamo riportare San Marino all’ordinarietà. Se la piazza di ieri ci insegna qualcosa è di essere coerenti e rapidi nel portare all’esame di tutte le forze politiche il progetto di legge, perché su quei contenuti si gioca il futuro. I tre giorni di dibattito sulle istanze d’Arengo non credo che abbiano fatto bene alla politica: il Paese aveva bisogno che noi discutessimo su altri aspetti. La manifestazione di ieri non ha precedenti e la voglio cogliere come forte segno di preoccupazione espresso alla politica. Su questo piano apriamo il confronto con forze sociali, economiche e politiche”.

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Non sfuggono a nessuno le manifestazioni per la loro importanza. Vorrei sgombrare il campo da questioni individuali. Chi vi parla ha affrontato momenti difficili, contratti di lavoro complicati, aziende chiuse, ha attraversato sempre il Pianello a testa alta, affrontando gli insulti. Ieri ero a Palazzo Begni. facevamo i conti sull’articolazione delle aliquote e la no tax area, le questioni che stiamo affrontando in questi giorni. Sono d’accordo con quei consiglieri che hanno sostenuto che ieri in piazza si notavano i timori per una riforma tributaria pesante. Ho notato però la paura perché non si intravvede una via d’uscita del Paese da una situazione difficile. Non sfugge il messaggio, ma il nostro lavoro quotidiano è quello di dare elementi concreti oltre le enunciazioni e le frasi facili. L’orizzonte lo abbiamo definito, il decreto che completa la legge per lo sviluppo sarà presto di adozione, l’impegno della maggioranza è di dare questo segnale. Poi ci sono i numeri reali. La trasparenza e l’onestà deve essere mantenuta quando si dichiarano i numeri e le reali necessità del Paese, la riforma tributaria è uno dei passaggi politici in questa direzione. Essere di sinistra significa anche dire la verità, ovvero che il saldo dell’operazione ‘riforma tributaria’ oggi ha bisogno di 40 mln di euro. Questa è la differenza tra nuova riforma e quella in vigore, che va a comprendere anche le tasse straordinarie che andranno eliminate. Essere di sinistra significa dire queste cose nella loro crudezza, per poi passare alle ipotesi di soluzione. Lo scorso luglio tutta la maggioranza ha deciso di presentare il progetto in prima lettura, considerando quel testo un punto di partenza. Il reddito emerso dall’evasione fiscale bilancerà la riforma. Non è vero che non è stato fatto il lavoro intermedio di rapporto con le forze sociali. Dalla prima lettura a settembre si sono condivisi diversi punti, formalizzati con la delibera del 16 settembre. Su questi si è avuto un confronto anche il 17 settembre, quando i sindacati hanno ribadito l’utilità di mantenere l’impegno per lo sciopero generale. Il governo ha prodotto nel frattempo un elaborato del progetto di legge già annunciato in cui erano già nette le proposte e i contenuti richiesti dalle forze sindacali. Non c’è un accordo pregiudiziale, ma un accordo in atto su alcuni canali: disponibilità per l’introduzione della no tax area per i redditi più bassi, disponibilità alla revisione della curva di aliquote per bilanciare il carico fiscale, il recupero dell’evasione fiscale intorno ai 10 mln di euro, considerato possibile. A questo scopo è prevista l’introduzione di strumenti rilevanti di accertamento del reddito alla fonte: tracciabilità per i consumatori finali; inserimento del registro telematico dei corrispettivi che consente di mantenere il controllo delle dinamiche dei lavoratori autonomi; l’inserimento della contabilità del magazzino per le grandi imprese; il mantenimento della minimum tax, dato che il 50% dei soggetti giuridici dichiara zero di reddito, e non per la crisi perché prima del 2008 dichiarava uguale e non è fisiologico. Si lavora poi alla gradualità, per poter avere un aggancio meno pesante e traumatico del nuovo modello. Conosco a memoria la lista dei punti richiesti dal sindacato e su molti le risposte sono positive, su altri parziali. C’è distanza poi sulla richiesta del corpo di polizia tributaria, ci sembra uno strumento che può essere sostituito dall’azione più efficace e meno costosa della comunicazione tra i dati dell’amministrazione pubblica. Su questo il confronto è ampio e il testo è pronto. Lunedì pomeriggio ci sarà un incontro con le organizzazioni sociali, già oggi sarà pronta la nuova bozza per consentire alla maggioranza valutazioni ulteriori. Sul confronto politico su questa materia: è responsabilità del governo fare proposte, ma al tempo stesso deve attivare una serie di iniziative che consentono di approvarle in tempi utili, per avere risposte in termini di introiti e al pareggio di bilancio del 2014. Mi piacerebbe parlare con l’opposizione, il governo attiverà tutti gli spazi di confronto di verifica dei contenuti. Se lo spazio però è dire che questo è il governo delle tasse, credo si dovrebbe cambiare intonazione. Se il livello del confronto è corretto, ci saranno gli spazi”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “Credo sia stato un errore politico la volontà di presentare il progetto di riforma dell’Igr, era una provocazione e spingeva verso lo scontro. Lo si è confermato dicendo che adesso è in corso una trattativa per abbassare le aliquote rispetto alla prima lettura e per tradurre la volontà di combattere l’evasione fiscale. Ne prendiamo atto con favore. Forse il periodo storico richiederebbe un atteggiamento agli antipodi. Non credo che questo modo di porsi verso cittadinanza e forze sociali abbrevi i tempi, piuttosto li allunga. Era opportuno prima confrontarsi con le parti sociali e anche con l’opposizione. Se da una parte è infatti in corso una trattativa con le forze sociali, noi siamo fermi a una prima lettura e questo non è un bel messaggio da far passare. C’è stato un grande errore di valutazione del momento storico attuale, come se si cercasse un confronto diretto con la piazza. La piazza ha risposto. La presentazione in prima lettura di un progetto insostenibile probabilmente non ha velocizzato l’iter di approvazione della riforma Igr e non avrebbe portato a una situazione che dà più forza al sindacato per una modifica ancora più sostanziale al testo. Condivido la denuncia di mancato rispetto verso le istituzioni per il lancio di uova contro Palazzo pubblico, ma il resto mi pare esagerato, non ho visto atti violenti e atteggiamenti inaccettabili. Ho visto una popolazione ‘su di giri’, ma in modo civile. Non c’erano cento persone, ma 5 mila, nessuno può garantire che tutto si svolga nel modo più pacato. Quando sono uscito con i manifestanti, ho parlato con un anziano di Faetano e ha ricordato che in passato le delegazioni del partito comunista e socialista uscivano sempre in certe situazioni. Certo c’era tensione e si rischiava di prendere un uovo contro, come è successo al collega Zeppa, ma sarebbe stato un buon segnale se il Consiglio grande e generale avesse riconosciuto l’importanza della manifestazione, non solo incontrando i segretari generali. Il Consiglio invece non ha neanche pensato all’invio di una delegazione ai manifestanti”.

