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Europa dei popoli, Europa degli stati? L’intervento di Valentini al Meeting 2013

da Redazione

SAN MARINO / RIMINI – L’intervento integrale del Segretario di Stato agli Esteri, Pasquale Valentini, al Meeting di Rimini 2013.

Sono grato al Meeting e, nello stesso tempo, onorato di poter testimoniare la vicinanza della Repubblica di San Marino a questo evento e al contenuto di questo incontro in particolare.

Ritrovare oggi il senso dell’unità dell’Europa, è un’urgenza non solo per l’Europa stessa, ma per il mondo intero che ha necessità di trovare nella civiltà che ha fatto l’Europa un punto di riferimento su cui costruire un nuovo equilibrio fra i popoli e le nazioni, dentro una crisi che, prima che economica, è culturale. C’è bisogno cioè di recuperare i fattori che sono capaci di tener unito l’uomo, la persona, perché sono questi fattori che possono unire le comunità e i popoli e sono questi i fattori che possono far sì che l’unità sia frutto del dialogo e non della forza.

Questa riflessione, poi, si colloca per San Marino in un momento particolare, in quanto il processo di integrazione europea ha assunto caratteri molto più cogenti ed implicazioni più concrete e stringenti rispetto al recente passato. Mi riferisco qui alla ricerca di una nuova forma di associazione che l’UE sta offrendo ai piccoli stati e alla rinegoziazione dell’accordo Ecofin che ci vede protagonisti assieme ad altri Paesi terzi.

In questa ricerca, in questo percorso San Marino si sente pienamente coinvolto e, con sempre maggior consapevolezza, avverte di poter aver un ruolo, di poter offrire un contributo. Quale possa essere questo contributo ce lo hanno ricordato negli ultimi tempi in maniera autorevole due grandi personalità che hanno fatto visita al nostro Paese: Sua Santità Benedetto XVI e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.

Sua Santità ci ha ricordato che la nostra identità ha un’origine precisa, frutto di un’eredità che è la base della nostra originalità: “quell’amore per la libertà” che distingue il nostro popolo e che ha nelle radici cristiane il suo insostituibile fondamento. Nel 1296 Martino di Monte Cucco, umile montanaro analfabeta abitante di San Marino, chiamato a testimoniare in un processo su questioni di indipendenza e quindi di tributi, al giudice che gli chiedeva: “Quid est libertas?”(Che cos’è la libertà?), con estrema naturalezza rispondeva: “Homine esse liberum et habere suum e de eo non teneri alicui nisi domino nostro Iesu Cristo”(L’uomo nasce libero e possiede il suo e di questo non deve rispondere ad alcuno se non al nostro signore Gesù Cristo). E’ questa coscienza, semplice ma sicura, la base di un’autonomia statuale che ha retto per secoli e ha fatto del nostro un Paese di pace e di ospitalità.

Ban Ki Moon ha rimarcato questa diversità, evidenziando come la piccola Repubblica del Titano, pur in un contesto di Paesi attanagliati da conflitti, ha saputo costruire una storia priva di guerre. Non solo, ma il suo impegno è andato ben oltre, offrendo rifugio a coloro che, numerosi, fuggivano dai combattimenti (quasi 100.000 durante l’ultimo conflitto mondiale, compreso un numero significativo di ebrei).

Ban Ki Moon è rimasto altresì colpito dalla nostra tradizione di democrazia e ne ha tratto lo spunto per sottolineare come i piccoli stati siano portatori di una originalità che può costituire una specie di cartina al tornasole della capacità della Comunità internazionale di organizzarsi nel rispetto delle identità presenti. “Il leone possente ha una grande forza, ma un uccellino può volare”: con questa immagine tratta dalla natura ha voluto significare che tutti gli stati meritano le stesse opportunità di espressione, a prescindere dalla loro dimensione, ricchezza o influenza geostrategica.

Ora con questa consapevolezza, che definisce anche la responsabilità di cui ci sentiamo investiti in questo tempo, siamo impegnati a continuare il nostro lavoro di presenza in ambito internazionale. In particolare, accogliendo l’invito dell’Unione Europea, siamo impegnati in un percorso di maggior integrazione che ci consenta di partecipare in maniera più significativa alle scelte comunitarie e conseguentemente ci apra nuovi spazi di operatività nel mercato interno dell’Unione.

Guardiamo pertanto con estremo interesse ai lavori di questi giorni e siamo certi che anche da questo incontro partirà un rinnovato slancio di costruzione. E’ l’augurio sincero che formuliamo.

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