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Italia, lavoro: disoccupazione in aumento. Servono 1,7 milioni di nuovi posti

da Redazione

L’Italia è vista come uno dei paesi in cui la disoccupazione continua ad aumentare: in primo luogo il rapporto sottolinea la difficoltà per i giovani dai 15 ai 24 anni che nel quarto semestre 2012 è aumentato di 15 punti percentuale raggiungendo il 35,2%.

 

di Edoardo Giorgetti e Tommy Fantini

 

La crisi del lavoro continua ad espandersi. Secondo il rapporto sul mondo del lavoro 2013 dell’ILO “International Labour Organization”, l’organismo dell’ Onu specializzato in questa tematica, all’Italia servono circa 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro per ritornare ai livelli di occupazione antecedenti alla crisi. Questa riduzione del tasso d’occupazione, è stata calcolata sommando i posti persi negli ultimi anni e l’aumento della popolazione.

 

Aspettative negative dal mercato del lavoro


L’Italia è vista come uno dei paesi in cui la disoccupazione continua ad aumentare: in primo luogo il rapporto sottolinea la difficoltà per i giovani dai 15 ai 24 anni che nel quarto semestre 2012 è aumentato di 15 punti percentuale raggiungendo il 35,2%. Un’altra complicazione che evidenzia il resoconto dell’ILO è il diffondersi dell’occupazione precaria –contratti involontari a tempo determinato o part time- che dal 2007 ha raggiunto il 32% degli occupati. Il problema della disoccupazione continua a creare disagi in tutto il globo e si stima che nei prossimi anni la percentuale tenderà ad aumentare ancora; basti pensare che dal 2007 -169,7 milioni- al 2013 -201,5 milioni- i disoccupati sono saliti vertiginosamente.

 

Alternative per uscire dalla crisi


Per portare un po’ di luce nel mercato del lavoro italiano, il rapporto consiglia di incentivare gli investimenti e le innovazioni, sostenendoli con sgravi fiscali, suggerendo la messa in pratica di una staffetta ‘intergenerazionale’ che non deve togliere posti di lavoro agli adulti per fare spazio ai giovani. L’ILO ha rilevato anche nuove ‘tattiche’ per fare ripartire l’economia: per esempio puntando sull’export nazionale. Mettendo sulla bilancia anche la realtà di molti part commerciali, alle prese con l’austerità, questo modello di ripresa della domanda estera potrebbe non essere sufficiente. Nel mercato del lavoro giovanile il governo dovrebbe considerare altri mezzi per supportare questa disoccupazione: ad esempio un sistema di garanzia per mantenere i giovani all’interno del mondo del lavoro, incentivando l’assunzione di quelli più svantaggiati –disoccupati di lunga durata o poco qualificati- offrendo loro borse di formazione o aiuti per migliorare la corrispondenza delle competenze. Infine, per il problema precari, sarebbero necessari maggiori interventi per trasformare i contratti a tempo determinato in contratti di lavoro fisso.

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