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Editoriale: San Marino, riforme, ma riforme “vere”

da Redazione

Stanno incominciando a circolare le bozze della riforma tributaria e della riforma del mercato del lavoro. Ovvero la grande incompiuta della passata Legislatura, e la lungamente attesa.

 

di Loris Pironi

 

Stanno incominciando a circolare le bozze della riforma tributaria e della riforma del mercato del lavoro. Ovvero la grande incompiuta della passata Legislatura, e la lungamente attesa.

A questo punto ci piace riprendere il concetto – ahinoi mai troppo banale – lanciato dal Presidente Emanuel Colombini all’Assemblea ANIS della scorsa settimana: la politica dei piccoli passi non ci sta portando da nessuna parte. Piccoli passi per piccoli risultati, aggiungiamo noi. E i piccoli risultati, San Marino non se li può più permettere. Per ricominciare a crescere servono vere riforme. Due grandi riforme, senza se e senza ma, perché è su queste che si dovrà costruire l’ossatura della nuova economia di San Marino. Un fisco equo e moderno, sempre leggero ma improntato all’ottica di allargare la base imponibile è una delle leve su cui fare forza per rimettere gradualmente in sesto i bilanci dello Stato. La revisione dei meccanismi che regolano il mondo del lavoro invece rappresenta l’indispensabile base per una sana economia. Qui si deve puntare su una maggiore efficacia delle dinamiche in entrata nel mondo del lavoro, che parta dalla trasformazione dell’istituto del collocamento e da una più approfondita conoscenza delle esigenze delle imprese e dei lavoratori, per rivedere poi gli ammortizzatori sociali, che così come sono oggi rappresentano un costo difficilmente sostenibile nel tempo.

Se l’intenzione è quella di trasformare San Marino in un Paese competitivo e moderno, allora servono scelte incisive. Ma le scelte le può compiere solo la politica. La concertazione con le forze sociali è auspicabile, così come la capacità di cogliere e valorizzare i suggerimenti che nascono dal confronto rappresenta un valore aggiunto a cui tendere. Poi però si deve concretizzare, qualcuno si deve prendere la responsabilità di queste scelte e deve osare. Osare anche andando incontro al rischio di risultare – nell’immediato – impopolari, non fosse altro che abbiamo visto bene in questi anni cosa succede a un Paese se la sua classe politica non ha il coraggio di guardare ad un orizzonte più ampio, se la sua visione è limitata alla quotidianità. Oggi che la maggioranza ha davanti a sé l’intero quinquennio di Legislatura, non ci sono più alibi per non fare. Riprendiamo un altro concetto del Presidente Colombini che è il no alla politica delle mediazioni al ribasso, perché è ribasso dopo ribasso che abbiamo toccato il fondo. E non è detto che a questo punto si possa solo risalire: se non si cambia mentalità, a fondo ci si resta.

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