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ANIS: il testo integrale della relazione del Presidente Emanuel Colombini

da Redazione

Relazione del Presidente Emanuel Colombini

Assemblea Generale Ordinaria 26 giugno 2013

 

Autorità, illustri Segretari di Stato, gentili ospiti, colleghi imprenditori, a tutti voi il mio più cordiale benvenuto.

Questa assemblea è un’occasione per fare il punto tra noi imprenditori, ma soprattutto è un momento in cui le nostre posizioni vengono ascoltate con particolare attenzione. Una occasione per dare una scossa al Paese.

Anche durante questo mio primo anno alla guida dell’ANIS le nostre imprese hanno continuato a fronteggiare una fase estremamente difficoltosa influenzata dall’aggravarsi degli effetti della crisi economica in Europa, e in particolare nell’area in cui siamo inseriti, l’Italia. Alcune imprese sono state costrette a ridimensionarsi, altre hanno cessato l’attività. Sono andati in fumo numerosi altri posti di lavoro.

Un dato su tutti: 23 milioni di euro. Rappresenta il costo degli ammortizzatori sociali, in particolare di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione. Un importo che fissa con chiarezza il senso delle difficoltà delle nostre imprese e dei lavoratori.

 

1.1 PIL

Solo qualche anno addietro si parlava del PIL della nostra Repubblica paragonandolo a quello delle tigri asiatiche. Altri tempi, prima del 2008, quando il nostro mondo si è rovesciato. Dall’anno orribile 2009, quando abbiamo perso oltre 12 punti di PIL, abbiamo frenato la nostra discesa, ma siamo ben lontani dal tornare a galla. Il dato stimato per il 2012 è sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente. Anche per l’anno in corso le previsioni parlano di un dato in negativo. Solo per il 2014 si ipotizza un ritorno al segno “più”, che però ci pare ancora lontano.

Al di là delle percentuali, è il dato dei milioni di euro che abbiamo perso in questi anni che ci fa comprendere nella realtà quanto la nostra economia si sia ridimensionata dall’inizio della crisi a oggi.

Si è partiti da un valore del PIL di circa 1,8 miliardi di euro nel 2007, per arrivare al 2012 per il quale si stima un PIL di 1,44 miliardi. Perdiamo per strada ogni anno 400 milioni di euro rispetto al 2007. Rispetto ad allora siamo più “poveri” di oltre il 20%.

Tutti siamo consapevoli che si è chiusa un’epoca. Occorreranno anni – e quel cambio di passo che ancora non c’è stato – per tornare davvero a crescere.

Il nostro problema è chiaramente anche geografico e territoriale. I nostri mercati di riferimento, quello italiano e quello europeo, segnano il passo.

L’Italia nel 2013, continuerà a perdere un altro 1,3%. Anche l’Eurozona è in negativo. Noi imprenditori ce la mettiamo tutta, abbiamo cambiato i nostri paradigmi per spingerci sempre più lontano. Dobbiamo guardare a altri mercati. Innovare per provare a trovare nuove strade per i nostri prodotti.

Ci sono Paesi che non hanno mai smesso di crescere. Altri in cui la ripresa è iniziata, Stati Uniti, Australia, Canada. Altri ancora, stanno crescendo decisamente. Guardiamo al Sudamerica, al lontano Oriente.

Ovviamente il dato macroeconomico del PIL non può essere la bussola per investire, ci sono tanti altri elementi che consideriamo quando cerchiamo nuovi mercati e opportunità. L’importante è non fermarsi, non arrendersi. Soprattutto, non limitarsi ai confini dell’Italia.

Proprio in questo frangente molti imprenditori si sono rivolti alla nostra associazione non solo per il tradizionale ruolo istituzionale che le è riconosciuto, ma anche per ricevere quel supporto indispensabile in termini di consulenza e servizi.

 

1.2 LE IMPRESE

Purtroppo i numeri della nostra economia sono impietosi. Dal 2008 ad oggi abbiamo perso per strada 1.107 aziende. Certo, per diverse di queste non abbiamo rimpianti. Anzi. Però è evidente che la crisi – e quel che più rammarica – la black list hanno fatto chiudere anche imprese che erano sane.

