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Editoriale: tagli, la guerra di resistenza

da Redazione

La relazione relativa alla spending review è arrivata. Era attesa con ansia, nella consapevolezza generale che gli sprechi ci sono, e vanno tagliati.

 

di Loris Pironi

 

La relazione relativa alla spending review è arrivata. Era attesa con ansia, nella consapevolezza generale che gli sprechi ci sono, e vanno tagliati. Ma ora che lo spending team ha svolto il suo lavoro, con la consapevolezza di mettere le mani in qualcosa di delicato, ci si sta rendendo conto di cosa questo significa. Delle conseguenze.

Significa che il peggio (ma noi leggiamo il meglio) deve ancora venire. Significa che ci siamo resi conto, perché ce li hanno sbattuti sulla faccia, e non perché qualcuno l’ha insinuato malignamente, che nel settore pubblico ci sono situazioni che necessitano di pesanti correzioni. Che ci sono spese che sono insostenibili per principio, compresi molti stipendi troppo alti e indennità particolari. Qui non si vuole condannare nessuno, non è il gioco delle parti. Non vogliamo neanche dire che l’avevamo detto, non ci interessa. In ballo c’è il futuro del Paese, che non può più sostenere una simile situazione.

È adesso, però, che arriva il difficile: agire sui costi in maniera drastica. Senza sconti a nessuno. Infatti, statene certi, da oggi inizierà una vera e propria guerra di resistenza. Resistenza per non mollare la propria posizione, per non rinunciare alla propria rendita acquisita in altri tempi.

Poi ci si renderà conto che a pagare tutto questo alla fine sono i cittadini. Cioè voi. E allora si incomincerà a capire che è meglio intervenire subito e con decisione, che l’interesse di qualcuno non è più così interessante. Altrimenti, il finale è già scritto, si sarà costretti a rinunciare – presto, molto presto – a qualche servizio essenziale.

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