 

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Al Psd e alla maggioranza non sfugge il momento per l’economia e per i cittadini. La manifestazione di ieri ha una rilevanza che va presa in considerazione, rispettiamo la maggior parte delle sue espressioni, ma va fatta differenza tra chi esprime la sua contrarietà legittimamente e i così detti facinorosi. La libertà di esprimere contrarietà non va limitata, ma vanno separati certi comportamenti. Ringrazio le forze dell’ordine. D’altra parte è chiaro che si parlasse di riforma fiscale, non della politica in generale e dell’azione di governo su tutto. Se avessero voluto organizzare una manifestazione generica contro la politica l’avrebbero potuta fare, ma ieri c’era il sindacato e si discuteva di tassazione più bassa per redditi meno cospicui. La risposta di governo e maggioranza è in questo senso positiva. Non capisco perché non si consideri il percorso su cui si sta già lavorando. Già in campagna elettorale avevamo fatto un discorso di verità che non può che condurci a dire che il regime fiscale deve cambiare. Questo non significa che ci saranno salassi, né che ci avvicineremo media dei Paesi europei. Certo, dobbiamo accelerare sui provvedimenti per lo sviluppo del Paese. Il problema maggiore per San Marino non è forse la tassazione, ma l’occupazione. E’ sbagliata la concezione che i politici stanno nel Castello e che non si parli con i cittadini”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Resto estasiato dalla capacità del segretario Felici di ribaltare la frittata. Dice che su molti temi in materia fiscale vorrebbe conoscere il parere dell’opposizione per confrontarsi, gli ricordo che a noi sarebbe piaciuto dare il nostro contributo, ma in quale occasione? Siamo fermi alla prima lettura del disegno di legge poi il provvedimento non è più tornato in Aula. Il fantomatico tavolo dello sviluppo sulla riforma fiscale non è mai stato convocato perché il governo vuole tenere tutto dentro le segrete stanze. Stride con la realtà quanto espresso dal segretario Felici. Noi vogliamo dire la nostra, ma questa possibilità ci deve essere data, altrimenti siamo a maggior ragione legittimati a dire che il governo da solo sta facendo una riforma fiscale che parla solamente di tasse. Noi facciamo il nostro mestiere, ma se negli ordini del giorno i provvedimenti per il rilancio economico vengono inseriti alla fine, non è colpa dell’opposizione. Non sottovalutiamo i segnali lanciati dalla manifestazione di ieri: ho la sensazione che in quest’Aula non si sia ancora capito cosa sta succedendo. E’ finito il tempo della delega in bianco, per fortuna, e questo è quanto emerso dalla mobilitazione in atto a San Marino. Quando si fa la battuta che l’aliquota passa dallo 0 al 2% significa che non abbiamo capito quanto sta succedendo ovvero che una riforma del genere per i redditi più bassi porta l’aliquota da 0 al 12%. Significa non avere capito che inasprimenti fiscali così improvvisi e pesanti comportano ripercussioni sociali negative. Quello che si sta cercando di fare è di aumentare la tassazione colpendo maggiormente le fasce più deboli della popolazione. Senza fare lo sforzo di accertare i redditi di chi evade. Tutti i manifestanti chiedono riforma fiscale equa e maggiore trasparenza e coinvolgimento. Ora il governo ragioni su come definire un sistema fiscale che possa autonomamente stare in piedi per i prossimi 30 anni. Studiamo una riforma fatta bene che risponda a tutti i problemi e non limitiamoci, come sempre fatto finora, di accontentare quella o quell’altra associazione di categoria e sindacato. Nell’ordine del giorno presentato dall’opposizione non vogliamo fare “melina” perché secondo noi la riforma va fatta. Ma occorre un testo fatto bene, condiviso e ragionato come auspicato da noi. Il testo presentato in prima lettura invece non è accettabile. Da parte mia invito il Governo a ritirare la legge e a calendarizzare una serie di incontri per favorire il confronto sulla riforma fiscale”.

