I lavori del Consiglio grande e generale si sono aperti con l’avvio del lungo dibattito dedicato al riferimento del governo su programma economico 2014, spending review e riforma dell’Igr. Sono 65 gli iscritti ad intervenire, tra cui tutti e nove i segretari di Stato che hanno preso la parola per primi. Di seguito un sunto degli interventi odierni. Comma 5. Riferimento del governo sul programma economico 2014 e sulle politiche di bilancio.
REPORT DELLA TORRE – Claudio Felici, segretario di Stato Finanze: “Questo è passaggio straordinario e i percorsi non possono non esserlo. Uno dei punti su cui dobbiamo convenire è ripristinare l’equilibrio dei conti pubblici affinché il Paese possa funzionare in maniera fisiologica. Si impone una riduzione della nostra economia. Lo dice il Fondo monetario che può assestarsi al 75% di quello che conosciamo, le attività economiche e i volumi vanno ripensati in questi termini. E’ una riduzione che dipende dal calo della raccolta bancaria. D’altra parte, questo tipo di riduzione non potrà essere recuperata in tempo breve, il nostro sistema finanziario dovrà trovare una sua progettualità, aiutata dalle istituzioni e dai soggetti vigilanti, per trovare uno sviluppo differente, attraverso un mix di offerta e opportunità diverse dal passato. Ci siamo impegnati a relazionare in autunno su questo. A fianco al settore finanziario, abbiamo difficoltà per il comparto produttivo. La nostra è una realtà economica diversificata che si è mantenuta, ma anche erosa fortemente. C’è stata una notevole riduzione di operatori economici, a causa del decreto incentivi che ha attratto fuori tante imprese che avevano contribuito alla ricchezza-Paese. Quando ci si approccia a curare una malattia non dobbiamo avere paura di essere lucidi per vedere qual è il male da curare. Se posso essere tacciato di una visione menagrama del nostro sviluppo, d’altra parte invece sono convinto che il nostro Paese ha la capacità di avere nuova crescita, molto meglio di altre giurisdizioni vicine e lontane. Ma per farlo, dobbiamo superare un guado. Le risorse di ieri non arrivano più, dobbiamo mettere in circolo le risorse che ci sono e che possono essere spalmate su diversi anni e che possono contribuire a superare il momento. Insieme dobbiamo provare a trovare l’equilibrio tra entrate e uscite. Dobbiamo recuperare una dimensione di 40 milioni di euro. E’ l’elemento che dobbiamo affrontare per predisporre un bilancio diverso da qui ai prossimi anni. Questi 40 mln di euro sono un fatto oggettivo. Non possiamo pensare che, se non siamo in grado ripianare il debito a breve, il suo livello può solo aumentare. Il debito per il nostro sistema genera preoccupazione, ma è in un ordine di grandezza, rispetto al Pil, che molte giurisdizioni, a partire dall’Italia, ci invidierebbero. Si aggira al 30% del Pil. Però dicevo, se nel frattempo il debito non può aumentare, allora dobbiamo fissarci delle tappe. Possiamo pensare che serva per investire, costruire viabilità, opere, che funzioni come moltiplicatore di energie e possa alimentare diversi comparti economici. Però se il debito può essere applicato a una visione di sviluppo, con gli investimenti dobbiamo fare una scelta.
