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San Marino, World Trade Center: l’edificio dell’ottimismo

da Redazione

Così lo definì Lord Norman Foster, l’archistar che lo ideò. Circa tre anni di lavori per un investimento di 30 milioni di euro. Lo Studio Antao di San Marino curò anche la progettazione delle strutture.

 

La creatività è quella di Lord Norman Foster, una delle archistar più famose al mondo. Le mani invece sono quelle del gruppo Ge.Cos e di Studio Antao (autore della progettazione delle strutture e della direzione lavori), che hanno dato forma e matericità al progetto. Tre anni di duro lavoro e un investimento economico di circa 30 milioni di euro sono le fondamenta del World Trade Centre di San Marino, l’edificio ubicato a Dogana, proprio sul confine tra il Titano e l’Italia, e inaugurato nel 2004. Un’opera d’arte tecnicamente avanzata, che incardina alcuni tratti di architettura high-tech, il marchio di fabbrica del prestigioso studio londinese.

 

IL PROGETTO


Il World Trade Center San Marino è la prima realizzazione di Norman Foster su territorio italiano. “Opera Prima” è, infatti, l’originaria denominazione del WTC, prima che, nel 1999, si concretizzasse l’ipotesi di far rientrare l’intero complesso nell’importante circuito internazionale che comprende oltre trecento WTC in 92 paesi. Nel 1996 fu acquisito dal committente un ampio lotto a Dogana Bassa, nella Repubblica di San Marino, al confine con l’Italia. L’architetto inglese iniziò a mettere su carta alcune idee che portarono ad un primo progetto di massima e, quindi, ad una elaborazione più dettagliata che nel 1999 subì una variante significativa. Foster, infatti, modificò il suo progetto iniziale per meglio rispondere alle nuove esigenze di polifunzionalità dettate dall’ingresso nella WTC Association.

Nonostante il progetto abbia subito due varianti, nel lungo iter non sono andati persi spunti progettuali suggeriti da alcuni elementi della tradizione italiana: la persiana, la piazza, la pergola, sono stati reinterpretati da Foster in chiave contemporanea e denotano fortemente il WTC.

Il complesso edilizio si articola in tre volumi: uno zoccolo di base e due torri che volumetricamente sono assimilabili a due spicchi disposti perpendicolarmente fra loro e ravvicinati in un vertice dello zoccolo stesso. La struttura è organizzata in 12 livelli con svariate destinazioni: da uffici direzionali a spazi commerciali ed autorimesse. Due corpi di fabbrica si elevano per otto livelli sopra la piazza: è qui che sono ospitati gli uffici direzionali. Le terrazze che si aprono lungo tutti i lati dei due volumi che formano il World Trade Center determinano di fatto l’esistenza di un duplice involucro: il primo, vetrato, che separa gli ambienti interni dallo spazio esterno; il secondo, invece, costituito da una protezione brise-soleil che, come già ricordato, nelle intenzioni di Foster vuole essere un omaggio alla persiana italiana.

 

LE PAROLE DI FOSTER


In occasione del taglio del nastro, Lord Norman Foster spiegò le pieghe del progetto. “E’ un edificio che nasce dall’ottimismo. Qualcosa di simbolico rispecchia il concetto del pensare globalmente e dell’agire localmente. Il concetto nuovo e sperimentale che volevamo mettere in pratica era riuscire ad avere uno spazio dove tutto avrebbe potuto coabitare con naturalezza: uffici, ristoranti, caffè, case, alberghi. In un certo senso oggi l’edificio è ultimato, ma dall’altro deve ancora nascere: aspettiamo di vedere cosa diventerà quando gli spazi avranno vita. Data la tradizione architettonica italiana ogni architetto prova amore per l’Italia. Io stesso sono stato studente in Italia. Abbiamo partecipato a molti concorsi in Italia: Firenze, Milano, Torino. L’Italia è molto stimolante, aperta a nuove idee e questo è anche sano visto dall’esterno. La collaborazione, infatti, è sempre un processo bidirezionale, da una parte c’è il vantaggio di guardare la situazione dal-l’esterno, dall’altra di imparare molto per chi lavora all’interno”.

 

STUDIO ANTAO


Per la costruzione dell’edificio sono state adottate una serie di soluzioni tecnologicamente molto avanzate.

“Tra le novità di spicco – ricorda Roberto Ragini di Studio Antao – le resistenze in calcestruzzo, in grado di reggere 900 kg per centimetro quadrato”.

“La gestazione del progetto – prosegue Ragini – ha riguardato anche la viabilità. Già nel 1985, nel piano particolareggiato di Dogana, si era iniziato a intravedere la possibilità di creare una cerniera tra Dogana alta e Dogana bassa. Il Colorificio sammarinese è stato spostato verso valle, in modo da avere un’area adeguata”.

“Sin dal 1997 – ha spiegato l’ingegnere Marino Casagrande di Studio Antao – si è lavorato a questo progetto con l’obiettivo di realizzare una struttura innovativa che sia al tempo stesso un polo di aggregazione per i cittadini della Repubblica di San Marino”.

Tra gli elementi di spicco, anche i frangisoli mobili in alluminio, che Foster ha voluto assolutamente includere nel progetto, in grado di regolare la luce negli spazi destinati alle vetture in sosta.

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