 

Simone Celli, Ps: “Di manifestazioni di protesta ce ne sono state tante e altrettante ce ne saranno nei prossimi giorni. Si tratta di momenti che hanno messo in evidenza un grandissimo malessere dal punto di vista sociale. Sono rimasto sconcertato dalle motivazioni date dal governo per giustificare i ritardi: le istanze d’Arengo. Questo mi fa piangere e mi preoccupa per il futuro del paese. Attaccarsi al fatto che qualche gruppo consiliare sulle istanze d’Arengo esprima un paio di pareri con i propri consiglieri, mi sembra tanto una presa in giro. Se il ritardo sulle riforme è dovuto da queste ragioni, siamo proprio fuori dal mondo. Quello di ieri è stato il quarto sciopero generale in tre anni e la classe politica non può far finta di nulla. C’è un ampio e duraturo scontro sociale in atto che parte da lontano. La presentazione di un odg da parte delle opposizioni è un segnale di responsabilità e serietà. La gestione politica del nostro Paese da parte del governo è scriteriata, grossolana e unilaterale e ha avuto il demerito di aprire una grossa fase di scontro sociale. La riforma tributaria portata in prima lettura profuma molto di merce di contrattazione politica e sindacale. Ma se qualcuno ha giocato sulla testa dei lavoratori e del resto del paese che produce, noi non l’accettiamo e la battaglia sarà durissima in Consiglio grande e generale. Non accettiamo più provocazioni. Portiamo il dibattito politico a livello più serio perché comunque riconosciamo che la riforma tributaria è una necessità. Noi contestiamo da tempo la politica delle tasse straordinarie portate avanti da questo Governo. Vogliamo discutere di riforma tributaria ma la proposta portata in aula in prima lettura è irricevibile. Chiediamo di procedere all’immediato ritiro del progetto di legge tributaria. L’opposizione ha presentato un ordine del giorno perché ha voglia di dare il proprio contributo: fondamentale in un momento di crisi profonda come quello che sta attraversando il nostro paese. Noi oggi siamo di fronte a sfida impressionante che deve partire dall’aggressione degli sprechi e dei privilegi nella pubblica amministrazione altrimenti è inutile parlare di rimodulazione delle aliquote. Penso ai super emolumenti, ai top manager di Banca Centrale che stanno in Repubblica due giorni al mese. Siamo pronti a fare sacrifici ma aggrediamo gli sprechi. Il governo sta sicuramente affrontando una fase molto delicata e l’auspicio è che dai congressi dei due partiti di maggioranza emerga un cambio di passo che in questi primi mesi della legislatura non si è visto”.

 