Il comparto manifatturiero ha stretto i denti, ma ha comunque pagato un dazio durissimo. Nello stesso periodo, 2008-2012, c’è stata una riduzione di 167 aziende produttive. Una su quattro ha chiuso i battenti. E ancora oggi stiamo lottando quotidianamente per la sopravvivenza.

Nei primi sei mesi del 2013 i fatturati, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle, sono in continua contrazione.

 

1.3 L’OCCUPAZIONE

Anche i livelli occupazionali hanno subito l’impatto negativo. Nello stesso periodo 2008–2012 l’occupazione nel settore privato è scesa da circa 16 mila addetti a poco più di 14 mila e 600.

Nonostante tutto, la percentuale di disoccupazione che oggi San Marino presenta è largamente al di sotto di quella che si registra in tutti gli altri Paesi, a partire dall’Italia. Certo, per noi è una situazione inedita, perché per tanti anni abbiamo registrato una disoccupazione poco più che “fisiologica” mentre ora dobbiamo fare i conti con situazioni di vera crisi. Il problema è che nel frattempo tutta l’economia si è impoverita. E solo con una “iniezione” di nuove imprese possiamo invertire questa tendenza.

 

1.4 AMMORTIZZATORI SOCIALI

Il bilancio della Cassa per gli ammortizzatori sociali si è chiuso con un disavanzo di circa 10 milioni di euro. Come ho già accennato, il bilancio complessivo supera i 23 milioni. Significa che abbiamo avuto entrate per circa la metà di quanto necessario. La cassa integrazione è finanziata dalle imprese e dai lavoratori. E’ un dato di fatto, ma lo devo comunque evidenziare: non possiamo permetterci un ulteriore aumento del costo del lavoro per finanziare gli ammortizzatori sociali. Questo significa che senza mettere in campo prontamente gli adeguati correttivi sarà necessario un intervento straordinario dello Stato per rifinanziare l’istituto.

In ogni caso ribadiamo che almeno in parte le risorse devono assolutamente essere reperite facendo partecipare al finanziamento anche i pubblici dipendenti, gli unici a non contribuire a questo fondo che ha ovvie finalità solidaristiche, e nel contempo gli unici, fino ad oggi, a non essere stati toccati dalla crisi.

Vorrei essere chiaro sulla questione degli ammortizzatori sociali.

Nessuna famiglia deve rimanere senza reddito. Ma noi siamo contrari agli interventi a pioggia. Il sostegno dell’assegno a fine mese deve essere controbilanciato con giornate di lavoro, anche in ambito sociale. E un vero impegno alla ricerca attiva come d’altronde le leggi già prevedono.

Serve uno sforzo collettivo per dare lavoro e serve uno sforzo grande anche da parte di chi lo cerca. Il lavoro a volte c’è, magari non corrisponde alle aspettative, ma comunque va accettato.

 

1.5 INDICAZIONI DEL FMI E RELAZIONI CON L’ITALIA

Il Fondo Monetario Internazionale, nella sua ultima missione, ha dato al nostro Paese precise indicazioni.

Molti i suggerimenti proposti, alcuni passaggi in particolare devono essere presi alla lettera. A partire dalla sollecitazione a alzare l’asticella dei nostri obiettivi, per quanto riguarda i tagli delle spese correnti dello Stato e le riforme, in particolare quella delle imposte dirette ed indirette.

Va mantenuto l’impegno verso una maggiore apertura internazionale nella trasparenza.

Il nostro Paese deve necessariamente avere la fiducia delle istituzioni internazionali per ricostruire la propria immagine.

Una rilevanza fondamentale riveste l’obiettivo della piena normalizzazione dei rapporti con l’Italia. Finalmente l’accordo contro le doppie imposizioni con il nostro Paese è stato approvato dalla Camera dei Deputati, speriamo presto lo sia anche dal Senato.

La strada è ancora lunga e ne stiamo seguendo passo dopo passo i lenti progressi, che auspichiamo portino anche all’uscita dalla black list.

Nel frattempo abbiamo ancora tanto da fare, sul fronte interno, per risolvere vecchi problemi.

