Home FixingFixing Appalti pubblici: chiaro l’iter, i costi molto meno

Appalti pubblici: chiaro l’iter, i costi molto meno

da Redazione

Abbiamo provato a entrare nel sottobosco della PA. Molti i punti di domanda. Nel bilancio non esiste un capitolo specifico che rendiconti le spese.

 

di Alessandro Carli

 

E’ come infilarsi in un ginepraio provare a capire quanto lo Stato spende ogni anno per le gare d’appalto per le forniture per servizi e beni, e per sapere quante sono. Il terreno è scivoloso, irto di voci, e i dati sono davvero frammentati.

Nel bilancio dello Stato non esiste un capitolo specifico che riguarda appalti o forniture (bisognerebbe fare la sommatoria di una serie lunghissima di singoli capitoli): gli importi stanziati dallo Stato agli enti o alle aziende, dipendono da chi li gestisce. Che, a loro volta, possono decidere sulla formula da utilizzare per gli appalti che, per legge, sono aperti sia alle imprese del territorio che a quelle italiane.

Secondo la legge numero 10 del 2000, le formule sono quattro: pubblico incanto (ovvero asta pubblica), licitazione privata (una gara a concorso limitato per l’esecuzione di opere, di servizi e di forniture complementari, alla quale partecipano le ditte iscritte nei relativi registri e invitate dall’Ente appaltante), appalto concorso e trattativa privata. La normativa difatti spiega che “L’organo decidente degli Enti appaltanti approva, a suo insindacabile giudizio, su proposta del responsabile dell’Ente stesso, il tipo di gara prescelto, l’elenco delle ditte da invitare nel caso non si tratti di asta pubblica ed i criteri di aggiudicazione, in base alla tipologia dell’appalto e al rispetto delle condizioni”.

Merita un occhio di riguardo la trattativa privata, una procedura negoziata in cui l’Ente appaltante consulta le imprese di propria scelta e negozia con almeno tre i termini del contratto e può essere avviata per appalti di opere, servizi o forniture di importo complessivo inferiore a 26 mila euro (più o meno i vecchi 50 milioni di lire, quindi non proprio due bruscolini). Questi contratti possono essere formalizzati mediante scambio di lettere commerciali.

Una serie di spese che la PA deve sostenere – una su tutte, la manutenzione – non è considerata appalto, come per le prestazioni occasionali: a discrezione può venir richiesta un’offerta.


Criteri di aggiudicazione

 

Il decreto 10/2000 specifica che l’aggiudicazione degli appalti è effettuata, per i contratti e ordinativi da stipulare, con il criterio del prezzo più basso, determinato mediante:

• offerta segreta a prezzi unitari, gara nella quale le imprese concorrenti sono invitate a offrire prezzi unitari per i quantitativi in elenco di opere, servizi o beni indicati nel bando o nella descrizione dei lavori;

• offerta a ribasso percentuale, gara nella quale le imprese concorrenti sono invitate ad offrire uno sconto percentuale su una cifra di partenza indicata nel bando e derivante dalla sommatoria delle cifre unitarie;

• offerta a ribasso sui prezzi indicati nel computo metrico, gara nella quale le imprese concorrenti sono invitate ad offrire un ribasso percentuale sul prezzo indicato.

• offerta a ribasso percentuale medio, gara nella quale le imprese concorrenti sono invitate a offrire uno sconto percentuale che eguagli o maggiormente si avvicini alla media degli sconti contenuti nelle offerte, dopo aver scartato il più alto e il più basso.

L’ultimo criterio potrà essere ritenuto valido purché, espletata la gara, risultino essere pervenute almeno 5 risposte scritte valide.

Per i contratti di manutenzione periodica ed i contratti da stipulare a corpo o parte a corpo e parte a misura, l’aggiudicazione è effettuata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa,

determinata in base ad una pluralità di elementi variabili, come il prezzo, il valore tecnico ed estetico dell’opera progettata o la qualità dei materiali e servizi riforniti, il tempo di esecuzione dei lavori, il costo di utilizzazione e di manutenzione; eventuali ulteriori elementi individuabili in base al tipo di prestazione richiesta.

Sarà il capitolato speciale d’appalto o il bando di gara ad indicare l’ordine di importanza degli elementi, onde consentire di individuare con unico parametro numerico finale l’offerta più vantaggiosa per l’Ente appaltante.


Autorizzazioni e limiti di spesa

 

Il Congresso di Stato (decreto 53/2003) è il solo Organo che può autorizzare spese senza alcun limite e quindi assumere i correlati impegni, nell’ambito degli stanziamenti iscritti nel Bilancio di previsione. Il Congresso di Stato può dichiarare immediatamente esecutive, per ragioni di urgenza, le autorizzazioni di spesa dallo stesso deliberate. E’ facoltà del Congresso di Stato concedere deleghe alle autorizzazioni di spesa sia ai singoli Segretari di Stato sia ai Funzionari, (ai sensi dell’art. 48 della Legge 18 febbraio 1998 n.30) entro alcuni limiti:

1) Segretario di Stato per le Finanze ed il Bilancio: 25.825 euro quale tetto massimo per ogni singolo impegno o spesa su qualsiasi capitolo di Bilancio;

2) Segretari di Stato: 10.330 euro quale tetto massimo per ogni singolo impegno o spesa, limitatamente ai capitoli di propria pertinenza;

3) Dirigenti o eventuali altri Funzionari, appositamente delegati con specifico atto amministrativo del Congresso di Stato: 2.600 euro per i soli capitoli di propria pertinenza e, ove non sia specificato diversamente dallo stesso Congresso di Stato, esclusivamente di parte corrente;

4) Esperto Provveditorato: sino a 520 euro in conto capitale esclusivamente sui capitoli di propria pertinenza.


Beni di acquisto centralizzati

 

I beni di acquisto sono solo in parte centralizzati: nel bilancio di previsione dello Stato per l’esercizio finanziario 2013 si può accedere con una certa facilità ad alcune spese. Per le provviste di cancelleria, stampati, trasporti, fotocopiatori, facchinaggi, ecc. lo Stato ha messo in previsione 780.000 euro, per gli oneri per servizio di pulizie Uffici della PA 300.000 euro, per la manutenzione e riparazione arredi, mobili, attrezzature, eccetera, 270.000 euro.

 

Riflessioni


In tempo di revisione delle spese, appare abbastanza bizzarro che lo Stato sappia quanto costano i dipendenti ma che allo stesso tempo non abbia a portata di mano una cifra – perlomeno indicativa – sulle esternalizzazioni, ovvero sui beni e sui servizi che vengono appaltati. La macchina elefantiaca della PA potrebbe far fare una serie di lavori anche internamente, specie se economicamente vantaggiosi.

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