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CSdL, poteri forti hanno impedito la firma degli accordi con l’Italia nel 2006

da Redazione

Avviate  le celebrazioni del 70° della CSdL. Nel 2006 San Marino ha perso una grandissima occasione per evitare i problemi che sono successivamente scoppiati (black list, procedura rafforzata del Moneyval, ecc.): vi furono poteri forti che hanno impedito l’arrivo del Ministro degli Esteri Gian Franco Fini per la firma degli accordi con l’Italia.

La CSdL tra passato e presente. Partendo da un ampio escursus della storia della Confederazione, iniziata il 3 settembre 1943, che ha messo in luce il ruolo dei “padri” storici della CSdL che hanno scritto un pezzo della storia democratica del nostro paese, si è colta anche l’occasione per una riflessione sulle sfide che attendono oggi la Confederazione del Lavoro, ponendo un’attenzione particolare alle prospettive delle giovani generazioni.

È quanto emerso nella serata pubblica di ieri al teatro Titano, che riscosso una buona partecipazione, con cui si è dato il via alle iniziative per il 70° CSdL. La serata ha visto protagonisti gli ex Segretari Generali Stefano Macina (in carica dal 1984 al 1991), Pio Chiaruzzi (1991-1994), Giovanni Ghiotti (1994-2000), e l’attuale Segretario Giuliano Tamagnini.

Il dibattito è stato condotto da Sergio Barducci, Capo redattore centrale di SM TV.

La serata è iniziata con un tributo ai padri fondatori e storici dirigenti della CSdL, oggi scomparsi. Lino Celli, Segretario Generale dal 1945 al 1957, Mario Nanni, che ha guidato la Confederazione dal 1958 al 1984, e Andrea Bacciocchi, Vice Segretario e Segretario Generale Aggiunto CSdL dal 1957 al 1991. A loro si deve gran parte del livello dei diritti sociali, contrattuali e democratici conquistati dai lavoratori, che oggi il sindacato è chiamato a difendere e a sviluppare.

Prima di dar vita al dibattito è stato letto il messaggio della Eccellentissima Reggenza che, tra le altre cose, ha sottolineato “l’importanza del contributo della CSdL per la promozione e la tutela dei diritti dei lavoratori e per la diffusione delle garanzie sociali nel paese”, ricordando che “il contributo del sindacato quale indispensabile interlocutore delle forze politiche ed economiche e portatore di interessi ispirati alla solidarietà e alla coesione sociale è ancora più significativo nell’attuale situazione, caratterizzato da un preoccupante livello di disoccupazione e da rapporti di lavoro sempre più precari.”

“Quello che ha sempre caratterizzato l’azione della CSdL – ha affermato Stefano Macina, il primo dei Segretari Generali che ha preso la parola – è stato mettere sempre al centro l’interesse generale del paese, e non solo le esigenze dei lavoratori e dei pensionati. All’epoca abbiamo vissuto vertenze contrattuali e aziendali particolarmente dure; ad esempio in una vertenza per le lavoratrici della Tecofill, abbiamo occupato per due giorni l’Ufficio del Lavoro. Ci siamo trovati di fronte una classe politica che non ascoltava le nostre istanze. Tra i risultati ottenuti nel mio mandato di cui sono più fiero, vi è stata la costruzione della rete dei servizi sociali, e la realizzazione dei contratti di settore.”

Ricordiamo che il livello più basso di relazioni industriali venne toccato nella vertenza per il rinnovo del contratto dell’industria del 1989, dove si raggiungessero livelli di conflittualità elevatissimi, che arrivarono anche a intimidazioni, atti vandalici e perfino minacce di morte verso i dirigenti sindacali di allora.

