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San Marino, crolla ancora il PIL: -3,5% di stima 2013

da Redazione

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Rivisti (su indicazione del FMI) tutti i dati macroeconomici. Li presenta ANIS. 2013: deficit di 31 milioni. Si allarga la forbice degli stipendi pubblico-privato.

 

“Siamo più poveri di un quarto rispetto a pochi anni fa”. È questo il messaggio chiaro che si evince dalla recente rielaborazione – da parte dell’Ufficio Statistica – della serie storica recente del PIL della Repubblica di San Marino, proposta da ANIS nel corso dell’Assemblea Generale Ordinaria di mercoledì mattina. Il dato-chiave è la discesa vertiginosa dei valori del PIL a prezzi costanti (quindi senza contare l’inflazione) da quasi un miliardo e 800 milioni di euro del 2007 a poco più di un miliardo e 400 milioni di oggi. Significa che ogni anno San Marino è più povero di 400 milioni rispetto all’era pre-crisi. Significa una perdita del 23,97%, un quarto più poveri rispetto a prima, appunto.

L’Ufficio Statistica ha rielaborato anche il PIL a prezzi correnti in valori percentuali. E qui c’è la prima proiezione per l’anno in corso, che dice che anche nel 2013 è previsto un calo molto profondo, del 3,5%. Poiché i dati sono stati ritoccati li riepiloghiamo tutti: -5,1% nel 2008, -12,2 nell’anno “orribile” 2009, -7,5 nel 2010, -2,5 nel 2011, -4% per il 2012 (ancora si tratta di una stima, del resto oggi siamo solo a fine giugno 2013…), a cui si aggiunge la previsione già citata, -3,5 per l’anno in corso. Nel 2014 i primi conteggi dicono che per la prima volta San Marino dovrebbe tornare attorno allo zero, forse addirittura in attivo. Ma quanto servirà per tornare davvero a crescere?

 

Calano le imprese


Altra statistica importante per leggere la crisi è quella che riguarda il numero di imprese perse. In questo caso non si tratta di una curva, ma di una retta discendente. Siamo passati da 6.464 aziende nel 2008 a 5.307 aziende a fine 2012, scese a 5.248 aziende dopo il primo trimestre dell’anno in corso. La crisi ha colpito duro soprattutto l’industria manifatturiera e il comparto costruzione e impianti. Nel primo caso siamo scesi da 632 licenze operative nel 2008 a 461 di inizio 2013. Leggermente più leggera la discesa per quanto concerne costruzione e impianti, che nello stesso periodo è passata da 461 a 388 unità.

 

Occupazione

 

I dati rielaborati da ANIS evidenziano chiaramente le differenze tra settore pubblico e privato. Mentre nel pubblico il numero di addetti è rimasto costante (circa 4 mila) il numero degli occupati nel settore privato è calato da 15.978, dato di picco del 2008, a 14.661 del primo trimestre 2013, con un’emorragia che non si arresta, perché da fine anno sono stati persi altri 240 posti di lavoro. Poi c’è la forbice tra gli stipendi dei dipendenti della PA e quelli privati. Una forbice che si va leggermente allargando anziché chiudersi, come è giusto auspicare. Una differenza del 25,75% (quasi 33 mila euro l’anno contro poco più di 25 mila) che peraltro non tiene conto né del ricorso alla cassa integrazione, che da anni sta costringendo molti lavoratori a fare i conti con cifre ancora più basse, né dagli effetti sul monte salari e stipendi della consueta messe di stabilizzazioni che ha preceduto di qualche settimana le ultime elezioni, i cui effetti si vedranno sul prossimo bilancio.

E a proposito, c’è un’altra tabella che deve far pensare, quella che mette in evidenza la differenza nell’andamento del monte salari e stipendi: mentre nel privato è una triste parabola discendente, è costante – anzi in leggerissima crescita – la tendenza del settore pubblico.

 

Deficit e disavanzo


Gli ultimi dati che prendiamo in esame riguardano il deficit pubblico di San Marino nella serie storica 2007-2013 e gli avanzi e disavanzi progressivi nell’analogo periodo.

Fino al 2007 San Marino era un Paese “deficit-free”; quell’anno si registrarono oltre 31 milioni di euro di attivo. Nel 2008 si arrivò a poco più di un pareggio di bilancio (+600 mila euro), per un’oscillazione negli anni successivi da 42, 36, 16 milioni, fino a arrivare a 27 milioni e 700 mila euro nel 2012 e alla stima di un deficit di 31.423.485 euro per il 2013. Desta preoccupazione – altro che pareggio di bilancio nel 2014 – l’accumulo graduale del disavanzo. Si partiva da un tesoretto di 78 milioni di euro nel 2007 e 2008, bruciato in due soli anni. Nel 2011 ci siamo trovati con il primo deficit da oltre 15 milioni, saliti a 43 milioni nel 2012, mentre le stime appena elaborate dalla Contabilità dello Stato parlano di una stima di disavanzo complessivo di 74.590.676 per l’anno in corso.

C’è poco da stare allegri, insomma.

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