Come il FMI, anche noi crediamo che sia fondamentale far tornare il bilancio pubblico in attivo nel più breve tempo possibile. Fortunatamente partiamo da un basso debito pubblico, ma se non si interviene, in pochi anni, questo potrebbe diventare davvero difficile da sopportare.

La razionalizzazione delle spese è la chiave di volta, così come le misure per rilanciare l’economia. Inoltre dobbiamo credere fortemente in una “nuova” vocazione all’attrazione degli investimenti esteri. Ma, questo, lo approfondiremo più tardi.

 

2. NODI DA SCIOGLIERE


2.1 LE RIFORME PER SEMPLIFICARE. E VELOCIZZARE

Con la Legge di Bilancio, e non solo, il Governo e il Parlamento si sono assunti precise responsabilità. Su alcuni provvedimenti il confronto sta procedendo e contiamo di vedere presto i primi risultati. In altri casi non è così.

Entro il 31 marzo era previsto il riordino, in un testo unico, della materia del credito agevolato alle imprese, di cui c’è grande bisogno.

Il Congresso di Stato è tenuto a presentare una proposta normativa per introdurre il sistema IVA entro il 30 settembre 2013. Sulla quale il confronto non è ancora iniziato.

Entro il 31 ottobre dovremmo vedere l’apposito progetto di riforma del catasto.

Il confronto sulla riforma del mercato del lavoro è appena iniziato. Anche in questo caso stiamo procedendo con troppa lentezza rispetto a quanto ci possiamo permettere, anche perché deve rappresentare un altro elemento importante di competitività. Il tema è strettamente legato agli ammortizzatori sociali. Sui quali in realtà un intervento è stato fatto, ma gli aggiustamenti introdotti con il DL 53/2013 rappresentano un provvedimento rimasto a metà, in quanto ne allungano la portata – lasciandone peraltro inalterata l’entità – senza prevedere nulla di concreto che vada nella direzione delle politiche attive del lavoro.

Purtroppo, invece, il Governo è stato sicuramente più deciso nel procedere con la Patrimoniale, malgrado gli intoppi e i ritardi che ormai fanno parte della prassi. Peccato che noi questa patrimoniale non la volevamo, e non siamo certo gli unici. Perché è iniqua e non risolve nulla se non è accompagnata dal taglio della spesa pubblica. Contiene anche errori. E siamo convinti che purtroppo avrà effetti depressivi sull’intera economia, anche se ci è stato assicurato che sarà una “una tantum”, un sacrificio straordinario non ripetibile.

E ancora, l’ultima Finanziaria demandava a un apposito decreto delegato, di cui non esiste neppure una bozza, un provvedimento per la moratoria sui mutui ipotecari, per la prima casa o per l’immobile produttivo destinato all’attività aziendale.

Inoltre non c’è traccia del riordino della normativa degli appalti pubblici: l’unico passo avanti che possiamo registrare è la partenza del Registro Unico – iniziativa di Camera di Commercio – che dopo più di un anno di attesa ha deciso di dare il via comunque a questo strumento, visto che le novità promesse dalla politica in materia erano destinate a tardare sino a data da destinarsi. Sempre per quanto riguarda Camera di Commercio, che riteniamo partner strategico per tutte le imprese, aspettiamo ancora di vedere quando partirà il confronto su una riforma annunciata entro la fine dell’anno, anche se apprezziamo che nella proposta di legge sullo sviluppo dia già oggi validità legale alle certificazioni dell’Ente camerale. Un inciso. Camera di Commercio ha senso solo con una gestione privatistica, affidata alle Associazioni, anche se ovviamente in stretta collaborazione con lo Stato.

 

2.2 RIFORMA TRIBUTARIA

In compenso abbiamo appreso con soddisfazione che presto ripartirà l’iter consiliare della riforma tributaria. Scegliere di dare vita a un fisco più moderno e equo rappresenta un passaggio chiave per il nostro Paese. ANIS auspica si possa mantenere un fisco leggero, perché non possiamo perdere questo fondamentale vantaggio competitivo, che divenga però anche semplice e certo.

Chiediamo un modello tributario in cui tutti paghino per la propria parte, in cui i controlli funzionino davvero, in cui le imprese che investono per crescere abbiano, in base a condizioni predeterminate e non discrezionali, la possibilità di accedere a incentivi e agevolazioni.