La Segreteria di Pio Chiaruzzi fu caratterizzata innanzi tutto dalla ripresa delle relazioni industriali, culminate con la firma del relativo protocollo d’intesa con l’ANIS nel dicembre 1991. “All’inizio degli anni ’90 – ha puntalizzato Chiaruzzi – sono stai siglati contratti dell’industria e dell’edilizia senza nessuna conflittualità. Abbiamo creato le condizioni affinché parti storicamente conflittuali, come il sindacato e le associazioni di categorie, in particolare l’ANIS, potessero trovare alcuni punti di convergenza, anche per sostenere obiettivo comuni nel confronto col Governo.”

Pio Chiaruzzi ha anche ricordato l’evoluzione della CSdL sul piano dei rapporti internazionali, con l’ingresso nel 1991 nella Confederazione Europea dei Sindacati, e il sostegno alla richiesta di ingresso di San Marino nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’organismo tripartito delle Nazioni Unite dedicato ai temi del lavoro, avvenuto nel 1982 (una decina di anni prima dell’ingresso della RSM nella stessa assemblea dell’ONU).

“Nei sedici anni in cui sono stato Segretario Generale – ha ricordato Giovanni Ghiotti – San Marino ha vissuto uno sviluppo economico importante, con livelli di crescita anche di 600/700 occupati in più ogni anno. Ma sapevamo fin da allora che si trattava di uno sviluppo dai piedi d’argilla: l’economia non era basata solo sulle aziende sane, ma su una serie di peculiarità, come il segreto bancario e l’anonimato societario che non potevano reggere a lungo, perché nascondevano ampissime zone di opacità, non tollerate dalla comunità internazionale, fino ad arrivare alle infiltrazioni a San Marino delle organizzazioni mafiose. La resa dei conti è arrivata nel bel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti, che ha dato origine alla crisi sammarinese, nella quale siamo ancora pienamente immersi.”

“La politica ha grandi responsabilità in ciò – ha puntualizzato Ghiotti – perché non ha ascoltato i nostri ripetuti appelli a cambiare per tempo questo modello tutt’altro che virtuoso. Ci sono alcune centinaia di persone che, anche attraverso la politica, si sono arricchite enormemente, ma creando enormi danni al paese.”

Giuliano Tamagnini ha assunto la guida della CSdL nel bel mezzo della crisi. La generazione più colpita da questa difficilissima fase storica, è quella dei giovani.

“I nostri giovani hanno una grande voglia di fare – ha affermato Giuliano Tamagnini – ma da tempo molti ragazzi stanno lasciando San Marino per cercare in altri paesi opportunità per mettere a frutto la loro preparazione di alto livello e il loro sapere. Questo paese, che ha un’economia bloccata e offre solo pochi posti di lavoro di basso livello qualitativo, non sta dando loro nulla. Per rimettere in moto l’economia e garantire sbocchi ai giovani, il sistema bancario deve svolgere un ruolo fondamentale, che invece non sta svolgendo, che è quello di mettere a disposizione delle aziende sane, attraverso il credito, le risorse economiche per la loro attività.

Serve un progetto di sviluppo che identifichi i settori da sviluppare; serve la formazione, perché dalla crisi si esce solo aumentando le conoscenze e sviluppando la riqualificazione professionale; occorre entrare in Europa, un passaggio rispetto a cui siamo in ritardo di almeno vent’anni; è necessario passare, fatta salva la tutela dei consumatori, al regime IVA, in quanto la monofase è antistorica; va affermata la certezza del diritto, che rappresenta anch’essa una fondamentale leva competitiva.”

“Tutto ciò deve passare dal confronto – ha aggiunto Tamagnini – il Governo non può pensare di continuare a prendere decisioni unilaterali. Un confronto che finora l’Esecutivo ha dimostrato di non volere; basti pensare, solo per fare un esempio, al documento unitario “SOS Lavoro”, che l’Esecutivo ha lasciato cadere nel dimenticatoio. Ma da ora in poi deve assolutamente cambiare strada, ricercando scelte condivise e responsabili, altrimenti per il paese non c’è futuro.”

 

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