Francesca Michelotti, Su: “La mobilitazione immane di ieri dimostra la profonda insoddisfazione del Paese. Non c’era nessuna componente della piazza che voleva solidarizzare con il lavoro del Consiglio, né tanto meno con quello del governo. Non mi stupiscono i comportamenti della piazza, perché le temperature della folla sono dettati dalle emozioni più forti. Non giudichiamo la manifestazione di ieri in base al comportamento dei più agitati. Non mi preoccupano né gli insulti, né il lancio di uovam bensì la violenza ed alcuni momenti concitati purtroppo ci sono stati. Non credo però che serva perseguire gli esagitati, bensì dovremmo chiedere la collaborazione degli organizzatori per far si che possano essere maggiormente controllati. Entrando nel merito della manifestazione questa ha lanciato due segnali. Primo, contestava fortemente il progetto di legge sulla riforma fiscale che ha un troppo elevato tasso di pressione fiscale. Forse per aver maggior margine di trattativa in un secondo momento. Se così fosse però si tratterebbe di un’operazione comunque goffa ed umiliante per gli interlocutori. Ritiriamo quel progetto di legge e partiamo con un confronto fondamentale in questo delicato momento del paese. Ci sono famiglie a San Marino che quasi versano in uno stato di povertà e dunque credo che chi ha di più devo dare di più. Dobbiamo pensare alle categorie più deboli e non si tratta di carità bensì di politica. Non stiamo facendo abbastanza per chi sta soffrendo e abbiamo il dovere di garantire e aiutare con le nostre scelte di politica fiscale le fasce più deboli. Secondo segnale: la gente chiedeva riforme per migliorare lo sviluppo ma noi perdiamo tempo e questa è l’accusa che ci arriva sempre più forte anche dalla piazza. Perdiamo tempo e, diciamoci la verità, è la sensazione che abbiamo tutti. Un esempio? Due giorni di discussione sulla legge dell’esercizio della professione medica intramoenia non credo servissero. Per questo penso serva una riforma del regolamento”.

 

Federico Pedini Amati, Ps: “Siamo d’accordo tutti che non si può stare tre giorni sulle istanze d’Arengo, ma è un problema di regolamento, non si può spostare il tiro e accusare l’opposizione. Oggi la preoccupazione principale dei sammarinesi è quella del lavoro, non altro. E’ un dato di fatto che questo governo e quello precedente non hanno dato soluzioni. Non è stato fatto nessun progetto economico che ha portato nuove forme di lavoro. Adesso anche la minimum tax verrà riconfermata. Piuttosto conosciamo persone sammarinesi che girano in porsche e dichiarano redditi da poveri ma restano impuniti perché potenti. Ci sono situazioni distorte su cui intervenire. Stiamo invece tassando al più povero una percentuale più alta che al ricco, è qui che non tornano i conti. Su questo torneremo a sfidarvi, per la difesa del più debole, qui faremo le barricate. Le classi più deboli devono essere tutelate, di qui la richiesta di ritiro della riforma.”.

 

Matteo Zeppa, Rete: “Ho la fortuna di essere qui dentro e avere la prova provata di quello che avviene a Palazzo quando c’è una manifestazione. La sensazione che avevo quando ero fuori, dall’altra parte, era che dentro ci fosse una sorta di alone di intoccabilità. E la percezione che ho avuto ieri era proprio quello. Abbiamo avuto tutti un mandato dalla cittadinanza. Questo però è un meccanismo automatico, anche irritante, una volta che siamo seduti su questo scranno ci dimentichiamo di avere avuto un mandato e che la popolazione dà e toglie. La piazza va ascoltata, ossequiata, non denigrata né millantata. Perché poi c’è un conto da pagare. Non è un semplice calcolo politico. La piazza, ragionando di pancia, alza le mani. Noi siamo usciti in modo cosciente, ci siamo presi un uovo, ma siamo usciti a testa alta. Anche il segnale di essere scortati è devastante a livello sociale. Dopo ieri, noi dell’opposizione non siamo vincitori, il segnale a fine manifestazione è stata una sconfitta per tutti. Non c’è più dialogo tra le parti. Se si dice che questo è governo delle tasse non vedo cosa ci sia di sbagliato. La riforma fiscale è vergognosa, cambiatela. Adesso anche il sindacato ha una bella gatta da pelare, con la forza di 8 mila partecipanti. Si dice che c’è già un accordo di massima, ma adesso la partecipazione impegna il sindacato a rispettare quanto annunciato”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Mi sarebbe piaciuto che il primo intervento comma comunicazioni fosse del segretario delle Finanze. Il suo intervento è arrivato solo dopo, sottolineo che governo non ha ritenuto intervenire per primo. E non posso non rilevare l’assenza di ieri del segretario. Ha risposto che sarebbe sembrato una sfida essere qui. Non credo, la sua presenza sarebbe stata opportuna. Le migliaia di persone erano qui sul Pianello per la riforma tributaria. Ma le preoccupazioni erano anche altre. Quando Felici dice che di battaglie ne ha fatte tante, me le ricordo bene: nel 2002-2003 lo scontro per rinnovo contratti e la mediazione del governo era stata importante. Ma quella era una situazione completamente diversa, oggi i problemi sono altri, sono la mancanza di lavoro e i disoccupati. Io sono dalla parte della piazza, anche se mi sono arrivati insulti e una bottiglia d’acqua sulla coppa, ma quella piazza la rispetto. L’ordine del giorno presentato è politica responsabile, riapriamo il confronto, non si venga dire che vogliamo strumentalizzare quanto successo ieri e che presentiamo un odg per far cadere il governo”.

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