Oggi rinnoviamo la nostra richiesta, di far partire quanto prima anche la riforma delle imposte indirette, ovvero il passaggio dalla Monofase a un efficiente sistema di Imposta sul valore aggiunto, sulla falsariga dell’IVA italiana ed europea. I due provvedimenti insieme, una volta applicati, avranno risvolti benèfici indubbi per la nostra economia. In particolare, il superamento delle vecchie procedure dell’interscambio commerciale per accogliere un sistema simile all’Intrastat rappresenterebbe una importante semplificazione burocratica e potrebbe aprirci a nuove opportunità.

 

2.3 CULTURA DELL’INSOSTENIBILITA’. LE PRIVATIZZAZIONI

Le privatizzazioni non possono continuare a essere un tabù nella nostra Repubblica. Non possiamo avere la pretesa che sia lo Stato a fare tutto, a essere dappertutto.

Paghiamo un ritardo culturale importante, che nasconde un vecchio modo di fare politica che dobbiamo superare. Invece in questi ultimi mesi sentiamo sempre più spesso riproporre ipotesi e proposte anacronistiche di ampliamento dei servizi pubblici anche nei settori tipicamente privati.

Noi diciamo che desideriamo avvicinarci all’Europa e alle sue regole, in realtà partiamo da ben lontano. Se non altro perché – evidentemente – non c’è la percezione che i soldi sono terminati, e dal bilancio dello Stato dobbiamo piuttosto cominciare a tagliare gli sprechi, per non tagliare i servizi, almeno quelli essenziali.

Purtroppo viviamo le conseguenze di una vera e propria cultura della insostenibilità. Insostenibilità dei servizi, allargati a dismisura e sicuramente troppo costosi, per mantenere l’anacronismo di uno Stato chiuso e autosufficiente. Che poi autosufficiente, purtroppo, non è. Occorrere prendere coscienza del fatto che i tempi sono cambiati, che certi sprechi non ce li possiamo più permettere. È il tempo di compiere delle scelte, di “piegarsi”, anche, alla necessità di far quadrare i conti, trovando soluzioni alternative.

La questione delle privatizzazioni, nel nostro Paese, è paradossale. Faccio solo un esempio, che abbiamo avuto modo di seguire da vicino: la Centrale del Latte. Dopo anni di sterili trattative siamo ancora fermi a una gestione pubblica ingessata, in sostanziale pareggio solo grazie al contributo pubblico e all’assenza di investimenti di riqualificazione.

Ci sono tanti altri servizi “non strategici” che già oggi potrebbero essere posti a mercato, a partire dalla gestione dei rifiuti. Perché le privatizzazioni sono occasione per generare nuova imprenditorialità e posti di lavoro.

 

2.4 BILANCIO DELLO STATO E PA

Contestualmente alle riforme delle imposte dirette ed indirette, a quella del catasto e all’attivazione di specifiche politiche di sviluppo, che sono alla base del risanamento del bilancio, non si può tuttavia prescindere dal taglio di una spesa pubblica oggettivamente insostenibile.

La riforma della PA, per ora, anche dal punto di vista economico, non ha portato alcun beneficio. La spesa del personale, nonostante il blocco degli aumenti retributivi degli ultimi anni, è rimasta sostanzialmente invariata.

Si deve fare di più perché c’è in gioco il nostro futuro. E perfino la nostra indipendenza e la nostra sovranità.

In queste settimane sta tenendo banco il dibattito sull’esito della spending review.

Dobbiamo dare atto al Governo di aver intrapreso un cammino concreto, frutto di una nuova consapevolezza. Un cammino che però oggi va percorso fino in fondo, senza scorciatoie, per scongiurare pericolose derive.

Sfogliando le 279 pagine della relazione abbiamo avuto la conferma del fatto che c’è tanto da fare, ma anche che ci sono numerosi spazi di intervento per ridurre in maniera strutturale la spesa pubblica. Deve essere chiaro a tutti che i semplici aggiustamenti non bastano più. Serve una seria riorganizzazione dei servizi dello Stato che abbia l’obiettivo di aumentarne l’efficienza e ridurne sensibilmente il costo.

