Oggi tra Italia e San Marino sembra che il clima da guerra fredda stia venendo meno, ma restano criticità. La sfida – storica, come si dice in questi casi – tra le nazionali di calcio sembra voler rappresentare proprio questa strategia di disarmo.
di Loris Pironi
Perfino i libri di scuola raccontano un piccolo episodio destinato ad avere un grande riflesso nelle relazioni internazionali. Erano i primissimi anni Settanta, piena guerra fredda. Fu un evento sportivo, più precisamente, la trasferta della nazionale statunitense di tennistavolo, che varcò i confini della Cina di Mao Tse-Tung per sfidare la nazionale rossa. L’incontro portò ad una significativa situazione di distensione, tanto che l’evento fu catalogato negli annali come la “diplomazia del ping-pong”. Oggi tra Italia e San Marino sembra che il clima da guerra fredda stia venendo meno, ma restano criticità. La sfida – storica, come si dice in questi casi – tra le nazionali di calcio sembra voler rappresentare proprio questa strategia di disarmo. Però i problemi sono sempre lì. E se la nazionale di calcio di San Marino resta la maglia nera in ambito calcistico, agli imprenditori (e a tutti i sammarinesi), piacerebbe che grazie alla diplomazia del pallone si riuscisse ad uscire, definitivamente e una volta per tutte, dalla lista nera del Ministero delle Finanze. Qui la partita è forse più aperta, ma finché l’arbitro non fischia la fine non ci sarà possibilità di avvertire il sollievo.