Home NotizieSan Marino Daniele Baldisserri: “Il 28 luglio rimanga sempre anniversario per la caduta del fascismo

Daniele Baldisserri: “Il 28 luglio rimanga sempre anniversario per la caduta del fascismo

da Redazione

 

“Il prossimo 28 luglio non sarà più solo il settantesimo anniversario della caduta del fascismo in quanto alla denominazione originaria è stata aggiunta quella di festa della libertà”, afferma Daniele Baldisserri , ex presidente Associazione Nazionale Partigiani Sammarinesi.

“Vorrei cogliere l’occasione – continua Baldisserri per dar voce ad una preoccupazione condivisa con diversi conoscenti: non si vorrebbe che si trattasse del preludio ad una trasformazione successiva che comporti la cancellazione della prima parte, perché ritenuta superflua e rimanga l’esclusivo riferimento, seppur importante, alla libertà. I commenti apparsi sulla stampa a fine giugno andavano già in tale direzione, solo per motivi di sintesi o, come dire, il sentore di qualcosa che è nell’aria? Per tale motivo, alla vigilia della prima celebrazione senza il partigiano Primo Marani, mi sento in obbligo di formulargli la promessa che se in futuro tale tentativo dovesse essere messo in atto, le migliori forze, prima che politiche, civili, della più vecchia Repubblica esistente, sapranno respingerlo. Il 28 luglio, infatti, ha una ben determinata caratterizzazione: si ricorda la fine del fascismo quindi di un determinato regime politico, una determinata ideologia che ha nella violenza la sua ragion d’essere in quanto come disse Sandro Pertini, . Questa è la Storia, non un’interpretazione di parte, o meglio, trattasi di un’interpretazione partigiana nel senso gramsciano del termine perché .

Che dunque il 28 luglio sia l’occasione

per gridare “viva la vida” di contro a chi gridava “viva la muerte”;

per ribadire che soldati e partigiani di diverse nazionalità, di diverse opinioni politiche unirono i propri sforzi per riportare la pace in un mondo che oggi invece sembra assistere inerme alla guerra in Siria;

per confermare la fede nei valori di libertà e democrazia, dei quali ci si augura possano giovarsi anche le cosiddette primavere arabe.

Purtroppo è nei periodi di crisi economica, sociale, politica, come quelli attuali, che si ripresentano i pericoli del ritorno ad un oscuro passato: basti pensare a ciò che è successo a Utoya in Norvegia due anni fa (di cui è prossimo l’anniversario della strage) o all’ascesa di un movimento estremista come Alba Dorata in Grecia e per rimanere più vicini a noi, ai cortei di Forza Nuova per le strade di una città, come quella di Rimini, tragicamente segnata dalla violenza fascista. Esiste di conseguenza un problema culturale perché prima di arrivare all’azione, al gesto di spaccare la testa ad un immigrato ritenuto il presunto colpevole della nostra attuale infelice condizione, vi è l’affermarsi dell’idea, il momento della semina dell’odio. Occorre perciò evitare che il terreno non si contamini (fondamentale in questo senso il ruolo dell’istruzione) e dove sia già cresciuto tale mala pianta dell’odio o forse solo dell’ignoranza, estirparla non sottovalutando i campanelli d’allarme: per rimanere a Rimini, per esempio, è stato solo grazie alle intercettazioni degli inquirenti che qualche anno fa si è riusciti ad evitare un assalto squadrista ad un centro sociale.

I partigiani certo si batterono nell’immediato per sconfiggere i nazifascisti ma le loro azioni erano volte al futuro in quanto miranti alla costruzione di una società più giusta, senza ogni forma di discriminazione. Gli insulti di carattere razzista al ministro Keynge dimostrano quanto lavoro ancora occorra fare soprattutto fra i giovani: se, infatti. i padri sono ormai “perduti” non essendo riusciti a costruire una società rispettosa di ogni cultura ed etnia, opinione politica e fede religiosa, dobbiamo concedere ogni mezzo e possibilità ai loro figli affinché vi riescano. Per questo, occorre ammettere che a chi oggi s’occupa della cosa pubblica spetta un ingrato compito perché i giovani non hanno (S. Pertini). Tali esempi possono venire da uomini come Primo Marani: il 28 luglio allora farò un brindisi alla sua salute con la grappa che mi regalò l’anno scorso proprio alla vigilia dell’anniversario della Liberazione e celebrerò pure il decennale della mia iscrizione all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Infatti, ad essa m’iscrissi nel 2003 dopo averne visto i fazzoletti alla stazione di Bologna in occasione della commemorazione della strage del 2 agosto in cui perse la vita anche il sammarinese Pietro Galassi. Grazie all’Anpi ho conosciuto i fratelli Majani e Marani, patrioti Sammarinesi, e in questi dieci anni in ogni luogo in cui sono stato (da Marzabotto in settembre a piazza Tre Martiri a Rimini il 16 agosto, da Plaza de Mayo fra le Madres a Villa Griamaldi a Santiago del Cile) ho ricercato un fil rouge: quello della memoria della Resistenza in ogni sua forma ed espressione. La Resistenza degli uomini giusti contro chi vorrebbe che le lancette della storia si fermassero o addirittura tornassero indietro. Sono dunque orgoglioso che uno di essi onorerà della sua presenza quest’antica terra della libertà sul finire di agosto: trattasi di Enrico Calamai ex console italiano a Buenos Aires che riuscì a mettere in salvo dalla dittatura militare argentina, tanti uomini”.

 

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