Gli strumenti non mancano. Il ricorso al part time, la differenziazione degli orari dei servizi, l’accorpamento degli uffici, i pensionamenti e non ultima, l’informatizzazione.

Infine, un richiamo e un impegno.

La sanità pubblica rappresenta senza dubbio una conquista fondamentale. Tutti sappiamo che le difficoltà economiche toccano anche la sanità e la previdenza. L’ISS è la più grande azienda del Paese. Merita la nostra attenzione e il nostro impegno per far sì che divenga ancora più efficiente e sia capace di dialogare con i settori privati in trasparenza. Con l’obiettivo di accrescere le professionalità e trovare l’equilibrio economico indispensabile al suo futuro.

 

2.5 IL NODO FRONTALIERI

Uno dei punti di forza del sistema produttivo che, lo sottolineo, rappresenta sempre e comunque il fiore all’occhiello della nostra Repubblica, è rappresentato dai nostri collaboratori, residenti e frontalieri. Per questi ultimi in particolare auspico che al più presto si giunga al superamento dei problemi e delle incertezze che stanno vivendo su due fronti. Quello interno sammarinese, con la disparità di trattamento fiscale. E quello esterno, legato al riconoscimento, tramite una legge ordinaria dello Stato italiano, della franchigia, in essere da anni.

 

2.6 I REFERENDUM

Ci attende un doppio appuntamento referendario. Il primo per decidere se San Marino deve chiedere o meno di far parte dell’Unione Europea, il secondo per far sì che nel caso di mancato rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, le retribuzioni siano comunque rivalutate in base all’inflazione rilevata l’anno precedente in Repubblica.

Un percorso di avvicinamento all’Unione Europea rappresenta un obiettivo necessario e condiviso un po’ da tutti. Altro discorso è provare oggi a immaginare come questo percorso debba dipanarsi. In che modo dobbiamo integrarci, cosa dovremo accettare e a cosa eventualmente rinunciare: tutto ciò porta inevitabilmente a visioni differenti, anche perché la stessa Europa non sembra pronta ad accogliere i piccoli Stati al proprio interno. Ciò di cui siamo certi è che una maggiore integrazione sia imprescindibile per il futuro di San Marino, ma certamente occorrono realismo e consapevolezza delle scelte.

Diciamo assolutamente no al secondo referendum, quello che vorrebbe riproporre meccanismi simili alla scala mobile, sia pure in solo periodo di vacanza contrattuale, in quanto negherebbe il valore delle relazioni sindacali che sono fondamentali e non possono essere demandate a un automatismo. Ricordiamo che nel frattempo tanti contratti che erano scaduti sono stati rinnovati tenendo conto della reale sostenibilità nell’ambito delle specificità dei singoli settori. Ben più importante e urgente è l’estensione a tutti i sindacati dell’accordo sulla rappresentanza, del quale vi parlerò fra poco, che abbiamo sottoscritto con la CSU.

 

2.7 METODO DI LAVORO: IL TAVOLO STRATEGICO

Al Tavolo dello Sviluppo, da noi fortemente voluto, dobbiamo puntare su una pianificazione strategica, che ci guidi in questi tempi così difficili nel medio e lungo periodo.

Il Tavolo serve per trovare le giuste risposte a precise domande.

San Marino è davvero un terreno fertile per chi fa impresa? Ci sono le condizioni giuste perché lo spirito imprenditoriale si sviluppi?

Perché si dovrebbe decidere di restare, o venire ad investire, lavorare o vivere a San Marino?

Se e solo se riusciremo a rispondere a queste domande, allora il Paese tornerà a crescere.

Dobbiamo puntare a obiettivi di alto profilo. Nella consapevolezza della necessità di costruire un progetto coerente e coordinato. Un progetto che andrà monitorato costantemente e adeguato al mutare delle condizioni economiche generali.

La forza del Tavolo Strategico è che nessuno è escluso. Tutti, al contrario, sono chiamati a dare il proprio contributo per condividere le scelte, per nulla scontate, che segneranno il futuro della nostra comunità.

 

3. LE PROPOSTE


3.1 LA NOSTRA AZIONE

Viviamo un’epoca straordinaria che ha cambiato le regole dell’economia, ma anche quelle di governo dei Paesi.