Vorrei chiarire e illustrare quali sono state le ragioni e le riflessioni che hanno portato a presentare la norma sulle imposte dirette. Le cose bisogna farle non solo annunciarle e il nostro obiettivo è trovare il percorso più efficace per giungere all’entrata in vigore della riforma Igr all’1-1-2014, quindi programmare la sua approvazione a settembre. Il testo è tutt’altro che predefinito, ma oggi necessita una presentazione formale, anche se potremo discuterlo e modificarlo. Avremo un unico percorso anche con i sindacati. E’ una riforma che viene dalla legislatura precedente, ovviamente con delle modifiche. Cosa cambia dalla legislatura scorsa? E’ passato del tempo, le analisi iniziali erano quelle del 2008, è passato un quinquennio, abbiamo rifatto i conti. Il saldo introiti rispetto al regime attuale è attorno ai 112 milioni di euro. Se a questo livello di introiti vogliamo aggiungere e possiamo recuperare dalla spesa 20 mln di euro, i 20 mln restanti devono essere prodotti dal sistema fiscale. Sono numeri pesanti, conseguenti a un saldo dell’intera manovra più alto rispetto quello cui siamo abituati a considerare. Dal 2008 al 2013 c’è un trend negativo nel numero degli operatori economici, nelle banche la raccolta è nettamente inferiore e ha portato a una riduzione delle ritenute sugli interessi che è passata da 46 mln di euro a 9 mln. Abbiamo poi anche un impegno per la riforma delle imposte indirette e consumi. La riforma Igr deve essere utile a raggiungere gli obiettivi dichiarati e deve essere ispirata a un concetto di equità. D’altra parte, ciascuno legge l’equità secondo una sua visione di realtà. La politica è qui per trovare una sintesi su un’equità mediamente soddisfacente per tutti i soggetti. Questo è il criterio su cui ci siamo approcciati alla riforma che abbiamo voluto proporre nei modi e nei tempi illustrati. E necessario anche a mantenere credibilità a politica che dimostra di realizzare nei fatti ciò che promette. Non siamo qui per raccogliere applausi ma per affrontare momenti difficili ascoltando tutti e poter così svalicare questo guado.
Sulla revisione della spesa pubblica. il governo, nonostante qualche critica dell’opposizione, ha fatto una scelta importante, quella di affrontare in maniera seria e nel merito la riforma più difficile, quella del funzionamento della nostra amministrazione. Tutte le istanze economiche del Paese sentono di più la necessità del cambiamento, invece l’amministrazione è maggiormente autoreferenziale e ci sono più resistenze a misurarsi con ciò che è attorno a noi. E’ una constatazione, non una critica. La Pa fino a ieri ha rappresentato per il Paese un elemento di ridistribuzione della ricchezza. Oggi deve essere capace di aiutarci ad essere una leva per lo sviluppo, un elemento che ci aiuti a creare ricchezza. Intanto ci serve più efficienza. La revisione della spesa oggi rappresenta su questo un importante elemento di riferimento. Questo tipo di riferimento crea irritazione, ma scatena anche un dibattito proficuo. Ci siamo dati un traguardo, 10 mln dobbiamo recuperarli nel 2013 per evitare nuovamente la patrimoniale e credo che ci riusciremo. In questo il segretario per le Finanze farà la sua parte, con una riduzione delle risorse di Banca Centrale, rispetto un settore che si è ridimensionato, pur mantenendo la sua funzionalità. Va poi ottimizzato il settore numismatico-filatelico rispetto al settore commerciale, e il nuovo e rinnovato Ente poste, che ha bisogno di razionalizzazione rispetto a spazi, numeri e risorse che possono essere rivisti in diminuzione e contribuire a fare economia”.
Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Dal team della spending review viene un’analisi approfondita e la certezza che il processo di revisione della spesa pubblica è molto complesso: occorre un profondo cambiamento culturale nella gestione dell’economia pubblica, che passa per la responsabilizzazione dei dirigenti, per il contrasto alla scarsa efficienza e per obiettivi precisi dati dalla politica. Il governo vuole intervenire sugli aspetti più distorsivi evitando in questa prima fase un taglio lineare degli stipendi pubblici. Occorre differenziare gli interventi.
Serve un’azione forte, precisa e condivisa da tutto il Consiglio grande e generale. Sul personale va impostato un sistema più meritocratico e con meno progressioni automatiche. Dobbiamo responsabilizzare la dirigenza sui risultati, con un sistema premiante e penalizzante. Serve una visione generale, strutturale e strutturata, per razionalizzazione la spesa pubblica e ottimizzare i servizi.
La relazione sulla spending review induce una riflessione sull’attuale modello: quali servizi devono essere pubblici. Ci sarà una ridefinizione dei confini degli interventi, ipotizzando una riduzione e puntando sulle esternalizzazioni. Occorre proseguire sulla strada del sistema misto per certi servizi, come la mensa. Le categorie di spesa più rilevanti sono i trasferimenti al settore pubblico allargato, che pesa per il 37%, e il personale, 25%. La revisione della spesa deve ridurre quella pubblica e favorire maggiore qualità in settori chiave. Occorre superare il criterio della spesa storica e la logica dei tagli lineari; rivedere i programmi e i trasferimenti, eliminando quelli non indispensabili; abbattere i costi e distribuire meglio il personale,
Un taglio lineare degli stipendi andrebbe contro i criteri di merito. Sono invece necessari interventi selettivi per eliminare gli sprechi. Nel breve periodo ci sarà la nomina della cabina di regia, che è fondamentale per la revisione della spesa nella Pa; accorpamenti di uffici, che sono già in corso; il Multieventi passerà al Cons, mentre l’Ente filatelico si trasformerà in ufficio. Occorre inoltre attivare nuove unità operative. Nel medio periodo si faranno nuovi accorpamenti e si libereranno liberare risorse per l’ordine pubblico.
Dalla spending review emergono una grave carenza nell’azione del settore pubblico allargato, l’assenza di obiettivi e conteggio dei costi, una rilevazione dei dati insufficiente. Così la macchina pubblica è difficilmente governabile. Una riduzione strutturale della spesa pubblica è possibile solo con un efficiente sistema di controllo, innovazione tecnologica e responsabilizzazione. Si lavora sulla mobilità del personale per ridurre le sostituzioni, così come sulla riorganizzazione dei servizi attraverso una modifica dell’orario per velocizzare i tempi e migliorare il livello dei servizi, e le turnazioni, con il part time a 30 ore. Fondamentali sono anche l’innovazione tecnologica e la semplificazione dei procedimenti. Strategica è anche la formazione.
Con il blocco delle assunzioni, infatti, è aumento precariato. E’in corso la trattativa per il rinnovo contratti per 2013-14 che prevede una forte riduzione della spesa e del personale, e la revisione delle indennità per forti risparmi nel settore scuola. Ci saranno poi interventi sui settori più costosi: sono già state individuate le linee di intervento prioritarie da realizzare con delibera o provvedimento normativo.
Sulla riforma fiscale, va incentrata sul criterio di equità, occorre reperire risorse in maniera sostenibile per contribuenti”.
Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “Quando si cambia, gli indicatori economici sono in negativo. Detto questo il programma economico fa delle scelte chiare e prosegue la strada per lo sviluppo. E’ un momento in cui per forza dobbiamo mettere in campo scelte in controtendenza rispetto quelle prese negli anni precedenti. Il superamento dei privilegi che ci sono nella Pa, la necessaria razionalizzazione dei costi e i tagli si potranno fare solo attraverso questa spending review, il documento è molto chiaro. Ci vuole una condivisione del governo e del Consiglio grande e generale per attuarlo. Ognuno è conscio che tutto deve essere messo sullo stesso piano. Il segretario di Stato Felici ha parlato di cifre importanti da garantire in tagli, ma che non sono impossibili, per evitare una rovinosa discesa del debito pubblico. In Europa la media del debito è al 90% del Pil, ma sarebbe un suicidio per il nostro Paese, perchè siamo piccoli e perchè non facciamo parte dell’Ue Per questo la spending review è un’occasione da non buttare alle ortiche. Per i miei settori, bisogna andare a razionalizzare anche gli acquisti. Per i trasporti, il Paese ha avuto sempre politiche gestite in momenti in cui le casse dello Stato stavano bene e non abbiamo mai ragionato in termini di risparmi e funzionalità dei servizi. Rispetto all’appalto delle scuole per il 2013-2014 riusciremo a portare un risparmio