Home FixingFixing Elzeviro. La fotografia tra SI Fest, NO Fest e BOH Fest

Elzeviro. La fotografia tra SI Fest, NO Fest e BOH Fest

da Redazione

Non è mistero che a Rimini poco importi dei suoi illustri figli (si chieda al riminesi dov’è situata la Fondazione Federico Fellini, per esempio: aspettiamo le risposte).

 

di Alessandro Carli


Corrette le polemiche scudisciate da Davide Brullo sulle pagine de La Voce sul premio Marco Pesaresi e probabilmente anche sull’importante percorso fatto negli anni dall’artista riminese – non è mistero che a Rimini poco importi dei suoi illustri figli (si chieda al riminesi dov’è situata la Fondazione Federico Fellini, per esempio: aspettiamo le risposte) – seguiamo con calma e passo cadenzato la via Emilia, in direzione Savignano sul Rubicone, che dal 13 settembre a fine mese (sono nei fine settimana però: altro mistero) ospita la 22esima edizione del SI Fest, evento dedicato al mondo della fotografia.

Sui gusti e sulle poetiche, ognuno potrebbe scrivere fiumi di inchiostro. La percezione che aleggia sulla pelle è comunque di una sorta di disgregazione, di pastiche di autori, diversi per estrazione e linguaggio, che raccontano – senza un vero fil rouge – l’attualità.

Cosa vedere quindi a Savignano? Senza dubbio il premio Marco Pesaresi 2012, vinto da Giorgio Di Noto con un reportage sulla primavera araba. Di Noto, dal monitor del sul pc e attraverso una Polaroid, ha “catturato” alcuni frame degli scontri. Immagini che rimarranno per sempre: una rivolta fermata per essere donata al futuro. Pollice in alto anche per Max Pam e il suo “Supertourist”, e per i nudi di Luxardo. Il primo ha girato il mondo per 10 anni alla ricerca di oggetti rivelatori: identità da ritrovare, desideri di fuga, elementi totemistici che raccontano, in un attimo, una storia.

I corpi di Luxardo invece fanno chiarezza sulle “necessità” di alcuni grandi fotografi a lui più o meno contemporanei (Man Ray) o successivi (Robert Mapplethorpe): un viaggio alla riscoperta della classicità, dei particolari, dell’elasticità e delle pose dei busti, quasi a voler sottolineare che il corpo umano è, con ogni probabilità, la forma d’arte più perfetta.

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