Il rischio tensioni sociali potrebbe farci perdere lo slancio ideale e l’azione concreta verso il cambiamento.

Anche per questo motivo la nostra azione si è indirizzata, un anno fa, verso la chiusura dell’accordo per il rinnovo del contratto industria, scaduto nel 2008.

Contestualmente ci siamo fatti carico di un lavoro di prospettiva, propositivo, che ha portato alla stesura del Progetto per San Marino che, partendo dal presupposto di creare un terreno fertile di confronto e collaborazione fra associazioni, sindacati, libere professioni e forze politiche, si è posto l’ambizioso obiettivo di giungere in tempi brevi all’attuazione delle riforme vitali per il rilancio del Paese.

 

3.2 IL RINNOVO DEL CONTRATTO DI LAVORO DELL’INDUSTRIA

Il rinnovo del Contratto è il primo vero obiettivo che abbiamo raggiunto.

Un risultato da non sottovalutare considerato che si partiva da un clima di sfiducia tra le parti, da relazioni davvero difficili e da una crisi economica che faceva, e fa ancora paura.

Ma vi era anche, con FLI e CSU, la consapevolezza di dover dimostrare senso di responsabilità. Guardando a obiettivi più alti e lavorando con rinnovata collaborazione per il mantenimento della pace sociale.

Il Contratto ANIS-CSU ha segnato una svolta storica nelle regole di gestione delle imprese, ponendo in primo piano le esigenze della produzione nei confronti del mercato e la necessità di ottimizzare gli orari, anche per ridurre il ricorso alla cassa integrazione.

Si tratta di un contratto realmente esigibile. La flessibilità degli orari è finalmente concreta e attuabile con un semplice preavviso.

Abbiamo riconosciuto ai nostri collaboratori aumenti retributivi oggettivamente significativi, considerato l’attuale momento economico.

Abbiamo condiviso la necessità di aumentare le ore di lavoro, ridurre le festività e sottoscritto un accordo sulla rappresentanza. A questo proposito, aspettiamo che il Governo adotti al più presto i necessari provvedimenti per introdurre quelle regole di democrazia nelle relazioni sindacali che permettano di superare l’attuale dannosa incertezza.

Tutti seduti al tavolo, ma ognuno per chi rappresenta.

 

3.3 IL PROGETTO SAN MARINO

Con il Progetto San Marino abbiamo già ottenuto alcuni risultati significativi.

Il nostro piano è stato condiviso praticamente da tutte le categorie economiche, dagli ordini professionali, da altri enti e associazioni, e anche dai sindacati. Alcune singole proposte sono state inserite in gran parte dei programmi delle forze politiche che si sono presentate alle ultime elezioni.

Il Consiglio Grande e Generale ha istituito la cabina di regia, che avevamo richiesto, per la definizione di un “Progetto Strategico per la Repubblica di San Marino”. Cosa ancora più importante, stanno divenendo leggi dello Stato le prime idee sviluppate e condivise.

Però, come nostra abitudine, dobbiamo essere chiari. L’azione del Governo è lenta, poco coesa. È vincolata a estenuanti mediazioni, politiche e partitiche, molte volte slegate dalla realtà.

Progetto San Marino ci ha portato a elaborare un modello strutturale, semplificato nell’immagine di una casa. Con le sue fondamenta, rappresentate da ciò che deve costituire la base per il rilancio, alcuni pilastri imprescindibili e, a consolidare l’intera struttura, le nostre Istituzioni, il mondo bancario-finanziario e quello delle imprese. Il “tetto”, *come vedete, è dato da una esigenza generale di condivisione degli obiettivi.

La “Gap analysis” del nostro Progetto San Marino è culminata invece con l’individuazione di alcune priorità per le quali occorre intervenire con efficacia, rapidamente, e in profondità. Le ricordo solo citandole, senza entrare nei dettagli: Legalità; ratifica dell’accordo con l’Italia / black list; messa in sicurezza del Bilancio dello Stato; Mercato del Lavoro; Parco Scientifico e Tecnologico; Rilancio del settore turistico-commerciale; Contrasto all’abusivismo e trasparenza negli appalti pubblici.