di 140 mila euro rispetto quanto speso nel 2012-2013, con un taglio del 7% dei costi e il blocco dell’inflazione del 3%. Ma l’obiettivo è più ambizioso, di addivenire a un risparmio del 20% con una gestione unica dei trasporti e ragionare se ha senso un’esternalizzare per migliorare il servizio. Quindi trasferire il trasporto pubblico attraverso un appalto al privato per andare a risparmio, perchè ci sarebbe un calo dei costi di accesso notevole. Solo la manutenzione dei mezzi costa all’anno 600 mila euro, tre volte tanto quello che costerebbe al privato. Questa operazione, con clausole specifiche, potrebbe dare anche nuovi servizi alla nostra economia. Sono sotto gli occhi di tutti i “vuotibus”. L’Autorità aviazione e marittima è diventata strategica, dovremo fare in modo che ente arrivi all’eliminazione del contributo statale. Quest’anno ci sarà un taglio di 20 mila euro rispetto al 2012, già dal 2015 si potranno fare tagli più consistenti nell’ordine del 40%. Un altro ente partecipato dallo Stato è la Camera di commercio, una struttura fondamentale e sempre più strategica per il Paese. Bisogna capire come valorizzarla, in modo che non siano più necessari contributi di parte pubblica. Verranno poi trasferite alla Camera di commercio funzioni di cancelleria commerciale e di rilascio licenze per permettere alla Pa di concentrare risorse nella fase di controlli e abbandonare la fase di rilascio. Nella non necessità di implementazione del pubblico, si potranno avere risparmi. Sono alcune cose che riguardano i miei settori che non hanno una forte valenza numerica ma ognuno qui deve fare la sua parte”.
Giuseppe Maria Morganti, segretario di stato per la Cultura: “E’ un momento delicato e le manifestazioni annunciate confermano che c’è tensione. La politica deve costruire un nuovo progetto, siamo di fronte a una svolta. La ricchezza va ridistribuita e dobbiamo stare attenti a non creare iniquità. Il Paese ha bisogno di rinascere, va ricostruito nelle sue fondamenta generali. E la ricostruzione deve essere chiara e determinata.
Il segretario di Stato Felici ha detto che il bilancio si salva se si ottiene un riequilibrio valutabile intorno ai 40 milioni di euro. Un obiettivo da raggiungere agendo sulla riorganizzazione della spesa pubblica per 20 milioni e attraverso un nuovo fisco che garantisca 20 milioni in più all’anno. Si tratta di provvedimenti strutturali che devono essere efficienti almeno per 10 anni.
Dobbiamo costruire un Paese moderno, che dialoga con gli altri, per cui dobbiamo subire le stesse difficoltà, se non più forti. Occorre agire sull’imposizione fiscale: le linee guida illustrate da Felici vanno confrontate con le forze politiche e sociali. E’ prematuro gridare allo scandalo. Sulla spesa dobbiamo essere attenti a non intervenire sugli alti livelli di quella pubblica, per esempio sulle retribuzioni, facendone interventi che eliminano la speranza di accesso alle professioni pubbliche. Così si fa pagare ai giovani il prezzo della mancanza di coraggio. Occorre agire anche sugli stipendi, di tutti. Il taglio di 20 milioni è un obiettivo difficile, doloroso ma non impossibile. Nel mio settore con vari interventi che non limitano la qualità, ma razionalizzano i servizi, si possono risparmiare fino a 3,4-4 milioni. In particolare si può ragionare su alcune indicazioni del team spending review: le propine d’esame, le indennità, il sistema dei trasporti, su cui quest’anno ci sarà un risparmio di 140 mila euro, la revisione dei contributi sul diritto allo studio, la riorganizzazione del dipartimento Istruzione, eliminando alcuni distacchi, la riorganizzazione di alcuni servizi oggi interamente pubblici da assegnare a cooperative. E ancora: i centri estivi, il servizio di recupero, la nuova organizzazione nella ludoteca, interventi nei nidi, sugli alunni per classe nelle medie, accorpamenti, i centri di documentazione. In merito è stato emesso un decreto sui distacchi nel mondo dell’istruzione per salvarli, che garantisce un risparmio di 400-440 mila euro.
