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Antonio Caprarica porge il braccio alla “Lady di Ferro”

da Redazione

“La ‘Iron Lady’ ebbe il coraggio e la forza di andare contro l’establishment, il gruppo di poteri forti che decide le sorti della Nazione: direttori dei giornali, imprenditori, grandi proprietari terrieri” ha raccontato.

 

di Alessandro Carli

 

Margaret Thatcher è stata, nell’immaginario mondiale, la Lady di Ferro. È stata un personaggio molto controverso – celebrato anche recentemente in un film – che ricoprì, prima e unica donna ad averlo fatto, la carica di primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990. Nel 1976 dopo un suo famoso discorso in cui attaccava duramente l’URSS, un giornale russo ribatté attribuendole il soprannome Lady di Ferro che le rimase per sempre. Margaret Thatcher fu anche capace di dirigere operazioni militari con successo come nella Guerra delle Falkland. La sua intransigenza politica fu anche molto criticata nel Regno Unito come quando volle difendere il dittatore cileno Pinochet e come, in occasione dello sciopero della fame di alcuni appartenenti all’IRA che volevano riottenere lo status di prigionieri politici, Margaret Thatcher non cedette. Una figura amata ma soprattutto odiata, che viene posta al centro del libro “Ci vorrebbe una Thatcher”, scritto dal celebre giornalista Antonio Caprarica e presentato, nel mese di maggio, all’interno della Fondazione San Marino. Il volume dell’inviato RAI a Londra è imperniato su una tesi sottile e molto profonda: l’Italia, a detta dello scrittore pugliese, si trova attualmente nelle stesse condizioni dell’Inghilterra di trent’anni fa. Un’industria ridotta quasi alla rovina; uno stato sociale che dietro l’assistenzialismo era in realtà un colabrodo di perdite economiche; un debito pubblico arrivato a livelli quasi incontrollabili. Tutto ciò, così drammaticamente vero per l’Italia di oggi, descrive, con insospettabile sovrapponibilità, la situazione del Regno Unito alla fine degli anni ‘70.

“La ‘Iron Lady’ ebbe il coraggio e la forza di andare contro l’establishment, il gruppo di poteri forti che decide le sorti della Nazione: direttori dei giornali, imprenditori, grandi proprietari terrieri – ha raccontato -. Si impone all’interno dei conservatori, un partito classista e razzista. Per avere una Thatcher bisogna avere l’Inghilterra. E non mi riferisco solamente al sistema bipartitico, ma al senso di responsabilità. A Londra tutti rendono conto di quello che fanno: gli sportivi, i politici, eccetera. Chi ha una funzione pubblica, deve rispondere del proprio operato. In Italia, diciamolo francamente, non siamo abituati. In Italia si passano mesi a discettare di IMU o di salario alla cittadinanza. Durante la campagna elettorale, i partiti inglesi presentano un manifesto. Non 100 o 200 punti: meno, molti meno. I punti sono impegni precisi. Faccio un esempio, che potrebbe far sorridere gli italiani: la caccia alla volpe. Per noi non è un problema, ma in UK è un affare molto serio, e non solo per la tradizione, bensì per i posti di lavoro, circa 150 mila”.

La Thatcher mise una serie di punti: “Il rigore dei conti, la liberalizzazione, il patriottismo, i tagli alle spese e il vittorianesimo – ha proseguito il giornalista – . Dobbiamo capire che non ci sono più privilegi. Un esempio cristallino l’ha dato Papa Francesco, che ha pagato l’hotel durante il Conclave”.

Sulla copertina del libro, anche Mario Monti. “L’Italia mette lapidi e non ha memoria – ha commentato -. A novembre del 2011 eravamo tecnicamente quasi in default, con lo spread a 550 punti. Nella votazione di febbraio 2013 molte persone l’hanno dimenticato. Certo, Monti ha fatto alcuni errori : non ha realizzato le riforme. La fama all’estero dell’Italia, prima del suo impegno, era ‘Bunga Bunga’ e fallimento. Schettino, nella sua persona, sintetizzava queste due parole. Nella prima pagina del Financial Times è stato scritto che Monti è lo statista più attrezzato d’Europa. Ha dato credibilità all’Italia. E’ stato l’unico non politico italiano che ha presentato ricette liberali”.

La crisi economica è devastante. Si parla di contagio greco e spagnolo, ma anche portoghese. “Il pericolo vero è rappresentato dalla Francia: ha un debito pubblico altissimo, a causa dell’eccessivo assistenzialismo e degli sprechi della politica”.

Dopo la presentazione del libro, Antonio Caprarica e la Fondazione San Marino sono stati ricevuti in udienza dall’Eccellentissima Reggenza che ha espresso sentimenti di profonda stima e considerazione verso il giornalista dall’arguta penna e ha definito encomiabile l’iniziativa della Fondazione San Marino.

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