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San Marino, niente è come prima. Neanche il giornalismo

da Redazione

Sergio Barducci sui nuovi media e sulla fuga in avanti della comunicazione. In un libro le interviste alle più importanti firme dei giornali in Italia.

 

di Loris Pironi

 

Per un giornalista non c’è cosa più difficile che intervistare un collega. Soprattutto se l’oggetto dell’intervista è la professione in comune. È difficile perché i pensieri, le riflessioni, le argomentazioni si rincorrono, si accavallano: anzi è una lotta a non fondere le proprie idee con quelle dell’intervistato. Ma esattamente per gli stessi motivi intervistare un collega è sempre un’occasione speciale, un piacere. Soprattutto se si stima l’intervistato e si condivide il suo approccio alla professione. Fatta questa premessa andiamo dritti al sodo. Sergio Barducci, caporedattore centrale di SMtv San Marino, è uno dei giornalisti più apprezzati in Repubblica. Ha da poco pubblicato, per AIEP editore, il suo secondo libro, una raccolta di interviste alle principali firme del giornalismo italiano. Il libro s’intitola ‘Niente è come prima’, palese riferimento all’undici settembre del 2001. Quando il mondo ha cominciato a cambiare in maniera vorticosa, rendendo anche il giornalismo – effetto collaterale – un vero e proprio turbine nel quale è difficile mantenere una lucida prospettiva e la necessaria chiarezza d’idee. ‘Niente è come prima’ è probabilmente l’unico libro in cui è raccolto il pensiero di chi analizza quotidianamente questi cambiamenti epocali, una chiave di lettura affascinante e non solo per gli addetti ai lavori.

 

Essere giornalista oggi continua a essere bello. In compenso è più difficile. O meglio, complici i nuovi media, è più difficile essere buoni giornalisti.


“Il bello della nostra professione – conferma Sergio Barducci – è che sei sempre nel luogo dove accade la notizia. O almeno così dovrebbe essere, in quanto oggi questo accade sempre meno. I nuovi media ci stanno costringendo a cambiare, e non è necessariamente un male, ma stanno anche spersonalizzando la nostra professione. I nuovi media stanno diventando essi stessi fonte d’informazione; ma sull’attendibilità di quanto gira sulla rete ci sarebbe tanto da dire…”.

 

Senza contare che così si finisce per appiattire la qualità. Ma come si distingue il giornalista bravo se la fonte è sempre una per tutti? Così la notizia passa in secondo piano, prevale l’opinione e spesso quella più urlata. E il giornalismo si avvita su se stesso.


“Se nessuno di noi è sul posto, siamo costretti a ‘berci’ quello che ci raccontano, e non abbiamo più niente di interessante da dire. Il vero giornalismo è quello in cui ti trovi sul posto della notizia, ti sforzi a raccogliere un’informazione in più rispetto ai colleghi. Ti fai raccontare le storie da chi le vive in prima persona. Ciò non significa però che i nuovi media siano da demonizzare, anzi. Prendiamo ad esempio la Primavera Araba. I nuovi media e i social network come Twitter (a proposito, nel libro c’è un capitolo dedicato alla Twitter Revolution, ndr) hanno svolto un ruolo fondamentale, sono stati gli unici a riuscire a superare le cortine di regime, e che ci hanno informato di quello che succedeva”.

 

Poi è andata come è andata, ma questo ruolo è innegabile. Oggi però se l’impegno del giornalista è rivolto al tentativo di ‘controllare’ e gestire le nuove tecnologie, il vero problema è diventato quello dei tempi di reazione alle notizie. Troppa velocità fa male.


“Questo è un problema non solo per noi giornalisti, al giorno d’oggi. Si pensi ai broker finanziari, che in tempo reale devono rispondere nella maniera più rapida possibile a degli impulsi di mercato che partono, in contemporanea, dall’altra parte del mondo. La velocità è un rischio, perché l’errore di valutazione è dietro l’angolo. E poi c’è un’altra questione. L’informazione che oggi ti raggiunge in tempo reale sul palmare è fatta di due righe. Non c’è la possibilità di approfondimento, o di dare informazioni aggiuntive. Tutto si brucia nello spazio di 140 caratteri. Nel corso dell’intervista con Giovanni Morandi, direttore del Carlino, abbiamo discusso di come l’avvento di internet abbia contribuito a innescare un cambiamento radicale nelle vite di tutti noi. Però si rischia che questo rimanga uno strumento fuori controllo, impedendo di poter garantire veridicità e autorevolezza delle fonti. Per Morandi però Internet deve essere incontrollabile, è un rischio che si deve correre in nome della libertà”.

 

E Sergio Barducci cosa pensa a proposito?


“Io condivido questo pensiero, ma con grande cautela: si deve sempre sapere con cosa si ha a che fare. Demonizzare la rete è sbagliato, ma occorre conoscerla”.

 

C’è invece chi sulla Rete ha costruito un grande consenso. Nel libro, Beppe Grillo è un motivo ricorrente in tante interviste.


“Sì sono in molti che l’hanno inquadrato come un personaggio anti-politici più che antipolitica. Philippe Ridet, corrispondente da Roma di Le Monde, l’ha accostato, per i toni duri e sferzanti e per il rapporto con la gente, al francese Mélenchon. Ma è il bersaglio degli attacchi che è diverso, Grillo contesta il modo con cui i politici interpretano la politica non la politica stessa”.

 

Non possiamo concludere questa intervista con un riferimento alla realtà giornalistica di San Marino. A dire il vero abbiamo parlato a lungo di questo argomento, ma rigorosamente off the record. Poi c’è la risposta ‘ufficiale’, questa qua.


“Ogni nuova voce è un arricchimento, sempre, anche a San Marino. Il problema semmai è riuscire a garantire che quella voce sia libera e che non sia al servizio di qualche interesse recondito. Non voglio salire in cattedra, non ho nulla da insegnare, ma dico che chi fa il giornalista non deve lasciarsi prendere dalla mania dell’opinionismo. Politica e giornalismo devono continuare a essere due cose distinte, altrimenti chi cade in questo errore rischia di diventare a sua volta complemento di quel sistema che intende criticare. Per quanto riguarda San Marino, io dico che questo Paese ha numerose eccellenze, presenta tanti aspetti positivi che andrebbero valorizzati con lo stesso impegno e entusiasmo con cui, a volte, si evidenziano invece gli aspetti negativi. Questi non vanno mai taciuti, ci mancherebbe. Però come tutto il resto, vanno affrontati con equilibrio”.

 

Sottoscriviamo.

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