La scuola sta facendo molto e propone un piano di intervento molto determinato. Sono possibili ulteriori risparmi, per esempio attraverso un’ unica sede per l’archivio pubblico. Sull’università prevediamo numeri minimi per i corsi, crediti formativi allegati ai contratti di docenza, riduzione dei dipartimenti.
Voglio infine dare un segnale positivo. Il segretario di Stato punti a risparmiare 45 milioni, 40 per il bilancio e 5 per pagare il rateo di un mutuo ventennale da 80-90 milioni da spendere subito in opere pubbliche e per il sostegno alle imprese. Altrimenti l’economia non parte. Serve un new deal alla Roosevelt, le condizioni sono molto simili. Così daremo risposte alle giovani generazioni”.
Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità: “Dall’inizio della crisi abbiamo voluto evitare di intervenire seriamente nell’organizzazione dello Stato e sui suoi meccanismi di funzionamento. Si è fatto molto, si è risparmiato, ma mai così. Oggi un gruppo di tecnici ha fatto un ottimo lavoro e ci dice cosa dovremmo fare, mantenendo il sistema delle regole attuali. Abbiamo un Paese che ha 19 mila occupati, 4 mila sono i dipendenti pubblici, 15 mila i privati. La spending review ci dà le linee di riorganizzazione del pubblico. Nel medio periodo la politica si deve porre il problema di come considerare questa azienda-Stato in rapporto al settore privato che sta vivendo una crisi negli ultimi anni. Per fortuna, c’è stato un settore pubblico che ha calmierato la crisi, ma quando dobbiamo parlare di equità e prospettive dovremmo introdurre in modo molto chiaro regole che portino all’avvicinamento pubblico-privato. Non lo possiamo fare con una delibera di congresso, ma con scelte coraggiose. Nell’Iss ci sono 150 contratti convenzionati. Se alla loro scadenza non si rinnova più contratto, queste persone non hanno garanzie e diritti. Lo vogliamo fare un salto di qualità nel pubblico e uscire da questa giungla di contratti? Vogliamo un’azienda- Stato che regolarizza i propri dipendenti, ma può anche fare una ridistribuzione razionale del personale? Questa è la sfida. E’ l’approccio al bilancio dello Stato. Siamo ingolfati dalla spesa corrente per il personale e non abbiamo le risorse per lo sviluppo. L’apertura degli uffici 7 giorni su 7, o il pomeriggio, è una linea che si può attuare. Ma è una valutazione politica che deve essere fatta da governo e maggioranza, non ce lo dice la spending. Le aziende private hanno affrontato la crisi riducendo le ore di lavoro, ritoccando stipendi, hanno cercato l’equilibrio aziendale per non chiudere. Non ho una ricetta preconfezionata, ma dobbiamo andare verso questo settore. Dobbiamo arrivare al taglio di 40 mln di euro, evitare la patrimoniale. Nel 2013 ancora sono da recuperare altri 20 mln di euro dalla spesa corrente.. Sono numeri pesanti in un contesto che ha indicatori a ribasso. Va ricalibrato il rapporto di investimento sullo Stato. L’Iss ha un ruolo importante sia come voce di spesa, sia come elemento di garanzia della salute e qualità vita dei cittadini. Bene facciamo a stare attenti e a considerare politiche intelligenti per garantire alla cittadinanza serenità. In particolare, la spesa sanitaria deve essere valutata in modo razionale, ma anche il servizio. A inizio anno avevo sorpreso la maggioranza richiedendo io stesso la riduzione del 3% al bilancio dell’Iss , da 69 mln di euro a 67 mln, e ridotto così il finanziamento. Il cambiamento consiste nel mettere un po’ di ordine. Sarà necessario elaborare un fabbisogno del personale. Ma andrà fatto dopo il Piano socio sanitario. Sarebbe un errore se ci dessimo un taglio lineare in sanità, è opportuno invece creare una coraggiosa scelta di programmazione interna. Credo che all’Iss si dovrà ragionare di un contratto più semplice, più vicino al privato. Oltre al fabbisogno sarà bisogno di predisporre