Home FixingFixing San Marino, uscita dalla Black list: “La prudenza di Tiziano Arlotti”

San Marino, uscita dalla Black list: “La prudenza di Tiziano Arlotti”

da Redazione

Così il Segretario Valentini sulle dichiarazioni rilasciate a Fixing dal Deputato. “Servono altre due ratifiche? Per noi il cambiamento è già in atto”.

 

di Alessandro Carli

 

Black list, frontalieri, spese produzione reddito. Le parole che il deputato riminese PD Tiziano Arlotti ha rilasciato a San Marino Fixing la scorsa settimana, hanno in parte sorpreso chi pensava che dopo la ratifica contro le doppie imposizioni, il problema black list fosse superato. Arlotti, nello specifico, ha spiegato che per l’uscita dalla lista nera serve ancora la ratifica (italiana) dei due accordi di Cooperazione Economica e Finanziaria. Un fulmine a ciel sereno, che però pare non aver sorpreso il Segretario di Stato agli affari esteri, Pasquale Valentini.

 

Segretario, per il parlamentare Tiziano Arlotti l’uscita dalla lista nera, anche con la ratifica contro le doppie imposizioni fiscali, non è automatica. Mancherebbero ancora altre due ratifiche: l’Italia sposta ogni volta più avanti il traguardo.


“Credo che il parlamentare Arlotti, che ha e ha avuto una posizione molto attiva nei confronti della ratifica degli accordi e della loro implementazione, sia al lavoro per dare una sistemazione al problema dei frontalieri. È stato vicino e utile alla nostra Repubblica. Quello che ha detto è dettato da una giusta prudenza nel considerare concluso il percorso. In realtà noi sappiamo che l’uscita dalla black list era condizionata dalla ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni. Non c’è un automatismo, ma abbiamo avuto in più occasioni rassicurazioni che non c’erano altri ostacoli a questa conclusione. Del resto pensiamo che la ratifica degli altri accordi, in particolar modo quello di cooperazione economica, non avrebbe senso per l’Italia se non ci fosse un Paese fuori dalla black list. E’ evidente che l’uscita dalla black list deve seguire immediatamente la ratifica degli accordi. In merito alla condizione dello scambio di informazioni, quello che viene codificato dal protocollo di accordo contro le doppie imposizioni, per essere effettivo, deve essere in vigore. Oggi non essendoci la ratifica, lo scambio non può essere fatto adeguatamente”.

 

Si preannunciano quindi tempi ancora lunghi: l’iter legislativo non è così immediato. San Marino, la sua parte, l’ha già fatta: come si può dare una accelerata al processo?


“San Marino, attualmente, può dare un’accelerazione e confermare – come sta facendo – che questa direzione di marcia è incontrovertibile. Dobbiamo lavorare per creare nuove basi per lo sviluppo economico, non più basato su elementi distorsivi”.

 

Lei è stato anche Segretario alle finanze. E’ davvero la black list che penalizzato le imprese sammarinesi oppure la black list è un modo per trovare una giustificazione a una crisi che va oltre l’Italia?

 

“E’ evidente che la faccenda ‘black list’ si inserisce in una situazione di crisi generale. Non tutti i problemi delle aziende di San Marino dipendono dalla lista nera. Però la black list, oltre che a determinare un problema pratico, cioè complicare le procedure e aumentare i costi – in un momento di crisi, aumentare i costi non è un incentivo – ha creato un contesto dissuasivo nei rapporti di San Marino. Lavorare e cooperare con un Paese in black list, ha significato, per l’operatore economico italiano, avere un’attenzione particolare dal parte degli organi di vigilanza italiani. Questo è stato un elemento che si è aggiunto alla crisi generale che l’Europa sta vivendo. L’uscita dalla black list non risolve tutti i problemi di San Marino: l’economia deve reinventarsi, ma è impossibile pensare a una ripresa con un Paese in black list. Sarà poi un problema di competitività, ma oggi essere in black list è un svantaggio in partenza”.

 

Tiziano Arlotti ha dato una tiratina di orecchie al Titano sulla tassa etnica: verranno restituite le spese produzione reddito per l’anno 2011. Un ‘contentino’ che però non rappresenta il superamento del problema. Cosa pensate di fare?

 

“Quello che San Marino ha fatto è stato semplicemente cercare di recuperare un introito per l’erario sammarinese, che andava invece a finire totalmente nell’erario italiano senza che questo costituisse un vantaggio per i lavoratori frontalieri. Quella tassazione era l’Italia che la recuperava. Però abbiamo fin da subito capito che il meccanismo creava disagio ai lavoratori. E’ stato appena approvato e ratificato il decreto che cerca di correggere le distorsioni e i disagi che questo provvedimento poteva aver generato. Allo stesso tempo con la presentazione di nuovo della riforma tributaria, che dovrebbe avvenire già nel prossimo Consiglio, noi introduciamo un meccanismo che elimina alla radice queste differenziazioni. La tassazione, che impropriamente diventava detassazione, diventa abbattimento imponibile e quindi uguale per tutti, compresi i residenti”.

 

Il problema frontalieri resta, e riguarda entrambi gli Stati. La crisi ha ‘lasciato a casa’ circa mille frontalieri: un crollo che ha portato, per il Titano, anche un impoverimento del reparto economico. Qual è la sua posizione?

 

“Sempre più dobbiamo dire che lo sviluppo di quest’area deve essere integrato. Non è pensabile uno sviluppo di San Marino che non sia anche opportunità per le zone limitrofe e viceversa. E’ in questa direzione che ci stiamo muovendo. Ben venga l’iniziativa che l’onorevole Tiziano Arlotti ha lanciato, cioè di prendere spunto anche dagli accordi che andiamo a ratificare, per procedere poi a una normativa specifica che vada a regolamentare il regime dei frontalieri, in modo che tra i due Paesi ci sia sempre più possibilità di interscambio. Se oggi il problema è visto prevalentemente in una direzione – quella dei lavoratori italiani che vengono a lavorare a San Marino – in futuro può anche avvenire un’equivalenza. Credo che anche per i giovani sammarinesi le zone limitrofe potranno costituire un’opportunità di occupazione. Noi dobbiamo rendere più chiaro possibile e meno discriminante questa opportunità. San Marino è troppo piccola per pensare a un’economia autoreferenziale. E’ giusto concepire anche il problema del mercato del lavoro in maniera più moderna e integrata. Il progetto del PST va in questa direzione: creare opportunità per entrambi gli Stati, in un’ottica di integrazione”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento