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San Marino, scuola Holden. I racconti dell’altra metà del cielo (assieme a Baricco)

da Redazione

La gentilezza dell’altra metà del cielo. Il suo sguardo sulle cose della vita: le persone anziane, piccoli oggetti di uso domestico, la necessità del volo, il ricordo della Grande Mela.

 

di Alessandro Carli

 

La gentilezza dell’altra metà del cielo. Il suo sguardo sulle cose della vita: le persone anziane, piccoli oggetti di uso domestico, la necessità del volo, il ricordo della Grande Mela.

Strizza l’occhio agli Stati Uniti d’America, l’ultimo dei tre racconti “usciti” dalla Scuola Holden San Marino, la “palestra della penna” creata da Alessandro Baricco e che trovate in questa pagina.

Le storie che avete letto negli ultimi tre numeri di San Marino Fixing (partner dell’iniziativa) sono state scritte da Erika Agatiello (“Il cacciavite”), Francesca Mairani (“La Giuditta di Canelli”) e Serafina Bruschi (“Il Biltmore Hotel”) e sono state selezionate da Emiliano Poddi, che assieme a Eleonora Sottili ed Eric Minetto, docenti della Holden, ha curato il corso di scrittura creativa tenuto sul Titano nei mesi scorsi.

Per chi vive di parole, per chi lavora con le parole, per chi semplicemente scrive, è stato un gradevole e avvincente viaggio nella scrittura, che ha trovato un posto sicuro e numerato (sempre a pagina 11) nelle carrozze del nostro giornale.

Come si diceva, su questo numero ecco il terzo e ultimo racconto, che porta la firma di Serafina Bruschi, figlia di emigranti sammarinesi e nata a New York. All’età di dieci anni è tornata sul Monte, terra di origine del padre. Dopo aver prestato le proprie competenze ai servizi sociali, oggi è impiegata all’Università di San Marino. “Amo gli spazi evocativi e la contemplazione della natura” ci ha detto. E c’è da crederle: New York è un luogo magico, che sa donare parole a chi sa ascoltare i suoi rari silenzi. Soprattutto se, quasi per caso, ad un certo punto si incontra, con lo sguardo, “The Biltmore Hotel”, l’hotel del nonno. Un’apparizione, come quella degli emigranti del Virginian, la nave di “Novecento” di Alessandro Baricco. “Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui, l’America”.

Dev’essere così. New York, e le sue immagini. New York, e i profumi dell’hotel. Per continuare il viaggio.

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