un piano organizzativo. Ai due milioni previsti nel 2013 si potrà aggiungere un risparmio ulteriore che possa tenere sotto controllo la generazione della spesa. Ma importanti saranno anche le scelte di lungo periodo. La spending individua anche la necessità di una maggior autonomia nella manutenzione e nella gestione della struttura. Nell’ambito del piano sanitario é da valutare poi l’appropriatezza delle prestazioni cliniche mediche e intervenire sulla spesa farmaceutica e delle analisi richieste. Un progetto molto importante sugli anziani: oggi abbiamo due strutture residenziali per gli anziani quando ne servirebbe una da 100 posti letto Un’integrazione tra casa di riposo e Casale la Fiorina può essere portata avanti in un progetto da delegare al privato. Sulle pensioni Iss-pensioni Stato è necessario individuare un tetto ragionevole. Si deve realizzare un nuovo prontuario farmaceutico per definire farmaci gratuiti e no, la generosità attuale è importante. In una logica di uso corretto di farmaci si potrebbe pensare anche a una piccola contribuzione da parte del cittadino che può dare un contributo a pezzo, simbolico, per disincentivare l’abuso di medicinali. Lo stesso vale per gli esami. In generale, dobbiamo uscire con prospettive importanti, lavorare per le entrate e nuovi insediamenti, perché l’offerta sia un fattore di crescita Paese. E’ questa la sfida. Su Igr, deve esserci la capacità di non dare per scontato tutto ciò che è nel progetto. Ci deve essere lo spazio per la mediazione e la valutazione delle tabelle e fare in modo che si possa uscire da una non decisione”.
Matteo Fiorini, segretario di Stato per il Territorio: “Convincere e motivare, questo dice la spending review sulla rivoluzione culturale da portare nel Paese. Occorre un mutamento profondo del modo di intendere la società, la Pa, la spesa pubblica, il rapporto tra cittadinanza e politica. La politica ha questo compito.
Le condizioni economici sono difficili, la mobilitazione sindacale è alle porte, è stata appena approvata l’indigesta patrimoniale, le famiglie e i giovani sono in difficoltà. Così dobbiamo accingerci a fare una politica di tagli mai fatta finora. Questa crisi deve diventare una grande occasione per il Paese. Ci muoviamo lungo diverse direttrici, come il recupero di credibilità dall’esterno, ma occorre anche rafforzare le nostre strutture democratiche, avere un tribunale efficiente, tempi per la giustizia decenti. Sviluppo, risparmi e tassazione straordinaria devono camminare di pari passo.
Il ricollocamento sulla scena internazionale è in atto e il Paese ha uno stato sociale ancora molto alto. Occorre volare alto, capire quale società oggi c’è e quale vogliamo in futuro. Nella Pa dobbiamo partire dal rispetto delle regole, da un percorso culturale affinché le persone percepiscano il loro ruolo con rinnovato slancio. In pochi mesi il governo ha fatto molto su investimenti e sviluppo. Ora c’è la parte più difficile, proporre una politica di tagli e riduzione della spesa. Dobbiamo confrontarci con il massimo della passione e dell’onestà intellettuale. L’attenzione al risparmio è fondamentale, ma non dobbiamo avere paura di investire.
Serve una maggiore attenzione alla contribuzione della Pa alle iniziative private, alle federazioni sportive, alle politiche giovanili. Si può fare un taglio del 10-12%. Lo stesso vale per i contributi all’agricoltura e i trasferimenti al Cons che ammontano a 5 mln all’anno. Le tariffe degli affitti dei terreni sono invariate da 20 anni. La mia segreteria realizzerà inoltre entro l’anno un risparmio del 20% sugli incarichi professionali. Sono necessari interventi immediati, lineari e puntuali, ma anche strutturali, azioni sul breve, medio e lungo termine. Rivedremo anche le convenzioni. Dunque ci sono spese che vanno viste come investimento e altre su cui bene intervenire”.
Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per il Turismo: “La spending review oggi ci impone una responsabilità maggiore. Un governo deve dare immediate risposte. Non immediate soluzioni, ma risposte. Nell’analizzare e affrontare il dibattito, la premessa è che le azioni con un comune denominatore sono tre: revisione, rigore, quindi mantenimento degli impegni presi, e una totale e assoluto percorso di crescita. Senza queste tre condizioni sarà difficile affrontare momenti migliori da parte del Paese. La relazione svolta dal gruppo di riduzione della spesa ha messo in evidenza quali sono i settori negli ambiti della Pa con più incidenza sul bilancio dello Stato. Se il Paese ha bisogno di sviluppo, dobbiamo pensare più che a ridurre a razionalizzare le spese per promuovere il Paese e avere un ritorno economico. Negli ultimi anni il comparto del turismo ha subito riduzioni notevoli, il bilancio attuale è stato ridotto del 30%. Il budget della segreteria ammonta a 5 milioni 500 mila euro, attraverso cui sviluppare tutta l’attività promozionale. Tre sono le macrostrutture che attingono a quel bilancio: il Multieventi, la gestione con la società Simpar del parcheggio multipiano, il Convention visitor bureau, infine, l’investimento che svolgiamo attraverso la convenzione e la partecipazione a un evento come la MotoGp. Nel 2014 la convenzione con Simpar sarà da rivedere e rinegoziata rispetto ai minimi garantiti. Il Multieventi ha un deficit residuale di un milione 300 mila euro. Le entrate generali non sono sufficienti per coprire il 20% dei costi complessivi, di cui i salari sono il 35%. C’è poi il Cvb, che deve rappresentare un’importante risorsa per il Paese. Stiamo ragionando quotidianamente per intraprendere strategie di rilancio del settore e dare stabilità a una società che percepisce annualmente dallo Stato un finanziamento pari a 120 mila euro.
Altro aspetto è la nostra partecipazione alla Motogp che costituisce sicuramente un buon fenomeno promozionale, ma è anche un’importantissima voce di spesa pubblica. Dal 2014 sarà necessario svolgere valutazioni sull’opportunità o meno di impegnare la Repubblica a eventi di questo genere, se non saremo in grado di affrontare da quest’anno interventi per ottenere un indotto interno. L’investimento del Motomondiale per la segreteria al Turismo è di 130 mila euro, 700 mila euro il totale.
Dobbiamo intervenire contro l’erosione del bilancio pubblico, non possiamo creare allarmismo nel Paese facendo una battaglia esclusiva contro la Pa e sui dipendenti. Dobbiamo partire dal dato evidente della spesa pubblica corrente, è di oltre il 93% da tempo. L’unico punto di forza che potremmo avere nella vera conduzione della revisione della spesa pubblica è che non sia interpretata solo come riduzione, ma anche come razionalizzare”.
Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Si tratta di argomenti da trattare in materia unitaria e non separabili da altre importanti decisioni. Serve una visione comune, globale. Lo Stato non ha risorse per coprire tutti i bisogni dei cittadini, le entrate non coprono le uscite. C’è una domanda di stabilità, che è la premessa per la ripresa.
Se i bilanci chiudono in deficit e ci rifiutiamo di pensare che ci sia bisogno di disponibilità finanziarie, guardiamo indietro. Non si tratta solo di tagli e tasse, ma di consolidare le entrate e allargare la base imponibile. E qui si inserisce la riforma fiscale, componente fondamentale nella ricerca del pareggio di bilancio. Sono in gioco fattori matematici, ma anche culturali.
Nel programma economico ci sono indicatori che le entrate tributarie sono aumentate del 4,6% tra il 2011 e 2012, e la spesa si è ridotta. Gli stipendi nella Pa sono calati di un milione di euro, le indennità di funzioni, i gettoni, le trasferte e altri indicatori hanno cifre minori.