Delle relazioni con l’Italia e della black list ho già detto: non dare nulla per scontato, fare tutto quanto necessario per uscirne al più presto anche se oggi siamo oggettivamente cautamente ottimisti. La questione della legalità è semplicemente una pre-condizione non trattabile per fare impresa, ma anche come cittadini. Sugli altri temi vi sono luci ed ombre.

 

3.4 LE RIFORME ISTITUZIONALI

Da tempo sosteniamo la necessità di attuare alcune riforme istituzionali.

L’azione del Governo spesso appare non sufficientemente coordinata e anche la collegialità delle decisioni molte volte è solo formale. Per questa ragione abbiamo proposto di istituire la figura di un Premier proprio per affidare a un singolo la responsabilità del coordinamento del lavoro di tutto il Governo. Le democrazie moderne fanno così.

Le riforme Istituzionali non riguardano solo la forma di governo ma anche altri organi dello Stato: il Consiglio dei XII, le Giunte di Castello, le commissioni pubbliche e, certo non ultimo, il sistema della giustizia.

Se dobbiamo scontare i limiti di una pubblica amministrazione che è oggettivamente sovradimensionata, di contro gli staff delle Segreterie di Stato, che sono il filtro di tutta l’attività della nostra Repubblica, andrebbero invece potenziati. Malgrado la buona volontà di chi ci lavora, le competenze dei singoli, chiaramente, non possono coprire tutti gli ambiti e le necessità. Le Segreterie di Stato finiscono dunque per essere un “imbuto”, dove i progetti vanno a “strozzarsi”.

 

3.5 PACCHETTO INCENTIVI

Abbiamo detto che dal Tavolo per lo Sviluppo sono emersi i primi risultati. E’ stato varata la Legge per lo sviluppo che tratta materie di significativa rilevanza ed esprime la volontà di instaurare un nuovo rapporto tra l’amministrazione e le imprese. E’ stato intrapreso un percorso volto a superare la cultura della discrezionalità, per la quale una “pubblica concessione” costituirebbe elemento di garanzia per il Paese. La realtà è che le imprese devono essere seguite nel loro operare e l’amministrazione, e non la politica, deve avere gli strumenti di controllo efficaci per prevenire e reprimere gli illeciti.

Chi vuole fare impresa nel commercio avrà meno vincoli, e ci si avvia a superare l’obbligo del socio di maggioranza sammarinese che si prestava a distorsioni preoccupanti.

Chi desidera lavorare e vivere a San Marino potrà farlo con meno vincoli e senza tempi di attesa.

Le nuove norme fiscali sono davvero interessanti; chi effettua investimenti di rilevo o crea occupazione può beneficiare di incentivi fiscali significativi già predeterminati.

È il primo passo. E deve essere chiaro che noi per primi desideriamo tutelare seriamente e concretamente il sistema San Marino e la sua reputazione. Ora possiamo farlo applicando concretamente e correttamente gli strumenti della legge.

 

3.6 MERCATO DEL LAVORO

Crediamo che l’annunciata riforma del mercato del lavoro debba necessariamente partire da una trasformazione di tutto l’istituto del collocamento, superando l’attuale Commissione per il Lavoro.

Il collocamento deve avere una conoscenza approfondita delle imprese e dei lavoratori per favorire l’incontro diretto tra domanda e offerta di lavoro e, laddove le competenze non siamo reperibili sul mercato del lavoro interno, dare autonomamente risposte rapide.

Nei confronti dei lavoratori va attuata una mirata azione formativa. E il lavoratore deve dimostrare una reale partecipazione nella ricerca di una nuova occupazione.

ANIS, come sempre, non ha preclusioni nei confronti delle capacità del pubblico. Ma la competizione positiva fa crescere e crea nuove opportunità. L’abbiamo già detto in più occasioni: questo compito potrebbe essere affidato anche a strutture private.

 

3.7 PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO

Parlo sempre volentieri del Parco Scientifico e Tecnologico perché la nostra associazione crede molto in questo progetto.

Lo scorso 6 novembre Anis ha firmato, assieme a tanti altri soggetti, sammarinesi e italiani, il Memorandum of Understanding, che ha tracciato la rotta per il Parco. Nei mesi scorsi, peraltro dopo non poche difficoltà, il Congresso di Stato ha approvato la delibera che di fatto “accende” l’intera struttura.