Il Fmi ci ha sempre detto che abbiamo evitato lo stress da crisi perché abbiamo fatto delle cose in direzione positiva, anche se non sono sufficienti. Occorre distinguere efficacia e numero degli interventi che servono subito, da quelli successivi. Entro la fine dell’anno occorre contenere la spesa senza diminuire i servizi, e occorre impostare strutturalmente dei fatti che producano effetti nel 2014.
Sulla spending review è stata fatta una scelta importante, abbiamo chiesto uno sguardo distaccato sulla Pa e sulla spesa. La relazione evidenzia i fattori più importanti della nostra spesa. Ma attenti a non semplificare. Sono 5 o 6 i fattori che pesano più, ma non vuol dire che vanno tagliati. E’ fondamentale una riflessione su quali servizi lo Stato deve offrire. 170 milioni di euro su 300 sono le spese per personale, il tema va affrontato attraverso una cabina di regia. L’efficienza della Pa è proporzionale alla capacità di prendersi delle responsabilità e alla trasparenza dei percorsi messi in atto. Molta Pa però vive con lo specchietto retrovisore e ha il problema di come rifarsi delle ingiustizie che pensa di avere subito negli anni.
Non possiamo scaricare sulla riforma fiscale tutto il problema del pareggio di bilancio, teniamo conto del contesto in cui siamo e non fossilizziamoci sull’idea che certe persone vivono con 100 euro e altre con un milione. Serve un travaso di risorse tra chi può e chi non può. La riforma fiscale deve tendere a questo obiettivo. Servono meccanismi che fanno percepire l’equità, ci dobbiamo sforzare. Anche il problema dei controlli è da affrontare. Per un piccolo Stato come il nostro oggi pensare all’assoluta indipendenza dal punto di vista economico vuole dire la capacità virtuosa di affrontare questioni che nessuno ci regala. L’indipendenza non viene calata dall’alto, va conquistata. Senza realismo è difficile affrontare questo passaggio”.
Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro: “Come classe politica non possiamo percorrere strade che vanno verso l’inasprimento della contribuzione senza passare per un dato fondamentale, quello legato alla spesa corrente. Attraverso la relazione, è stato scritto nero su bianco quali possono essere gli elementi e le varie parti che costituiscono la Pa per eliminare un quantum importante e non fondante, che ha portato nel tempo un fattore improduttivo, un ambito di risorse non impiegate al meglio. Il cittadino deve continuare a usufruire di prestazioni parametrate a concetti globalmente condivisi. Il segretario di Stato Felici, nei numeri che ci ha fornito, ipotizza un maggior gettito e una maggior partecipazione per 20 mln di euro, partendo dal taglio degli sprechi. Governo e maggioranza non vogliono intervenire nel taglio di servizi essenziali, ma sicuramente nel taglio di diseconomie. Così la riforma dell’Igr sarà affrontata nella logica di equità, dove ogni famiglia dovrà partecipare per la sua reale ricchezza. Come gettito per la riforma tributaria ci sarà l’allargamento della base imponibile. Gli elementi dove è possibile fare maggior economia, riguardo la delega al Lavoro, sono l’edilizia sociale e sovvenzionata. Mi sono impegnato alla revisione della norma per maggiori garanzie nei conti dello Stato nella direzione di minori oneri per il bilancio. Entro il mese di ottobre spero di portarla in prima lettura. Altro elemento su cui si sta lavorando è quello legato all’accorpamento degli uffici pubblici, con immediati minori costi derivanti da un’unica dirigenza. Voglio riaffermare che nel momento in cui sarà necessario l’accorpamento dovranno rispondere a maggiori funzionalità. Solo quando politica, governo e maggioranza dimostreranno di andare nella direzione di eliminare tutte le zone d’ombra e sprechi nell’amministrazione, allora tutta la collettività potrà rispondere al richiamo fatto da Valentini perché possano contribuire all’indipendenza della Repubblica, che passa anche per indipendenza economica”.