Presto dovrebbero partire gli incubatori d’impresa e i cosiddetti “cluster” tecnologici settoriali, per i quali non c’è bisogno di strutture particolari. Entro l’estate dovranno essere stabilite le modalità della composizione societaria e del luogo fisico che dovrà ospitare il Parco.

Stiamo aspettando la “legge quadro” che dovrebbe definire le varie condizioni economiche e normative degli investimenti, come ad esempio le agevolazioni e le questioni fiscali-contrattuali per il personale che verrà impiegato nelle aziende del Parco. Diverse imprese nostre associate sono molto interessate alla sua evoluzione e alle opportunità che può offrire questo ambizioso progetto.

 

3.8 ACCORDO ANIS – LUISS

E’ qui con noi, e ne siamo onorati, il Professor Antonio Nuzzo, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza della Libera Università degli Studi Sociali LUISS Guido Carli di Roma, che con il Direttore di Dipartimento della Facoltà di Economia, Professor Giorgio Di Giorgio ed il loro qualificato staff collaborano con ANIS in un progetto volto ad approfondire alcune tematiche di grande attualità e interesse per le imprese e per tutto il mondo economico, che vuole essere un contributo di grande valenza alla modernizzazione del nostro sistema paese.

Gli obiettivi sono ampi e molteplici. I primi argomenti che abbiamo deciso di affrontare riguardano la normativa per gli appalti pubblici, anche in relazione all’impegno che il nostro Paese ha assunto nei confronti del GRECO per contrastare la corruzione e gli illeciti e la riforma del mercato del lavoro che deve essere ispirata alle migliori prassi oggi vigenti in Europa.

Ci fa piacere evidenziare che nel progetto sono coinvolti sia alcuni ragazzi sammarinesi che frequentano corsi di studi presso la LUISS, sia alcuni neolaureati in altri atenei. Lo scopo è di offrire loro la possibilità di dare un contributo di idee, e nel contempo acquisire conoscenze, contatti e maturare un’esperienza significativa relativamente a alcune problematiche oggetto dello studio. Non aggiungo altro perché abbiamo ospiti alcuni rappresentanti di questa prestigiosa università, in particolare il Professor Nuzzo che nel suo intervento avrà modo anche di approfondire i contenuti dell’iniziativa.

 

4. IL RILANCIO

 

4.1 UNA STRATEGIA CONDIVISA

Sono fermamente convinto che la nostra Repubblica abbia tutte le possibilità per tornare a crescere e a prosperare. *Credo che i sammarinesi siano persone in gamba, capaci di risollevarsi dalle difficoltà.

Lo dico malgrado siano in tanti a essersi autoconvinti che anni di benessere ci abbiano intorpidito a tal punto da non essere più in grado di rialzarci.

I nostri genitori e i nostri nonni hanno saputo meritare il successo, noi invece rischiamo di dilapidare la loro dote.

In questo ultimo anno, qualche passo in avanti penso sia stato fatto. E sono fiero di poter dire che ciò è avvenuto anche grazie alla nostra associazione. Il rinnovo del Contratto di Lavoro, che sembrava irraggiungibile, invece è diventato realtà. Il Tavolo per lo Sviluppo rappresenta uno strumento che va al di là dei risultati tangibili visti finora, perché è soprattutto una “vittoria” culturale, avendo portato – e questo è già sotto gli occhi di tutti – all’introduzione di un nuovo metodo di lavoro e di una nuova concretezza.

Dobbiamo reagire con una strategia condivisa e lungimirante. Il nostro sistema deve internazionalizzarsi. Per fare ciò chiediamo al Governo di agire, definendo un programma di incontri con soggetti internazionali che si occupano degli investimenti: le grandi banche, gli studi professionali, le istituzioni degli altri Paesi.

Il proposito è incontrare gli altri per trasferire conoscenze, offrire opportunità e divenire partner. Noi, con voi, per affermare l’inizio di un nuovo ciclo. Sono convinto che potremo fare un buon lavoro.

Grazie.

 

 

IL TESTO DEL DISCORSO (PDF)

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